Mar 042012
 

So di rischiare la retorica, la melassa ed il buonismo da quattro soldi che sempre accompagna l’elegia funebre di un artista, soprattutto quando si tratta di un personaggio tanto popolare e quando negli ultimi giorni in tanti si sono prodigati a raccontarne aneddoti, virtù e meriti, senza risparmiare nemmeno una lacrimuccia ed i soliti, fastidiosissimi ed inutili applausi al passaggio del feretro. A peggiorar le cose ed a far crescere i dubbi sull’opportunità di pubblicare queste righe la considerazione che già da parecchi anni Lucio Dalla aveva smesso di proporre nuove canzoni degne del suo straordinario repertorio pubblicato tra gli inizi degli anni 70 e metà degli 80. Così come altri cantanti della sua generazione si trascinava un po’ stancamente, avendo da tempo esaurito la vena creativa e geniale che lo aveva reso celebre.
Ciò nonostante, ho provato un acuto dolore nell’apprendere la notizia della sua scomparsa, forse proprio perchè continuandolo a considerare geniale nonostante un indiscutibile ed ineccepibile ricoglionimento senile, lo consideravo l’unico della sua generazione in grado di creare ancora la magia dell’emozione, di riaccendere la scintilla del brivido; chi altri se non lui? Edoardo Bennato, che non azzecca un disco da ormai trent’anni? quell’odioso di Roberto Vecchioni, riesumato e resuscitato col Sanremo 2011 in nome del politically correct? Francesco De Gregori, da tempo ormai costretto a riscaldare la sua minestra, per quanto saporita e degna comunque di essere assaporata (cum grano salis)?
Solo Lucio Dalla avrebbe potuto (ed a volte è riuscito a farlo), proprio perchè aveva mantenuto lo sguardo vispo da folletto, sempre comunque attento alle novità culturali e con la curiosità che da sempre lo accompagnava e che lo rendeva unico ed inconfondibile.
Restano le grandi canzoni ed il mio invito è di andare a riascoltare quelle meno note e meno riproposte negli ultimi giorni, quelle della collaborazione con Roberto Roversi, da Il giorno aveva cinque teste ad Anidride Solforosa, per finire poi col capolavoro assoluto, Automobili, a mio avviso il punto più alto della sua carriera di musicista. La poesia di Roversi avrebbe permesso la nascita del Lucio Dalla cantautore immenso ed irraggiungibile di Cosa Sarà, Anna e Marco, Futura e Come è profondo il mare. Buon ascolto a tutti

Fabrizio Forno

  2 Responses to “Senza Luci(o)”

  1. Bello, condivido…. Bravo Fabrizio!

  2. Non c’è retorica in quello che hai scritto. La morte di ogni uomo ci diminuisce come recita John Donne e quella improvvisa, inaspettata, di un artista come Lucio Dalla che ha scritto canzoni che sono state la colonna sonora di momenti grandi e piccoli delle nostre vite ci diminuisce un pò di più.
    Grazie Fabrizio per aver avuto il coraggio di sfidare la retorica. Ti seguo e copio alcuni versi della canzone “Il cucciolo Alfredo”. Era il 1977 e sembra oggi.

    C’e` guerra nei viali del centro,
    dove anche il vento e` diverso,
    son diversi gli odori per uno che viene da fuori
    un grande striscione con uno scudo e una croce
    e una stella cometa,
    la reclame di una dieta,
    pistola alla mano la citta` si prepara
    a sommare il danaro,
    a una giornata piu` amara.

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