Roma, Auditorium Parco della Musica, 27 aprile 2009
Musicisti: Raffaello Simeoni: arpa, ghironda, organetto, cornamusa, flauto, synth, voce, Gabriele Russo (Micrologus): nichelarpa, Massimo Giuntini (Modena City Ramblers): cornamusa, Arnaldo Vacca, Carlo Ferretti: percussioni, Cristiano Califano e Massimo Alviti: corde, Michele Frontino (Banda Bassotti):basso, Gabriella Aiello: voce, Paolo Modugno: jew’s harp, bendir, daff, zamburak
Una vera festa per gli occhi e le orecchie il concerto di Raffaello Simeoni, polistrumentista della Sabina, già autore del progetto Musicalia ottimo ensemble progressive-folk dell’Alto Lazio, attivo per molti anni, successivamente passato a proficua carriera solista, instancabile ricercatore e rielaboratore di materiali tradizionali della Sabina. L’atmosfera è molto carica, anche per la presenza in sala di molti amici personali del Musicista, accolto da un’ovazione al suo arrivo. Il concerto era stato concepito per la presentazione del nuovo lavoro di Simeoni, Mater Sabina, ma in realtà, dopo averlo presentato per intero, egli ha spaziato un po’ nel suo repertorio, soprattutto dei Novalia, regalandoci una serata coinvolgente, coadiuvato da alcuni musicisti del suo gruppo, ed altri, attivi sulla scena folk rock italiana, che sono entrati subito in sintonia con lui. Il concerto inizia con l’avvolgente Sabina Mater, splendido e doloroso inno alla terra natale; l’Artista canta e suona il Synth, accompagnato da una semplice ciaramella, producendo effetti di semplice magia. E’ poi la volta di Athos, suggestivo canto d’amore del Sole alla Luna, ove rifulge il suono di zampogne, chitarre, fisarmonica, quasi a comporre una originalissima sinfonia di stampo celtico. Bamboo , il cui bel testo è tratto dalla cantata popolare Lo dolce Persico, è lirica e avvolgente, e strappa più volte l’applauso del pubblico, anche per il continuo cambiamento di strumenti da parte di Simeoni, che canta e, contemporaneamente, suona prina lauta, poi bansuri, poi chitarra acustica. Fortemente evocativa anche Kirieleisong, struggente canto d’amore, con in bella evidenza la fisarmonica, le launeddas sarde, il buzouki e la zampogna molisana.Da picculu fanciullu, anch’essa tratta da una ballata popolare, cui presta la sua splendida voce anche Gabriella Aiello, è un canto di dolore di un ragazzo che si sente sfortunato nella vita, con le launeddas bene in evidenza, flauti, pifferi, che evocano sofferenza e abbandono al cospetto della tragicità dell’esistenza.
Il concerto prosegue con Sonnu sonnittu, il cui testo proviene da una delle ninne nanne più diffuse nel Lazio, e con Boio cantare, liberamente tratto da alcune filastrocche popolari, con splendido suono di fisarmoniche e flauti. Poi è la volta della splendida melodia solamente strumentale Soffio d’amore, e di Angelarè Angelarà, ove flauti ed oboe sono in rilievo, anch’essa tratta dalle famose filastrocche popolari, che tutti da bambini abbiamo sentito, temendo le gesta dell’ Uomo Nero.
La splendida Anema e colore, tratta dalla canzone popolare So stato a laorà, che tratta di lavoro e migranti, con arpa e fisarmonica in bella evidenza, crea ovazione tra il pubblico, oltremodo entusiasta. Il canto d’amore Mariposa e la splendida Water, tripudio di ciaramella, fisarmonica e flauto armonico concludono la presentazione del nuovo album.
A gran voce i musicisti vengono richiamati sul palco e ci concedono una bella rivisitazione del periodo Novalia presentando diversi brani, tra cui riconosciamo le suggestive ed avvolgenti Ebla e Amans Amantis, certamente più orientate verso un progressive-rock.
Un bel concerto, per appassionati di musica popolare ma fruibile anche da un pubblico di non addetti ai lavori; l’operazione culturale di recupero delle tradizioni popolari del Lazio, operata da Simeoni, dovrebbe essere maggiormente conosciuta e divulgata: trattasi di rielaborazione e rivisitazione delle fonti, in maniera non molto dissimile di ciò che è avvenuto in Inghilterra sin dalla fine degli anni sessanta con i Pentangle, ed i Fairport Convention>, o in Irlanda con gruppi storici come i Planxty o gli Ossian, che hanno rielaborato e reso maggiormente fruibili per un pubblico vasto gli antichi canti ossianici della tradizione orale celtica. Considerata la dimensione regionale della rigorosa ricerca effettuata dal musicista, viene in mente l’esperienza piemontese de La Ciapa Rusa, che negli anni ottanta e novanta ha rivisitato il patrimonio tradizionale dell’area celtica del Piemonte, e dei valdostani Lou Dalfin, forse più puristi e radicali.
Le sonorità avvolgenti ed emozionanti, il feeling con il pubblico mai interrotto, il pathos di certi momenti dell’interpretazione vocale accomunano senza dubbio Raffaele Simeoni al grande musicista celtico Alan Stivell, instancabile cantore delle tradizioni della Bretagna, autore della splendida sinfonia Tir Na Nog (o dell’eterna giovinezza), entrata nella storia della Musica folklorica europea.
Non ci resta che augurare anche al Musicista italiano un altrettanto lungo e proficuo cammino artistico.
Recensione di Dark Rider
foto tratte dal sito www.raffaellosimeoni.com
[…] we answer; that we do … is to be seen in Pamelius a Romanist, his Preface, before Micrologus. …Raffaello Simeoni: Mater Sabina, visioni e immaginazioni …E' prima di tutto un sito di trasmissione del sapere… leggi tutto … synth, voce, Gabriele Russo […]
I attended a brilliant performance by Raffaello Simeoni, Cristiano Califano and Arnaldo Vacca at the Italian Cultural Institute, London, on 1st June 2011, playing the music of the Sabine Hills, Lazio. They played magnificent music which needs to be heard more in Italy and the rest of Europe. The folk festivals of the UK are the poorer for the lack of players such as Raffaello Simeoni, Lucilla Galleazzi, Arakne Mediterranea, Mauro Palmas, Riccardo Tesi and so many others. Gerald Williams, Surrey, UK.