Esdem, A Latex Society
(Cold Noise Records – 2011)
A luglio, come si sa, si svolgono gli esami di maturità. Non deve sorpendere quindi che la band marchigiana degli Esdem abbia scelto proprio quel mese estivo per pubblicare un nuovo album. E l’esame risulta superato a pieni voti, non solo perchè viene confermato quanto di buono già espresso col precedente You can’t talk about indie rock, ma per essere riusciti nella non facile impresa di spostare più in alto l’asticella e superarla agevolmente. Conclusa l’esperienza con la label vicentina Black Nutria, ecco i nostri approdare alla distribuzione digitale con la ColdNoiseRecords, preceduta dalla pubblicazione di un EP in abbinamento alla prestigiosa rivista Blow Up, ben lieta di abbinare la vendita del CD al numero doppio di luglio/agosto (e scusate se è poco..) Maturità, dicevamo, sia nella composizione che nella cura dei suoni, così come nella stesura dei testi, a partire dalla title track dalle inquietanti domande (che succede, dove siamo cresciuti, cosa ci hanno insegnato, chi vuole la nostra distruzione?) e dalle disarmanti constatazioni (gli uomini saggi sono scomparsi, ci hanno dimenticato, siamo i figli indesiderati) dipingendo di questa società di gomma un quadro a tinte fosche ma mai totalmente disperate. Abbiamo raggiunto telefonicamente la band che sta provando il live che accompagnerà nei prossimi mesi la promozione dell’album e parlando con il vocalist Simone ma soprattutto col chitarrista Tommaso abbiamo condiviso l’impressione che l’eredità musicale, l’humus in cui ha germogliato ed è cresciuta quest’opera è più da ricercarsi nella tradizione europea (Sigur Ros e Notwist in primis) che in quella più espressamente anglosassone. La produzione di Giulio Favero ha impreziosito e dato smalto alle brillanti idee messe in campo dagli Esdem ed il risultato è davvero di caratura internazionale. Dopo la lennoniana My Tears di apertura seguono brani acidi e grintosi (Doctor, con una rotondità di suoni degna dei Depeche Mode di Ultra) atmosfere trip-hop (Sure, forse il brano migliore di tutta la tracklist) suggestioni ambient (50 minutes) e più in generale un andamento sinuoso ed ondeggiante, che si sviluppa e cresce d’intensità per poi andarsi a chiudere con Goodbye Child ed Alice, dalle atmosfere più rarefatte che ci riconducono alle tematiche del precedente lavoro, quasi a voler comunque marcare un segno di continuità nella discontinuità. Siamo curiosi di verificare dal vivo la crescita e la raggiunta consapevolezza dei propri mezzi e delle indubbie capacità artistiche, nella certezza che il palco confermerà quanto di buono abbiamo ascoltato in queste 10 preziose ed intense tracce.
Per chi fosse interessato, sul sito http://www.esdem.it/latex.swf è possibile l’ascolto in streaming dell’intero album o l’acquisto dei brani in download.
Recensione di Fabrizio