U2 :”Songs of Innocence (Universal 2014)
E cosi è uscito.
A sopresa, in modo veloce, in soli 5 secondi il nuovo album degli U2 (almeno gran parte di questo come vedremo in seguito) volente o nolente è stato consegnato nella buchetta delle lettere virtuale di tutti gli utenti Apple.
Anche di chi li odia, di chi lo trova ormai rindondanti, poveri di idee, anche di chi pensa che la band sia finita con “The Joshua Tree” o addirittura “The Unforgettable fire” o War”.
O anche di coloro che seguono tutt’altro genere di musica.
Il tutto fortemente voluto dalla band come segno che gli U2 sono ancora vitali e rilevanti come piu volte Bono ha asserito di provare a essere dopo tutti questi anni sulle scene.
Ormai sapete tutti come è andata, la band si è presentata “a sorpresa” sul palco del Keynote Apple durante la presentazione del nuovo Iphone 6 e dell’Apple Watch e dopo aver suonato dal vivo la prima traccia del nuovo album “The Miracle (of Joey Ramone) ha annunciato subito dopo titolo dell album. Album che è stato fatto trovare in free download subito per tutti gli Utenti Apple del mondo.
Commercialmente parlando, niente di nuovo, gli U2 e la Apple sono anni che fanno affari assieme, essendo Bono e Co. ferventi sostenitori della casa di Cupertino. “We re the blood in your machine” ha detto Bono l’altra sera in un tripudio di eccitazione per l’annuncio che stava per arrivare. I Gossip mondiali davano in effetti gli U2 ospiti speciali della presentazione, e si vociferava che il nuovo materiale degli U2 potesse esser caricato sul nuovo modello di Iphone.
Ma il tutto è stato portato in un livello piu alto, seguendo le orme di Radiohead e di Jay Z per quanto riguarda il modo nuovo di distribuire musica.
E tutto il globo ha avuto in contemporanea nella propria Liberia Itunes il nuovo “Songs of Innocence”.
Ora, si stanno versando fiumi di inchiostro sull’intera operazione, la mossa viene allo stesso modo incensata, e allo stesso tempo viene criticata come un abuso e una forzatura da parte della Apple.
Perchè farci trovare nella libreria un disco che non si vuole, da parte di una band che si odia peraltro?
Tutto giusto, tutto vero da ambe le parti, ma se non si vuole ascoltare questo lavoro, dopotutto, basta non aprirlo e lasciarlo li nella libreria.
In ogni caso la mossa Apple/U2 è stata una bomba mediatica che ha fatto parlare della band tutto il mondo.
Bene o male basta che se ne parli no? Non possiamo negare che gli U2 siano una band al passo dei tempi sempre pronti a usare tutte le nuove tecnologie e strategie anche da guerilla marketing. (Avendo dalla loro il top delle Corporations ovviamente).
Anche a prezzo di violenti attacchi di chi, anche per partito preso c’è da dire, non li apprezza e che anche se facessero il disco della vita non lo apprezzerebbero a prescindere.
Il Backlash come si dice su gli U2 è partito da molto tempo ormai.
Una cosa bisogna subito puntualizzare, e i più attenti lo hanno notato:non si sta parlando,come anche lo stesso Bono ha sottolineato, di musica data gratis.
La Apple ha comprato il cd dagli U2 e dalla Universal, ma il cd vero e proprio uscirà il 13 ottobre, con un edizione molto expanded con brani in piu, remixes e versione acustiche dei brani di “Songs of Innocence”.
Ecco appunto ma come è “Songs of Innocence”?
Come suona questo disco dalla copertina con un vinile raffigurato (altra dicotomia che salta all’occhio).
La prima cosa che noto è che forse il loro album più intimo per tematiche sarà quello loro più distribuito al mondo.
Una dicotomia che sicuramente affascina la band e che porta nelle case di tutti gli affezionati alla mela un album con temi molto personali e con un alto livello di scrittura, affidata a Bono e The Edge.
Sicuramente da vecchissimo fan degli U2 ho notato con grande piacere che questo, secondo me, è un album molto egoista.
Un album fatto per loro in primis, e lo so che sembra assurdo quando si parla di una band che macina soldi e che nello showbiz sta cercando di tornare alla grande dopo 5 anni di assenza (un’enormità visti questi tempi cosi veloci, non siamo piu negli anni 80 o 90).
Ma è un album dove non spiccano singoli, non spiccano brani facili, si ok “The miracle (Of Joey Ramone) o “California” ci si possono un pò avvicinare, ma niente a paragone di inni da stadio alla “Beautiful Day” o pezzi come “Vertigo” o la oscena, per chi scrive, “Get on your boots” che ha avuto il potere di distruggere un album con molti picchi qualitativi come “No Line on the Horizon” un album, sempre per chi scrive, da rivalutare assolutamente con delle magnifiche atmosfere (“A moment of Surrender”, “Unknown Caller” su tutte).
