Roma, Antico Mercato del Pesce degli ebrei, dal 16 al 22 aprile 2009 – ingresso gratuito
Statue viventi dei ebano, a torso nudo e con pareo, sparse in platea, attendono il pubblico mentre gli altoparlanti diffondono a tutto volume un ossessivo ritmo tribale di tamburi e battito di mani; due lunghe pedane bianche, che rappresentano i bracci del fiume, si stendono alle due estremità del palco, pronte ad accogliere gli spettatori. Sulle pareti viene proiettato il simbolo di un gruppo sanguigno, ad affermare che il sangue non fa distinzioni di razze.
Comincia così lo spettacolo-performance multimediale ‘Storie fantastiche dal delta del Niger’, un viaggio dall’alba al tramonto nel continente africano.
A Lino Capolicchio il compito di iniziare il racconto, nella parte di uno dei tanti re europei che per primi si spartiscono il continente.
Lo spettacolo è composto di piccoli quadri, quasi dei videoclip dal vivo, coadiuvati dalle proiezioni sugli ampi schermi che circondano ad esagono la sala. Ecco allora un soldato delle tante guerre dimenticate che tutt’oggi insanguinano quelle terre nell’indifferenza generale, che corre senza meta, ecco il ricco ragazzo bianco che mentre intorno a lui l’Aids miete in continuazione vittime, si sdraia placidamente a prendere il sole ascoltando musica nelle cuffiette. In una scena da spot della Benetton, ecco una coppia, lui nero, lei bianca, baciarsi ed abbracciarsi appassionatamente al suono della voce di Jeanne Moreau che canta ‘Le Tourbillon’. L’atmosfera si riscalda improvvisamente quando sale sul palco la regina Angelique Kidjo che con la sua potente voce mette i brividi ai tanti spettatori presenti. Una statuaria principessa nubiana abbraccia un gallo, quasi fosse un bambolotto/trofeo, poi all’improvviso, mentre Modugno canta ‘Meraviglioso’, dietro gli schermi/quinte appaiono schierati uomini africani che al collo hanno appese non medaglie o collane, ma dei bersagli luminosi da tiro a segno. Prima di un secondo brano della Kidjo, stavolta in francese, ecco apparire una sorta di manifesto della performance: ‘Saremo estremisti per odio o per amore? Per la conservazione dell’ingiustizia o l’espressione della giustizia? Il mondo ha bisogno di estremisti creatori.’
Lo spettacolo si chiude con l’apparizione sul palco di un ragazzo nudo, novello Uomo di Vitruvio, a volerci indicare che dal Rinascimento dell’Africa può dipendere la salvezza del Pianeta.
Progetto ambizioso, a volte un po’ bislacco ma certamente suggestivo quello allestito da Raffaele Curi per la Fondazione Fendi in uno spazio davvero unico, singolare e restituito alla cittadinanza dopo anni di squallido utilizzo come garage: a due passi dal Foro Romano e dal Circo Massimo gli ampi locali dell’Antico Mercato del pesce sembrano il luogo ideale per questa singolare performance che mescola colonialismo e bambini soldato, infibulazione e profughi, immigrazione clandestina e questione mediorientale, in un frullato spesso spiazzante e confusionario, ma di forte impatto emozionale.
Recensione by Fabrizio