Suzanne Vega: Lover, Beloved: Songs from an Evening with Carson McCullers
(2016, Cooking Vynil/Edel)
A due anni dal precedente “Tales from the Realm of the Queen of Pentacles”, torna con un nuovo album una delle Signore della scena musicale nordamericana, la nostra amatissima Suzanne Vega. Come diceva il buon Lou Reed “Like a good wine, I’m better as I grow older“. Lo stesso si può dire senza dubbio dell’artista nativa di Santa Monica ma newyorkese di adozione, che, superato in splendida forma il mezzo secolo d’età, prosegue nella sua produzione di ottimi lavori, dal songwriting fluido e dalle sonorità piacevoli e confortevoli. Una compilazione di dieci brani tratti dall’omonimo musical, dedicato alla scrittrice americana Carson McCullers, autrice tra gli altri del romanzo Il cuore è un cacciatore solitario e musa ispiratrice di Suzanne sin dalle prime letture adolescenziali, che in occasione dell’uscita di questo disco afferma che “le idee e le riflessionii della McCullers sono molto moderne e lei le incarna in un modo che altri autori non fanno. Ha cercato di viverle e ha dovuto pagare un prezzo molto alto per questo”. I brani si susseguono con grande fluidità, alternando blues di chiara matrice New Orleans (il brano di apertura Carson Blues,The Ballad of Miss Amelia), un jazz.waltz dedicato alla sua città di adozione (New York is waiting for me), brani più intimi che richiamano agli esordi di trent’anni fa (Instant of the Hour After / We of Me, la dolcissima Lover, Beloved) un’incantevole ballata piano e voce (Annemarie), una splendida intrusione in atmosfere Americana condite al banjo che non sfigurerebbe in un album di T-Bone Burnette (12 Mortal Men). Ma il brano più dirompente, che ci riporta alle atmosfere ragtime iniziali, quello che ‘acchiappa’ al primo ascolto, sornione e accattivante, è Harper Lee, quindi un’altra scrittrice ad ispirare la Vega a tal punto da farne il singolo che ha lanciato l’album, in uscita il prossimo 14 ottobre. Il disco conferma la collaborazione col grande chitarrista Gerry Leonard, già osannato su queste pagine, che come sempre esalta con pochi tocchi l’arrangiamento dei brani, in perfetta simbiosi con la voce e le armonie delle altre parti suonate. Una conferma, insomma, della grande classe di cui dispone Suzanne, del suo gusto sopraffino, dei suoni calibrati, mai una nota di troppo, una voce di certo non poderosa ma che sa colpire al cuore.
Recensione di Fabrizio Forno