La band ha scelto un album dove si respira aria di casa, Dublino la fa da padrone e per chi scrive questo è veramente il ritorno a casa della band.
Si respira aria di Dublino Nord, dove Bono, Guggi, Gavin Friday (questi ultimi due nei Virgin Prunes band seminale degli anni 80) si muovevano per Finglas, Ballymum, nelle asprezze della fine anni settanta, dove crearono questo Lipton Village dove rifugiarsi dalle spinte verso droghe e istinti di autodistruzione. Il darsi dei soprannomi e crearsi degli alter ego per poi giocarsi delle chance sui palchi dell’allora Dandelion Market era un modo per rendere omaggio all’enorme spinta della musica punk del periodo (Sex Pistols, Clash, Damned, Ramones appunto) e per provare a conquistare il mondo.
In “The Joshua Tree” compariva quel gioiello che chiudeva il primo lato del vinile: “Running to stand still”. La canzone per piano e voce con un crescendo fantastico era una “Dublin Ballad”, dove si parlava di droga e si parlava delle Seven Towers, sette palazzoni, ora demoliti, di Dublino Nord dove regnavano povertà e disperazione.
Ora si torna da quelle parti su “Cedarwood Road” la via natale di Bono.
“I was running down the road/The fear was all I knew/I was looking for a soul that’s real/Then I ran into you/And that cherry blossom tree/Was a gateway to the sun/And friendship, once it’s won/It’s won/Northside/just across the river to the Southside”;
Ecco questo è un disco da seguire pari passo musica e testi, per capire esattamente dove la band è voluta andare (tornare) seguendo Bono in un viaggio nella sua giovinezza, quando perse la mamma Iris al funerale del suo padre per causa di un’aneurisma e lui e il fratello Norman dovettero badare al babbo Bob Hewson (A lei è dedicata la bellissima “Iris” (hold me close) con ospite speciale ai cori Chris Martin dei Coldplay); Oppure seguendo il giovanissimo Bono su “Raised by Wolves” ricordo delle trentatre vittime di un attentato a Dublino, un attentato schivato da lui quel giorno che andò a scuola invece che passare dal solito negozio di dischi a Talbot Street, uno dei luoghi dove risuonarono le bombe.
“Boy sees his father crushed under the weight/ Of a cross in a passion where the passion is hate”.
Nella bellissima canzone finale “The Troubles”, i Troubles invece non sono quelli dell’Irlanda del Nord quanto i propri travagli personali, e dove spicca la voce della cantante svedese Lykke Li che già aveva collaborato con Danger Mouse.
Per quanto riguarda il lato tecnico si registrano un pò di cose ai primi ascolti (ma ce ne vorranno tantissimi altri per scorgere tutte le pieghe di questo diario aperto al mondo).
Bono è in grande spolvero come cantante e scrittore (un esempio la bellissima “Song for someone”).
La sua voce è veramente toccante e si sente quanta passione ha ancora nella band e nel volere raccontare le sue storie.
E per il resto della band Adam e il suo basso la fanno da padrona con grandi linee ritmiche (“Volcano”), mentre Edge è totalmente reinventato, all’opera con un lavoro più oscuro, ma ugualmente importante. Come anche Larry.
Danger Mouse e gli altri produttori coinvolti nel disco (ma si intravede tra i credits il fido Flood ormai una garanzia del sound U2) rinfrescano la band, smorzandone la epicità al servizio di brani dove appunto come dicevo non spiccano facilonerie, ma più che altro atmosfere, che non fanno decollare i brani a volte, ma il tutto credo fortemente voluto a rafforzare la tela narrativa delle canzoni.
Canzoni che non vedo affatto risuonare in degli stadi, si sa che la band vuole tornare in tour nel 2015, e chissà se vedremo uscire come Bono ha annunciato il secondo capitolo di questa presunta trilogia ovvero “Songs of Experience”;
Il tutto in nome di William Blake, già omaggiato con un brano presente negli outtakes di “The Joshua Tree”.
Un diario da ascoltare ecco cosa è per me “Songs of Innocence”, non delle canzoni da analizzare strutturalmente, quanto un disco da leggere, un disco il quale richiede tempo, come un vecchio libro di ricordi che emozionano e che portano alla luce la vita, i tumulti dell’anima, i sentimenti.
E questo lo showbiz ancora non lo può corrompere, anche se ti chiami U2.
Recensione di Fabrizio Fontanelli