La nostra nuova “chiacchierata” per Slowcult vede oggi protagonista Donatella Mei. Attrice, autrice, poeta e organizzatrice culturale, dal 2000 si occupa di cabaret e poesia performativa. Ma tutto questo non può bastare a descriverla: il suo curriculum, infatti, sorprende per la varietà e la qualità dei suoi talenti e delle sue collaborazioni. Da Leo de Berardinis a Maurizio Costanzo, da sola o in gruppi di poesia e teatro, in TV come alla radio e naturalmente sulla carta stampata, la sua arte sa essere acuta, tagliente e ironica, irrimediabilmente allergica alla retorica e al conformismo.
Il mio primo incontro con lei è avvenuto qualche anno fa, durante un’esibizione estiva del collettivo CentoCelleComedyParty di cui Donatella fa parte assieme ad altri comici della scena romana. La verve ironica del suo monologo “Sei femminista!” non poteva che colpire nel segno: di lì è sbocciato un confronto artistico e umano che ha dato vita a una collaborazione per il reading musicale “Poesie e Trombone” e soprattutto a una preziosa amicizia.
Incontro Donatella a pochissimi giorni dal debutto del suo nuovo spettacolo tratto da un testo futurista che le è molto caro, il “Controdolore” di Aldo Palazzeschi. Il tempo a disposizione è poco, specie quando si è indipendenti e autoprodotti, ma siamo entrambe felici di poter fare quattro chiacchiere per i lettori di Slowcult.
Dunque, Donatella, iniziamo senz’altro con Palazzeschi e il suo “Controdolore”: ricordo che da molto tempo avevi in mente di mettere in scena questo testo. Come mai? Cos’è che ti ha attirato?
Un mio amico circa vent’ anni fa me lo fece leggere e ne rimasi immediatamente colpita. E’ un testo del 1913 eppure il più rivoluzionario che io abbia mai letto. In più parla della comicità come il vero e unico stato di maturità dell’uomo.
Indubbiamente è così: non voglio rileggerlo prima di vedere il tuo spettacolo ma mi limito a estrapolare questa frase che, da sola, è già un manifesto: “Bisogna abituarsi a ridere di tutto quello di cui abitualmente si piange”. Se solo ci provassimo, la vita sarebbe sicuramente meno difficile!
Ma torniamo a noi. Tu collabori spesso con musicisti e attori sia comici che drammatici: con chi hai preparato questo spettacolo?
Da allora l’ho proposto e provato con più musicisti e poi, di colpo, ho incontrato questo pazzo che conosceva bene Palazzeschi e altri autori italiani giocosi e ha sposato immediatamente il progetto. Pietro Hasenmajer è per un quarto tedesco (io per un ottavo), è un ingegnere elettronico precocemente in pensione e musicista da sempre. Libero, incredibilmente libero, così libero che si è divertito moltissimo a musicare il “Controdolore”.
Negli ultimi mesi hai scritto e messo in scena molti spettacoli e reading poetici: quali sono quelli a cui sei più affezionata e che vorresti proporre più spesso al pubblico?
Beh, ci sono il d&d, Donatella e Dorothy (Parker, naturalmente!) che è un dialogo poetico tra le mie cose e le sue, c’è il fantastico Poesie e Trombone, il reading tragicomico che abbiamo creato con le tue musiche e le tue canzoni, poi c’è l’Imbukowskiamoci, il reading danzante: un Bukowski ironico e divertente intervallato da classici del pop.
Gli spettacoli? Camille Claudel e Desdemona, Ofelia, Giulietta e le altre, ovvero se Shakespeare fosse stato femminista; questi sono quelli che mi piacerebbe rappresentare a oltranza.
Durante le nostre prove e i nostri incontri ci siamo spesso trovate a discutere del panorama artistico italiano e della situazione attuale, e soprattutto del fatto che oggi esistono poche possibilità per le donne di farsi strada in maniera davvero indipendente: pensi che le cose possano cambiare per le prossime generazioni?
Ahi ahi ahi, non ne ho la più pallida idea. Credo che le donne dovrebbero fare un bel salto di qualità: penso che solo una profonda solidarietà e soprattutto autostima e stima per le altre donne possano migliorare la condizione attuale. Ma è un discorso che potrebbe diventare troppo lungo: io personalmente provo a farlo nella mia arte proprio per evitare di riempire 12 volumi di saggi su questo argomento.
