Chouf Ouchouf
Roma, Teatro Eliseo 28 e 29 settembre 2010
Quando le luci dell’Eliseo si sono spente e i ragazzi del “Groupe acrobatique de Tanger” si sono sfilati le tute per dare inizio allo spettacolo, si è istantaneamente propagata nella sala una corrente di fresca energia di piazza, di mercato, di luci e sapori mediterranei.
“Chouf Ouchouf” che in arabo significa “Guarda e riguarda” è una creazione dei due autori svizzeri Zimmermann & de Perrot ospitata nel Festival Romaeuropa in scena in questi giorni nei teatri romani, arrivato al suo venticinquesimo anno di vita.
L’incontro tra questi due poliedrici artisti e i funamboli marocchini provenienti da una antichissima tradizione acrobatica, che si tramanda da secoli da padre in figlio, ha generato uno spettacolo di alta professionalità che sfugge alle logiche sia del nuovo circo che della danza contemporanea che ancora del teatro di movimento. E la sua forza sta proprio in questo, nell’avere un suo mood così particolare da non ricordare nulla di già vissuto. Se è vero che per alcuni tratti può avere qualcosa in comune con alcune performances di strada, ad esempio dei breakers afroamericani, è anche vero che il genio di Zimmermann & de Perrot offre una salda struttura compositiva che contiene l’immediatezza dei dodici giovani attori marocchini. Essi hanno saputo costruire una situazione teatrale in cui le caratteristiche del gruppo sono messe in risalto, dando loro la possibilità di sperimentarsi in uno spettacolo d’autore che ha l’ambizione di raccontare la vita quotidiana nelle grandi città, esasperando talmente tanto i personaggi che le abitano, da diventare un meraviglioso groviglio comico e surreale.
Questi ragazzi lavorano a corpo libero, vale a dire che la loro acrobazia non si avvale di congegni o meccanismi. Inoltre l’abilità del singolo è sempre sostenuta dal gruppo ed è questa la caratteristica sostanziale di questo tipo di tradizione funambolica di strada. In “Chouf Ouchouf” gli attori si arrampicano uno sull’altro, creano delle piramidi umane, si lanciano da strutture alte diversi metri sicuri di cadere tra le braccia dei loro compagni, e dagli stessi, vengono a volte lanciati in aria. E’ il gruppo che agisce in grande sintonia, non c’è spazio per l’azione del solista. Unica eccezione a questo alcune bellissime canzoni che vengono cantate singolarmente da alcuni di loro e soprattutto da una delle due ragazze della compagnia.
Splendide le scenografie: semplici e funzionali alla narrazione e alle esigenze acrobatiche; offrono l’impatto visivo di una tipica città magrebina in perenne mutamento. Buone anche le coreografie che riescono ad amalgamare lo scarno linguaggio acrobatico, seppur spettacolare, con la tradizione più colta del movimento proveniente dall’Europa.
Una creazione veramente felice questa di Zimmermann & de Perrot, che utilizza al meglio la tradizione del “Groupe acrobatique de Tanger” per dare vita a un lavoro teatrale in grado di parlare a tutti. E’ un incontro di culture, di pensiero che genera bei frutti. Il rigore svizzero e il calore del Marocco al servizio dello spettatore, il quale non ha potuto fare a meno di tributare un lungo e sincero applauso al termine di questo spettacolo che riesce a essere insieme serio e leggero.
Recensione di Claudia Pignocchi