Apr 172014
 

Foreign Resorts New Frontiers (2014 Black Nutria Independent Label, distibuzione europea Altone)

★★★☆☆

The Foreign Resorts, riedizioni di un passato lontano.

The Foreign Resort - New FrontiersDifficile scrivere di un disco, se non si conosce la band. O meglio, si tratta di una vecchia conoscenza di slowcult, che a suo tempo ha recensito il precedente Offshore, che però non mi capitò di ascoltare.
Ancora più difficile ascoltare per la prima volta una band senza associarla ad illustri e ben più famosi colleghi.
Con il nuovo, terzo, lavoro sulla lunga distanza dei danesi Foreign Resort ci ho (giuro) provato, fortissimamente provato.
Ma ho desistito.
Perchè questo è un disco dei Depeche Mode (e pure DM in stato di grazia, tengo a sottolineare).
Se lo facessi ascoltare a tradimento a dieci orecchie allenate, in otto mi risponderebbero “Ma che i Depeche hanno fatto un nuovo disco ? Che B side sono ? Come è strana la voce di Gahan.. Sono registrazioni pirata?”
Ma badate bene, ribadisco, Depeche Mode. Anzi, paradossalmente, meglio ! Perchè se gli ultrafamosi albionici avessero incluso queste canzoni nell’ultimo (moscio) disco, staremmo ancora parlando di miracolo, di copie vendute ed incassi miliardari (come dite ? Quelli ci sono comunque ? Dettagli industriali).
Non a caso, umilmente, sul loro sito i tre danesi hanno pubblicato anche un elenco di band di riferimento , alla vostra immaginazione i nomi presenti.
Di conseguenza, il difetto di questo disco è che la band non viene da Basildon bensì da Copenaghen, e per quanto il trio si potrà impegnare, e si impegna , il lavoro in questione passerà pressochè inosservato e nulla di nuovo si muoverà sul grande mare della musica.
Tirando le somme, una cosa va infine sottolineata, ascoltare un disco di buona new (old) wave nel 2014 , quando la maggior parte della musica, almeno da queste parti, è pesantemente e noiosamente in mano a rappettari ed hippoppari è segno di grande coraggio , da parte del gruppo e della Black Nutria che li ha scelti per la distribuzione italiana.
Le mie orecchie ringraziano , anche se la conseguenza è che dopo la fine del disco, se non durante, monta la voglia di riascoltare suoni di un meraviglioso passato lontano.
E parte Violator

recensione di Attilio

 Posted by at 23:57

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