A proposito di questo, possiamo sicuramente proporre ai lettori il tuo monologo “Le donne…”, tratto dal tuo sito web.
Ma parliamo ora della comicità: tu fai parte da sempre del collettivo di attori e artisti vari CCCP (CentoCelleComedyParty) con cui hai organizzato molte serate davvero divertenti.
Cosa pensi della comicità italiana di questi anni? E della comicità “al femminile”?
Ha ha ha, comicità al femminile? … Le poche donne comiche che escono dalle ristrettissime nicchie dei raffinati hanno autori maschi: ergo, la comicità al femminile in questo paese semplicemente non esiste.
Il pubblico è abituato alla comicità maschile e non si ha fiducia o non si investe abbastanza in una comicità altra. E se fai una comicità che non accarezza il pubblico maschile ti metti in una condizione di pericolo. In tutti i sensi. Ha ha ha! Per il resto ci sono uomini comici che mi piacciono, ma sono pochi, per la maggior parte li trovo tutti uguali, si copiano l’un l’altro e al pubblico piace così; così non devono sorprendersi, ridono di cose già sentite.
Che dire? La comicità dovrebbe sorprendere … o no?
Sono assolutamente d’accordo. Diciamo che l’arte in generale dovrebbe sorprendere, spiazzare… a proposito di artisti che sorprendono, tu hai partecipato recentemente alla serata organizzata da Slowcult in onore di David Bowie con un tuo testo poetico: puoi raccontarci cosa ha rappresentato per te la figura di Bowie?
Bowie, Bowie è nominato anche nel mio sito. Bowie è la ragione dei miei primi capelli rossi, dei miei primi capelli dritti, la ragione del mio primo viaggio a Berlino, una delle ragioni della mia sopravvivenza. Mi ha accompagnato per almeno 10 anni, facendomi sentire meno strana e meno anomala di quanto avrei potuto sentirmi. Quando avevo 18-19 anni per un periodo i miei amici mi chiamavano David. E’ uno dei 10 autori che mi hanno salvato la vita, o che me l’hanno resa più sopportabile. La sua eleganza e stranezza insieme mi hanno sempre fatto sentire meno sola: senza di lui, e non credo che sarà facilmente rimpiazzabile, ci si sente più soli e di nuovo strani.
Se venissi improvvisamente eletta sindaco (o meglio, sindaca!) di Roma con una delega speciale a fare tutto quello che ritieni opportuno per la città, senza alcun limite di budget, che cosa faresti?
Vieterei alla gente di svegliarsi prima delle 10 di mattina e vieterei qualsiasi intervento di ristrutturazione prima delle 12!… Dopo questa legge, naturalmente, mi occuperei di cultura. Spargerei a macchia di leopardo spettacoli musicali, di teatro, reading, cinema, mostre d’arte. Aprirei molti dei posti storicamente “intoccabili” dell’antichità all’arte attuale, mischierei generazioni e stili, arti e sport. Farei recitare poesie alle sfilate di moda e farei recitare monologhi dell’antica Grecia tra un tempo e l’altro di una partita di calcio. Infilerei la cultura nei cereali a colazione e haiku nel sushi a cena.
Ridarei vita ai posti morti e farei resuscitare Giorgio Gaber e Jannacci a patto che vengano a vivere a Roma. Concederei il privilegio di guidare solo ed esclusivamente a quelli che hanno letto tutti i classici della letteratura mondiale; organizzerei concerti alle Poste, all’Anagrafe, all’Acea, da Equitalia e in tutti gli uffici pubblici.
Sono quasi certa, però, che ahimé, io non diventerò mai sindaca, dunque posso solo limitarmi a immaginare cose neanche tanto originali, visto che Palazzeschi e alcuni dei suoi amichetti avevano più o meno già avuto lo stesso sogno. E posso condividerlo di nuovo. Con voi?
Certamente! Io comunque ti voterei subito, stai sicura!… Ecco quindi i prossimi appuntamenti romani per il nuovo spettacolo “Donatellesco”, che sarà anche un affettuoso omaggio a Paolo Poli, un altro artista recentemente scomparso, grande estimatore di Palazzeschi:
Venerdì 6 maggio al Lettere Caffè ore 21
Sabato 7 maggio al Doppio Teatro alle 21
Giovedì 12 maggio presso l’Enolibreria alle 20
Evento Facebook
https://www.facebook.com/events/1004416062979807/
Sito web
http://www.donatellamei.com
Intervista di Ludovica Valori