La storia personale e il lavoro musicale di Sixto Rodriguez forse sono la dimostrazione che quando qualcosa è vero, sincero e fatto bene, riesce a trovare spazio, prima o poi.
Sixto Rodriguez, artisticamente noto semplicemente come Rodriguez, statunitense di Detroit con origini messicane, all’attivo due soli dischi (Cold Fact, 1970, e Coming From Reality, 1971), è diventato famoso in tutto il mondo grazie al documentario del 2012 “Searching for Sugar Man” (vincitore, tra gli altri, del Premio Speciale della Critica e del Premio Audience al Sundance Film Festival e dell’Oscar per il Migliore Documentario) in cui si racconta di come alcuni fan sudafricani siano riusciti, negli anni ’90, a recuperare i contatti con questo signore, che era diventato molto noto in Sud Africa, Botswana, Zimbabwe, Nuova Zelanda e Australia e per lungo tempo a sua totale insaputa, mentre nè in patria nè in altre parti del mondo era affatto riuscito ad avere il benchè minimo successo. Rimane ancora oggi sconosciuto il modo preciso in cui i suoi dischi siano riusciti ad arrivare in queste parti del mondo (facile comunque immaginare l’arrivo di alcuni bootleg da quelle parti tramite qualche fan), fatto sta che in particolare in Sud Africa era arrivato ad essere talmente apprezzato che i suoi dischi erano considerati persino una forma di resistenza al regime dell’apartheid. Per la verità il film esagera il mito: Rodriguez era già stato “riscoperto” dai fan australiani a fine anni 70, tanto che nel 1979 e nel 1981 fece due tour nel loro Paese. Ma a parte questo exploit, fino alla metà degli anni ’90 aveva abbandonato la carriera musicale e aveva fatto l’operaio, e saltuariamente l’attivista politico a favore dei più deboli (candidandosi persino alla poltrona di sindaco della sua città nel 1989). Ora invece, all’età di 71 anni, si gode fama e successo andando in giro in tutto il mondo a riproporre ipezzi da lui scritti più di 40 anni fa.
La musica di Rodriguez possiede tutto il fascino necessario per meritare il successo. L’influenza principale è certamente Bob Dylan e i cantautori folk americani; il modo di suonare la chitarra di Rodriguez richiama però il “rasgueo” latinoamericano. I suoi testi sono sempre molto vicini alle più pure miserie dell’esistenza, e vanno dalla richiesta di riscatto come nelle strofe “I opened the window to listen to the news But all I heard was the Establishment’s Blues…. This system’s gonna fall soon To an angry young tune ” (This is not a song, it’s an outburst: or the Establishment’s Blues, da Cold Fact), “Cos Papa don’t allow no new ideas here And now he sees the news, but the picture’s not too clear” (Inner City Blues, da Cold Fact) “Cause I lost my job two weeks before Christmas And I talked to Jesus at the sewer And the Pope said it was none of his God-damned business While the rain drank champagne” (Cause, da Coming From Reality) al canto di amori falliti: But thanks for your time Then you can thank me for mine And after that’s said Forget it (Forget It, da Cold Fact) Of the dreams we dreamt together Of the love we vowed would never Melt like snowflakes in the sun My days now end as they begun (I think of you, da Coming From Reality), fino a diretti riferimenti alla droga “Sugar man, won’t you hurry ‘Cos I’m tired of these scenes For a blue coin won’t you bring back All those colors to my dreams Silver magic ships you carry Jumpers, coke, sweet Mary Jane“. La poetica Dylaniana sembra rimanere sempre il faro di Rodriguez; questo fanno per esempio pensare pezzi come Crucify your mind (un attacco a chi crede di essere “di più” rispetto al resto del mondo come lo era Like a Rolling Stone) e A Most Disgusting Song (una descrizione della “fauna” da bar nella tradizione di Desolation Row), entrambi dall’album Cold Fact. Non mancano nemmeno canzoni dal richiamo più commerciale ma sempre con tensioni profonde come I Wonder (Cold Fact) e To Whom It May Concern (Coming From Reality) e più espliciti richiami al mondo del blues come con Establishment Blues e Inner City Blues (entrambe da Cold Fact). Partendo da questo impianto, i produttori dei suoi dischi (i quali, secondo la storia che ci racconta il film, pescarono Rodriguez nei locali hippie di Detroit, aneddoto che anche qui richiama il modo in cui fu scoperto Bob Dylan) furono molto abili nel confezionare i prodotti, tanto che musicalmente appaiono ben inseriti nel contesto del momento, scegliendo inoltre anche abili musicisti di accompagnamento; su Sugar Man ci sono varie bizzarrie sonore di beatlesiana memoria, Only Good For Conversation ha distorsioni di chitarra tipiche da garage rock acido dei ’60, qua è là (per esempio su Hate Street Dialogue) troviamo vari parti di chitarra in stile psych rock. Sul secondo disco, Coming From Reality, c’è forse qualche orpello in meno e più attenzione alla chitarra acustica, ma ancora grande attenzione all’arrangiamento complessivo, con tanto di violini (per esempio su It started out so nice). Tutto sembrerebbe essere stato costruito per sfondare.
E allora perché Rodriguez non ce l’ha mai veramente fatta? Perché non fece il botto già negli anni 70 almeno a casa, negli USA, e in particolare a Detroit, uno dei centri musicali americani più importanti? Sulla rete le varie interpretazioni si sprecano, e non essendo nessuno ad arrivare ad una spiegazione unitaria, dobbiamo raccoglierle tutte: si va dall’incolpare la scarsa distribuzione a descrivere Rodriguez come una persona troppo timida, umile e schiva per portare avanti con la necessaria spavalderia la sua carriera musicale e il suo buon nome (carattere che ancora gli appartiene, pensiamo per esempio a come rinunciò, nel 2012, ad andare a ricevere l’Oscar perché a suo avviso la sua presenza avrebbe distolto l’attenzione da chi il film l’aveva realizzato). E certo non possiamo dimenticare che in quel momento storico la scena musicale accoglieva capolavori come After The Gold Rush di Neil Young, Plastic Ono Band e Imagine di John Lennon, Bridge Over Troubled Water di Simon & Garfunkel, All Things Must Pass di George Harrison, e Dylan dopo un periodo un pò opaco tirava fuori un buon New Morning, solo per elencare dischi che si collocano più o meno nel filone musicale in cui tentò di inserirsi Rodriguez. Eppure Cold Fact e Coming From Reality avevano tutta la profondità necessaria per aspirare a competere con i grandi, e conquistarsi quantomeno una fettina di attenzione, eppure non successe…
Ci tocca allora ringraziare il paziente lavoro della cinematografia indipendente, che è riuscita senza dubbio a farci conoscere una personalità vera, pura, genuina e farle conquistare persino il palcoscenico luccicante di Hollywood.
Christian Dalenz