Roma, Teatro Vascello 6 dicembre 2010
L’ambasciata dello Sri Lanka ha dato una festa al teatro Vascello. I Maestri di cerimonia sono stati indiscutibilmente il gruppo di artisti – danzatori, percussionisti, cantanti – riuniti nella compagnia “Channa-Upuli Dance Ensamble” che per l’occasione ha presentato “Thala”.
Fondato dal grande ballerino Kalashuri Channa Wijewardena, questo gruppo ha la capacità di rappresentare in un unico spettacolo tutte le varie danze che nei secoli si sono succedute nei diversi territori dello Sri Lanka. Così in una sola serata hanno dato vita a danze della pianura o Pahatharata, danze di Kandy e danze Sabaragamuwa. Questi balli, provenienti da regioni diverse di questo splendido paese, sia stilisticamente sia come funzione ricordano molto da vicino quelli indiani. Come in quelli infatti le coreografie raccontano episodi mitologici e religiosi avvenuti in un passato idealizzato.
Le musiche che da sempre accompagnano questi simbolici riti del corpo, sono esclusivamente per percussioni e voce e in questa esibizione romana Jananath Warakagoda ha dato prova di essere un grande musicista. Fintanto che lo spettacolo presentava la tradizione cingalese della danza e delle arti dello spettacolo, risalenti a 2500 anni fa, il tutto era assolutamente ineccepibile e di alto livello professionale. Il problema si è presentato ogni qualvolta l’esibizione virava su performance più moderne o occidentalizzate. Questo perché probabilmente il loro concetto di moderno e di occidente non è a loro minimamente chiaro.
La contaminazione con coreografie di sapore contemporaneo si è limitata a stereotipi compositivi degni dei peggiori balletti televisivi. E le musiche che dovevano essere aperte verso le nostre sonorità e i nostri arrangiamenti erano banali e scontate.
Non si può strizzare l’occhio a una metà del mondo se non la si conosce, se non si studia la sua cultura migliore e non solo la superficiale commercializzazione di questa.
Ecco l’errore che Channa-Upuli ha commesso, rischiando di vanificare tutto il bello e il buono della loro arte, cultura e religione.
Per fortuna le cose che hanno una storia e un fondamento estetico rimangono. Ciò che invece non ha spessore ed è un falso si dimentica presto.
La festa quindi si è salvata e questo meraviglioso, antico paese ha avuto il suo momento di gloria.
Recensione di Claudia Pignocchi
Non ho visto questo spettacolo ma hai reso molto bene l’idea.. non è che non capisca l’idea del bisogno di “modernità” per un paese che cmq lotta per un suo sviluppo, ma certi stereotipi di “moderno” riescono a essere davvero squallidi.. peccato, ma le danze cingalesi saranno state sicuramente interessanti…