Giu 202016
 

Steve Howls:Holding back my days (Sherpa Records 2015)
★★★☆☆

Ripartiamo ancora nell’ascolto dell’Italia che suona e partiamo con Steve Howls, non lasciatevi ingannare dal nome, Steve Howls in realtà si chiama Stefano Laruccia, residente in quel di Milano, ma con Copenhagen nel cuore. E’stato proprio nella città danese che ha trovato la Consapevolezza di iniziare a scrivere canzoni e intraprendere questa scelta di vita.
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Stefano ha scelto il cognome “Howls” nel senso di “Ululare”, come un lupo che ulula alla luna, ma in realtà non c’è nulla di ululato in questo ep di 4 brani. Ma sicuramente Steve,per proposta musicale, è decisamente un lupo che si stacca dal branco decidendo di percorrere una strada basata su un intensità molto rara che pervade i 4 brani che sono 4 storie personali im musica.
Colpisce subito la grande personalità sin dalla prima “White Walls”, suoni acustici con un elettronica minimale che mette in risalto la bella voce di Steve.Il tutto in un elegante digipack. Un songwriter da tenere d’occhio per la sapiente miscela di suoni e per il suo storytelling.

Itreninonportanoqui:Car Sharing ep( Autoproduzione 2015)
★★★☆☆

Un trio che si muove tra Campania e Piemonte e scoperti durante il concerto di Blindur ovvero Massimo De Vita attivissimo musicista e produttore campano che abbiamo già incontrato qua su Slowcult. Massimo De Vita produce questo secondo ep per il trio che ho visto aprire il concerto romano di Blindur allo Sparwasser di Roma.12523822_558594304319597_3585136614683653647_n
La formazione delivera quattro deliziose traccie in questo “Car Sharing ep”. Storie di gioie, speranze, amori e rivoluzioni dalla Terra dei fuochi. Cosi si definiscono e in effetti i brani sono deliziosi quadretti con melodie che si stampano dentro e ti ritrovi nei giorni dopo a ricordare e a cantare tra te e te.Anche dal vivo la band sa coinvolgere e come spesso dico aspetto dopo 2 ep un esordio alla lunga distanza. Un altro segnale di come la scena casertana sia viva, di qualità e con tanta voglia di viaggiare e raccontare storie. Ultima nota il cd è mixato e masterizzato in quel di Dublino.

 

 

Grand Mother Safari:Holding back my days (Hopetone 2016)
★★★☆☆

untitled.Ora prendiamo il traghetto o l’aereo e rimaniamo sempre in Italia, ma sponda sarda. I Grand Mother Safari sono al primo disco. Si definiscono Afro Jazz, Psichedelia, Art Rock e sin dalla prima traccia ” A life show” la band dimostra di non lasciare nessuna concessione alla commerciabilità della loro offerta artistica, grandi ritmi, ossessivi, un brano cacofonico a tratti disturbante.
Un vero viaggio sonoro per sax, tromba, synth, piano Rhodes, chitarre, voci e basso. Tanta psichedelia, jazz, melodie che si insinuano. Un disco molto Seventies, con tutta la libertà che si poteva respirare all’epoca, massima libertà creativa come quella che nel 2016 arriva da questo flusso sonoro.

Recensioni di Fabrizio Fontanelli

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