Bruce Springsteen: High Hopes(Columbia 2013)
Anche noi di Slowcult non possiamo esimerci dal parlare di una delle uscite discografiche dell’anno, già ampiamente discussa e analizzata in miriadi di blog, siti, giornali ecc.
Per i più attenti si era carpito qualcosa nei mesi passati, rumours impazziti di un nuovo disco erano circolati sulla rete sin da quando era trapelato che durante la leg australiana del “Wrecking Ball tour” Bruce, la E Street Band e Tom Morello (chitarrista dal passante militante nei Rage Against the Machine, grande amico di Bruce e per quelle date sostituto di Little Steven occupato in Norvegia per “Lilyhammer” serie televisiva di grande successo) avevano fatto delle sessions in studio.
I suggerimenti di Morello hanno trovato terreno fertile in un fervore creativo di Springsteen, un fervore alla massima potenza sin da quando Clarence Clemons è mancato.
Appunto Tom Morello.
Tom non è nuovo dal dividere palco e registrazioni con Bruce, il chitarrista è presente anche in qualche brano di “Wrecking Ball”, ma “High Hopes” si deve principalmente al suo input e al feeling con Springsteen.
Ogni uscita discografica di Bruce Springsteen come al solito divide in fazioni, tra chi ama incondizionatamente il Boss, tra chi critica le sue ultime produzioni in studio sin dall’arrivo a bordo di Brendan O’Brien come produttore,tra chi vede Morello come un prezioso innesto nel suono Springstiniano e tra chi vede Morello come pietra dello scandalo per aver portato altrove Bruce con suoni e atmsofere assolutamente fuori contesto.
Perchè solo una cosa mette tutti d’accordo: il Bruce Springsteen performer e i suoi leggendari shows.
Ma arriviamo a “High Hopes”.
Premessa d’obbligo: Bruce a 64 anni nel bel mezzo di un tour sfiancante e impegnativo come il “Wrecking Ball” trova il tempo, le energie, la voglia di rimettersi in gioco, mischiare le sue carte, riprendere dei brani suoi e dargli un suono come lui desidera, aprendo il suo archivio musicale e a tarda notte mettersi a selezionare brani che erano rimasti fuori dai suoi precendenti lavori pensando a una loro collocazione..
E’assolutamente interessante leggere una lunga intervista a Ron Aniello produttore di “Wrecking Ball” e co produttore di “High Hopes” che racconta di come questo lavoro è nato in un modo assolutamente non canonico per un artista come Springsteen. L’avere un pugno di canzoni che Bruce voleva far uscire era un progetto di difficile compimento con un tour lungo 2 anni. Da qui le sessions via chat con Aniello in Australia, appunto con Tom Morello, e lavori a mozzichi e bocconi nelle varie pause ottimizzando i tempi e le energie (il tutto mettendo via per il momento un altro disco questo con tutti brani incisi all’epoca di “Wrecking Ball” al quale Ron Aniello sta lavorando al momento).
E il risultato è un disco discontinuo si, ma che ha i suoi grandi momenti. Discontinuo perchè si va dalla splendida “The Wall” proveniente dagli anni’90 (e dove si sente anche il compianto Danny Federici) sino a outtakes di “The Rising” come “Harry’s place” e a riprese di brani come “The Ghost of Tom Joad” (qua in versione elettrica con un Morello protagonista) e ad “American Skin (41 shots) brano famoso per le sue versioni live, ma mai inciso precedentemente.
E la stessa “High Hopes” cover di un brano degli Havalinas era già stata incisa da Bruce e la E street band, ma qua rivive con Tom Morello che suggerì proprio a Bruce questo brano quando suonarono in Australia. Dunque è il brano che in effetti ha dato il via all’intero progetto discografico.
Bruce è assolutamente più rilassato, come lo stesso Aniello conferma, e non ha più intenzione di far passare anni e anni tra un’uscita discografica e l’altra. Un tempo un’uscita discografica di Bruce era un evento, ora tra nuovi dischi, film al cinema, biografie, box set, tour, Bruce è ovunque.
Vederlo live al Jimmy Fallon show a presentare dei brani di “High Hopes” per la prima volta live fa capire sempre più che abbiamo bisogno di artisti come Bruce in giro, e non parlo solo di qualità di scrittura, ma di come ci si debba sempre mettere in gioco a qualsiasi età.
E brani come la cover dei Saints “Just like fire would” o “Hunter of invisible game” meritano l’acquisto di questo cd uscito assieme a un dvd dove Bruce e la E street Band eseguono l’intero “Born in the Usa” live durante il “Wrecking Ball tour”.
Peccato che la location scelta è stata per l’ennesima volta quella di Londra, visto che l’atmosfera di Milano fu veramente irripetibile.
Recensione di Fabrizio Fontanelli