The Pop Group: Honeymoon on Mars (2016 FREAKS R US/K7/Audioglobe)
Il ritorno dei vecchi leoni: dopo Peter Murphy e i Killing Joke, eccoci di nuovo a parlare della musica nata a cavallo tra gli anni settanta e gli ottanta, in quel versante che unisce post-punk, New Wave, Dark Wave, per salutare il nuovo album della band di Mark Stewart, giunto a poco più di un anno e mezzo dall’uscita di Citizen Zombie, il disco della reunion dopo 35 anni dal precedente lavoro in studio. Già dalle prime note si capisce che la band è in buonissima forma e che il disco suona bene, attuale e fresco a dispetto dell’età media dei componenti della band, Dieci tracce, dieci cazzotti allo stomaco del perbenismo e del mainstream, cavalcando l’onda di una controcultura ed un antagonismo militante, fil rouge dell’intero percorso artistico di Mark Stewart & C. Quella che traspare è appunto una coerenza ed una lucidità ammirevoli, che accompagnano una vena creativa ed uno spessore musicale più unici che rari. Un grido disperato,”Help me please, I’m goin’ on a desperate journey”, apre il disco nella lugubre Instant Halo, suoni sintetici e chitarre distorte, un’atmosfera cupa ed opprimente come questo secondo decennio del terzo millennio. Le atmosfere restano le stesse anche nella successiva City of Eyes, con qualche venatura heavy/funk ed una martellante cassa in 4. Il brano di certo più interessante della tracklist, insieme a War Inc., addolcita da degli azzeccati cori black che la rendono di conseguenza più docile all’ascolto. Altro brano che emerge tra gli altri è la splendida Little Town, con persino un verso recitato in italiano che parla di Peccato Originale. Si prosegue col dub di Days Like These, per poi chiudere con il brano più esplicito della raccolta, dall’eloquente titolo di Burn Your Flag, frase gridata e ripetuta più e più volte come uno slogan ed un invito alla disobbedienza, a non rassegnarsi.
Prodotto da vecchi amici come Dennis ‘ Barbanera ‘Bovell e Hank Shocklee, più che la colonna sonora di una luna di miele su Marte sembra un affresco di quest’epoca raccontata con una disperata voglia di resistere al conformismo ed all’omologazione imperanti. A breve torneranno in Italia (Torino, Ravenna, Milano, 7-9 febbraio), sarebbe il caso di riascoltarli dal vivo e respirare a pieni polmoni l’aria viziata ma salutare che emana dalle loro note. Ben ritrovati!
recensione di Fabrizio Forno