Roma, Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia 26 gennaio 2014
Talvolta si è inclini a pensare che la perfezione e il virtuosismo in un danzatore possano avere come effetto collaterale la riduzione della sua espressività. Niente di tutto ciò però si è visto durante il Gala che vedeva protagonisti Eleonora Abbagnato e le stelle dell’Opera di Paris, tenutosi all’Auditorium di Roma nella sala Santa Cecilia.
Sala zeppa come un uovo di addetti ai lavori, di intenditori e di semplici amanti della danza classica e della nostra ballerina palermitana famosa principalmente per essere una meravigliosa etoile di uno dei templi mondiali del balletto, ma anche per aver partecipato a film comici come il “7 e l’8” con il duo Ficarra e Picone e anche un po’ per essere la moglie di un bello del calcio romano.
Come tutti i Gala correva il rischio di diventare una sfilata di eccellenti danzatori impegnati in pezzi scollegati tra loro, seppur splendidi, come appunto è accaduto lo scorso anno nella medesima cornice dell’Auditorium con il Gala dedicato a George Balanchine. Questa volta però c’è stato da subito un feeling emozionale tra danzatori e pubblico che ha sottratto la serata dal rischio di algida eleganza regnante in contesti come questo.
Una bella sorpresa dunque, dovuta a un insieme di fattori come ad esempio quello di aver danzato cinque pas de deux (termine che si usa per indicare una coreografia per due persone) su musiche di Chopin eseguite dal vivo dai bravi pianisti Daniele Buccio e Enrica Ruggiero.
Altro motivo del successo della serata è senza dubbio dovuto alla scelta delle coreografie, alcune delle quali tendenti anche al contemporaneo, tutte con un fortissimo pathos. I coreografi sono dei grandi nomi della danza, alcuni viventi come Neumeier e altri no come Roland Petit. I momenti danzati migliori sono stati “Sylvia” su musica di Delibes, “Carmen” di Roland Petit ovviamente su musica di Bizet e “In the night” di Jerome Robbins su musica di Chopin.
Ma questo Gala è stato uno dei migliori mai visti anche e soprattutto per la caratteristica stilistica insita nella tecnica classica della scuola francese. Tutti i dieci danzatori sono stai generosi ed espressivi, hanno disegnato linee infinite con i loro corpi, si sono mossi nello spazio scenico con grande dolcezza priva di ogni leziosità, hanno danzato proprio come farfalle vibranti.
Siamo lontani anni luce dalla tecnica più essenziale e asciutta, ma purtroppo più fredda, della scuola russa.
In questo clima di totale darsi al pubblico, Eleonora Abbagnato e gli altri nove ballerini meravigliosi come lei, ci hanno fatto sognare per quasi due ore constatando quanto il balletto classico goda di ottima salute e quanto sia assolutamente intramontabile.
recensione di Claudia Pignocchi