Il Giardino dei Ciliegi – Teatro Eliseo 8 aprile 2008
La Fondazione “Teatro Studio Jankowski & Palamitessa” nasce nel 1993 e da allora opera per la formazione professionale di chi vuole intraprendere una carriera teatrale, ma anche per permettere l’incontro tra persone di diversa storia ed estrazione, che proprio nell’esperienza teatrale riescono, grazie alla magia del teatro, a crescere e conoscersi meglio. Ogni anno la fondazione produce importanti spettacoli, tra cui ricordiamo ‘Il Fantasma dell’Opera’ ed il recente ‘Riccardo III on the beach’, entrambi presentati al Teatro Greco, sede tra l’altro dei laboratori e dei corsi della Fondazione
Nella loro instancabile ed encomiabile attività , il regista Claudio Jankowski e l’Art Director Stefano Maria Palmitessa per questa stagione hanno fatto ricadere la scelta, quanto mai ambiziosa ed ardita, sul ‘Il Giardino dei Ciliegi’, testamento spirituale del grande Anton Checov.
Una scenografia quanto mai scarna, una poltrona, un tavolino ed un paio di panchine ed i semplici balocchi dei bambini ci introducono alla vicenda di Ljuba, che torna in Russia, nel giardino della giovinezza e della serenità perduta, proprio per assistere passivamente alla svendita del luogo simbolo della memoria e della nostalgia.
I bambini, come sempre, osservano gli adulti, che forse rappresentano la società ancora legata alle tradizioni dell’ottocento ed impreparata ad accogliere il nuovo secolo, tema che forse mai come adesso, a cent’anni di distanza, risulta moderno ed irrisolto.
Le coreografie curate da Giancarlo Rosan rappresentano i sogni, i ricordi, forse i fantasmi di un passato sempre presente e difficile da allontanare dai pensieri dei protagonisti, che, di contro, sembrano i passeggeri di un Titanic prossimo ad affondare. Il trucco accentuato degli attori amplifica l’assenza di qualsiasi riferimento ad una vicenda reale, ulteriormente accentuato da alcuni personaggi maschili interpretato grottescamente da donne con barbe e baffi quasi carnevaleschi.
Tra gli attori, più che la protagonista Anna Maria Cittadini, una Ljuba forse troppo monocorde, emergono le interpretazioni di Giuseppe Tossici, azzeccatissimo Lopachin ma, soprattutto Carlos Valles, un grande Firs, vero simbolo del giardino, che nei pochi passi di danza che chiudono l’opera, eseguiti con particolare grazia e classe, riesce a commuovere e raggiungere il cuore del pubblico.
Recensione by Fabrizio
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E’ un testo teatrale, “il giardino dei ciliegi”, che mi ha molto appassionato… Squisita la capacità di “spostarsi” tra la dimensione dei sogni del’infanzia e il diverso, incomprensibile, presente.
Ciao!
Penso che Checov in questo magistrale lavoro abbia giocato abilmente sulla coppia “bambini” e “giardini” che è, penso si possa dire, quasi archetipica. Il luogo ideale dei bambini “è il giardino”, e per questo è anche il luogo ideale per il ricordo dell’infanzia.