Bright Star, regia di Jane Campion, con Abbie Cornish, Ben Winshaw, Paul Schneider, Kerry Fox, Thomas Brody-Sangster, Edie Martin. Durata 120 minuti Gran Bretagna, Australia, Francia, 2009
Jane Campion torna con “Bright Star” alla Poesia ed al grande Cinema. Aveva esordito con lo splendido ritratto della poetessa Janette Frame, “Un Angelo alla mia Tavola”, opera vivida ed intensa.
Si ripete e si esalta con questo film pittorico e luminoso che racconta una storia d’amore che sa di antico, che riesce a descrivere la sensualità senza rappresentare l’eros.
Autrice di intensi ritratti femminili, la regista neozelandese aveva avuto mano felice sia nel citato film sulla Frame, sia nel lirico “Lezioni di piano” che nel drammatico “Ritratto di Signora”.
Ora si confronta con la figura di Fanny Browne, musa ispiratrice e grande amore del grande poeta romantico John Keats, realizzando un’opera intensa, di grande impatto visivo ed emotivo.
La pellicola della regista neozelandese rappresenta nel contempo la storia degli ultimi anni di vita di John Keats, ambientata a partire dal 1818 nella Londra puritana descritta con tono asciutto ma appassionato ed il suo rapporto d’amore con la donna, che dapprima diffidente anche nei confronti della letteratura e la poesia, si lascia man mano conquistare dalle lezioni di letteratura del giovane poeta sino ad innamorarsene follemente, ricambiata.
La loro relazione, per quanto platonica, diviene di dominio pubblico e resiste alle aggressioni della angusta società borghese del tempo, che specula sulla indigenza di Keats, che non può sposarla per l’impossibilità di mantenerla, sino alla malattia, ed al suo drammatico congedo dalla donna amata per recarsi in Italia nella vana speranza di un clima più mite ed alla tragica morte del Poeta, appena venticinquenne, il cui funerale viene celebrato in una deserta Piazza di Spagna.
La disperazione di Fanny quando riceve la notizia è descritta con toni di contenuto ma devastante impatto emotivo: la donna vivrà il resto della sua vita nel ricordo del grande poeta, interiorizzando e facendo proprie le sue meravigliose composizioni romantiche.
L’opera della Campion è mirabile: non facile da assimilare, descrive la natura intorno ad Hampstead Heat, allora alle porte di Londra, dove il Poeta risiedeva, ospite di un arrogante e vacuo amico, con una magia pittorica che ricorda i quadri impressionisti di Monet e Cezanne, specialmente nelle scene di vita campestre. La cura degli interni, la perfetta ricostruzione dell’epoca, con gli abiti ed i costumi del tempo, lo sviluppo visionario e fortemente ipnotico delle immagini filmiche lasciano lo spettatore in uno stato oscillante tra la stupefazione e l’emozione.
Il fluire gioioso ed intenso dei versi di Keats, veri inni all’Amore romantico ed alla Vita, ci trasmette la consapevolezza della grandezza dell’Arte e dell’intensità della passione rammentandoci l’infelicità, l’esistenza malinconica ed il tragico destino cui andò incontro.
Per John la Poesia non era fatta di revisioni e correzioni di testo, ma in quanto atto sommamente creativo non poteva che essere unico. Nei suoi splendidi versi emerge la drammatica consapevolezza che non vi possa essere alcuna reale via di fuga dal destino di sofferenza e di morte proprio di ogni uomo.
Il film è costruito come un poema e si pone l’obiettivo lodevole di raccontare con pochi, sapienti tratti la nascita e la crescita di una grande storia d’amore in rapporto stretto con la creazione artistica, con continue citazioni dell’Hendymion, una delle opere più compiute del Poeta.
I protagonisti sono perfetti: la radiosa Abbie Cornish, l’umorale Ben Whishaw cosi come tutti gli altri. L’incanto dell’Arte e dell’Amore e le convenzioni sociali dell’epoca sono ritratti con rara ed immaginifica sensibilità e contribuiscono a fare sentire lo spettatore realmente proiettato in quel magnifico passato, in un turbine di rarefatte ed intense invenzioni poetiche, descritte in un fantastico ed inebriante stato di sogno.
recensione di Dark Rider
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