Giu 212017
 

Un vero capolavoro”, Roma, Teatro Sala Uno,, 30 maggio – 4 giugno

★★★★☆

Un vero capolavoroAvevamo lasciato Ivan Bellavista debuttare nella sceneggiatura e regia teatrale con l’ottimo “Molière immaginario‘, per poi riprendere a coadiuvare Antonio Rezza e Flavia Mastrella in “Anelante”, apparendo nello sfondo all’intervista ai protagonisti.

opo il suo primo spettacolo, che ci ha mostrato un Bellavista completamente diverso rispetto a quello visto nel “Gastone” di Petrolini e nelle rappresentazioni di Rezza e Mastrella, l’attesa per il suo secondo spettacolo era tanta.

Lo spettacolo è arrivato, e abbiamo assistito alle prime rappresentazioni, anche se Ivan ci spiega che ci potrebbero essere variazioni: “Alla Sala Uno è stato un banco di prova. Pertanto non abbiamo ancora pensato ad organizzare lo spettacolo altrove, perché volevamo vedere prima le reazioni del pubblico. Adesso possiamo proseguire. Sicuramente ci sentiremo più sciolti, perché siamo più padroni dello spettacolo. Non escludo piccoli cambiamenti nella sceneggiatura.

Intanto, la nostra prima impressione è stata positiva. Lo spettacolo si pone ambizioso già dal titolo “Un vero capolavoro”. Ed include musica (anche canzoni composte per l’occasione da Sandra e Mauro Conti, e cantate dagli attori stessi), coreografia e tanti tipi di comicità, dalla semplice caricatura, al gioco di parole, a battute più sottili, fino alla satira sociale. Tutto condensato in poco più di un’ora di spettacolo. Il rischio di baracconata era dietro l’angolo. “Avevo paura – ammette Ivan – e temevo il confronto con il primo spettacolo, al quale ero più affezionato. Ho dovuto ad un certo punto creare un distacco dallo spettacolo stesso, ho iniziato a “trattarlo” con severità (come ad un figlio a cui devi insegnare l’educazione). Il non affezionarsi è stata proprio la forza per la sua riuscita.

Ed infatti la compagnia di Ivan Bellavista e Sandra Conti, con la partecipazione di Francesca La Scala (“che ha alle spalle 25 anni di esperienza,”, e la cui performance è stata rilevante), è riuscita al meglio nel suo intento, mettendo in piedi uno spettacolo più che gradevole.

Tanti tipi di comicità, dicevamo. Emerge una serie di influenze, o forse omaggi o citazioni, in primis il Trio Marchesini/Solenghi/Lopez (e questa mia percezione è stata confermata dal fatto che la coreografa dello spettacolo, Paola Maffioletti, è la stessa del Trio, e dalla presenza nel pubblico dello stesso Tullio Solenghi), ma anche il Rezza di Fotofinish (“Spettacolo bellissimo” secondo Ivan), i giochi di parole alla Groucho Marx, qualche caduta da cinepanettone, e richiami al primo spettacolo della stessa compagnia. “Beh, è uno spettacolo sulla vita, è importante mettere tutto ciò che si è vissuto. Anche gli attori ed i comici a cui abbiamo assistito e che abbiamo amato.”

Certo, lo spettatore ad un certo punto si chiede dove sia l’elemento di originalità, la peculiarità della compagnia. Ed il finale risponde a tutto ciò: un insieme di elementi drammatici e comici accompagnati da gioco di luci. E applausi a scena aperta. Lo spettacolo, che si pone dall’inizio come un collage di sketch, assume alla fine una sua unitarietà nonché una forte valenza. Parlare della trama della storia non renderebbe giustizia a chi lo spettacolo ancora non lo ha visto. Diciamo semplicemente che il protagonista (o i protagonisti, chissà!) approfittando di condizioni di salute non buone, inizia ad immaginare e vivere la sua vita, anzi le tante vite, ideale. Che poi possono in realtà essere vissute davvero, ma solo accettando la vita reale stessa. Detto con le parole di Ivan: “Vengono scartate diverse identità, prima di prendere la propria. La struttura dello spettacolo è una sorta di cammino ed una presa di coscienza. Ed è l’unico modo per far finire bene uno spettacolo che apparentemente termina male.” C’è qualcosa di autobiografico? “Certamente”.

Sicuramente, accetteremmo meglio la vita appena nuove rappresentazioni di “Un vero capolavoro” andranno in scena

Andrea Longobardo

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