Milano, Stadio San Siro, 8 luglio 2009
Un vecchio bootleg su vinile degli U2 recitava “Thank U2 for the fire”, era relativo al primo tour in terra italica del quartetto irlandese, Radio Deejay metteva in heavy rotation il video di “Pride” e i due concerti nei teatri tenda di Milano e Bologna del 1985 furono infuocati e vibranti e ben testimoniati
appunto da quel doppio acetato. Oggi è l’anno di grazia 2009 e il rituale si ripete, non piu un teatro tenda, ma uno Stadio, ma con l’obiettivo declamato da Bono di creare un intimità con l audience nonostante il colpo d’occhio di questa mega struttura alta 40 m che sovrasta un palco circolare (il tour si chiama infatti 360° tour)un “The Claw “ (l’artiglio) imponente e collocato al centro del Meazza.
E’ difficile aggiungere qualcosa di nuovo a tutto quello che si è detto di queste due date milanesi.
Ma partiamo dalle 23, 20 circa….la voce di Big Luciano e il suo “Nessun dorma” fa lentamente defluire il pubblico….pochi minuti prima durante “ a moment of surrender” Bono era in ginocchio sul palco sotto una coltre di stelle. Nelle 2 ore e 20 precedenti la sua band aveva preso per mano San Siro
investendola di immortali hits (le immancabili “Pride”, “With or without you”, la sempre commovente “One”), omaggi a Jacko (stupendo il finale di “Desire” con “Billie Jean” e una “Don’t stop till you get enough” finita quasi in un sussurro), versioni acustiche a sorpresa (“Stuck in a moment you cant get out of it” voce e chitarra, presumibilmente dedicata anche questa al King of Pop), giochi di luce fantastici e salti nel passato vibranti e da brividi, “The unforgettable fire” su tutti. Ma non dimentichiamo che la band di Dublino ha da poco fatto uscire un cd da annoverare tra i migliori della loro carriera, e dal vivo i brani di “No line on the Horizon” scorrono sempre piu fluidi, non scordiamoci che siamo solo alla quarta data del tour mondiale dopo l’esordio a Barcellona al Camp Nou (una novità per la band irlandese, vista l’abitudine che si credeva consolidata per sempre di aprire i tour mondiali in terra americana). Una menzione speciale va per “Unknown Caller” già molto amata tra i fans degli U2, mentre la versione Techno di “Crazy Tonight” non mi ha convinto appieno, preferendo la versione originale, trasformare San Siro in un dance floor proprio con quel brano è un esperimento ancora da perfezionare. Contando che poi sarà il nuovo singolo non è la maniera migliore di proporlo…Divertente però l’intro al brano con le teste dei nostri 4 che irrompono sugli schermi a ritmo di musica. Non altrettanto divertente far seguire questo momento tunz tunz (con un testo molto arguto che viene messo in secondo piano tra l’altro) con la tensione e l’emotività di “Sunday bloody Sunday”. Vedremo mano mano che il tour progredirà come la scaletta a sua volta cambierà (nella data milanese del 7 una “Party girl” è stata quasi improvvisata per festeggiare il compleanno della figlia di Bono salita sul palco con tanto di champagne, e bicchieri fatti tintinnare al microfono a tempo). Di certo quello che non cambia è che abbiamo assistito a un grande show di una grande band, e che anche oggi decenni dopo quelle date nei palasport possiamo dire “Thank U2 for the fire”.
(Invece della scaletta voglio condividere con voi questo testo proprio di “Unknown Caller”, un brano che ha illuminato i cuori e le anime di San Siro e che ben racchiude il senso di questo tour, un tour energico ma anche malinconico a volte…)
Sunshine, sunshine
Sunshine, sunshine
Oh, ohhh
Oh, ohhh
I was lost between the midnight and the dawning
In a place of no consequence or company
333 when the numbers fell off the clock face
Speed dialling with no signal at all
Go, shout it out, rise up
Oh, ohhh
Escape yourself, and gravity
Hear me, cease to speak that I may speak
Shush now
Oh, ohhh
Force quit and move to trash
I was right there at the top of the bottom
On the edge of the known universe where I wanted to be
I had driven to the scene of the accident
And I sat there waiting for me
Restart and reboot yourself
You’re free to go
Oh, ohhh
Shout for joy if you get the chance
Password, you, enter here, right now
Oh, ohhh
You know your name so punch it in
Hear me, cease to speak that I may speak
Shush now
Oh, ohhh
Then don’t move or say a thing
Recensione di Fabrizio Fontanelli
foto di Carolina Attanasio e di Leonardo Meoli
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