Estragon, 13 Novembre 2009, Bologna
Venerdì 13 novembre; l'appuntamento è per le 21. L'Estragon si appresta ad accogliere nuovamente i Perturbazione, per la terza tappa del “Preliminari Tour”. Entriamo e… Loro sono lì, che sorseggiano amari post-cena. Amichevoli e disponibili. Ci vengono incontro Elena e Gigi.
Domanda d'obbligo “preliminare”: quanto ci farete assaggiare del nuovo album stasera?
Elena: “Risposta secca: due pezzi… Tra l’altro anche molto diversi tra loro perché il prossimo album vorrebbe essere un’accozzaglia di cose senza senso… (ridiamo) In realtà è tutto molto in lavorazione: stiamo scrivendo molte cose, con spunti e stili diversi, quindi questo è davvero solo un assaggino. Però ci fa comodo provare anche sul palco e poi è sempre bello suonare prima di registrare: i brani acquistano un’identità diversa”.
Anche perché c’è una nuova formazione…
Elena: “Sì, anche perché c’è un nuovo bassista (Alex Baracco, nda) ed è al suo primo tour…”
Gigi: “E poi l'idea di base del Preliminari Tour era anche quella di rompere lo schema di chi va in tour dopo aver pubblicato un disco… Anche se suoneremo solo due pezzi nuovi sicuramente si vivrà un’atmosfera generale particolare.
Non abbiamo ancora bene in mente di che cosa parlerà il nuovo disco, ma sicuramente sarà legato a cosa vogliamo portarci dietro e cosa, invece, vogliamo lasciarci alle spalle…”
Beh, ormai alle spalle ci sono venti anni di carriera, cinque dischi, uno in fieri, oltre 400 concerti… e qualche figlio in più. Cosa è cambiato nei Perturbazione in tutto questo tempo e cosa rimane immutato?
Elena: “C’è stato un anno di mia assenza causa maternità; sono nati tanti bambini nel gruppo, tutti abbiamo figliato e ci siamo riprodotti tant’è che stiamo già preparando i nuovi Perturbazione…! In realtà con i “Preliminari” risaliamo sul palco in sei, dopo il tour acustico dell’anno scorso senza basso e batteria. Questo è un po’ un ricominciare, portandoci dietro i pezzi che ci stanno più a cuore, lasciando però spazio alla fantasia”.
Gigi: “Il movente principale di questo tour era quello di divertirci e di divertire. Abbiamo inserito i due nuovi brani tra pezzi già conosciuti da In circolo in poi, con una scaletta abbastanza serrata. L’idea era quella di gustarsi per un attimo il momento che si sta vivendo: siamo andati avanti spesso cercando sempre di investire… però abbiamo perso un po’ l’età della coscienza: non facciamo più le cose perché è necessario farle ma solo se hanno una specie di sostanzialità. Per noi in questo momento è così. Un altro dei motivi per cui abbiamo deciso di uscire di casa è per questa urgenza di comunicare che coinvolge tutti, per incontrare altre persone”.
Elena: “Questa urgenza la si riscontra soprattutto in Tommaso, che non ha un modo di porsi da frontman, e che in qualche modo ha fatto della sua timidezza e della sua emozione una via per questo incontro con chi ci ascolta, in passato andando direttamente fra il pubblico, poi per un po’ di tempo non l’ha fatto… Ora devo dire che in queste due date si è lanciato di nuovo oltre la barricata e questa è una cosa bella: significa un po’ spezzare gli schemi. Come fare un tour prima di pubblicare un album, insomma”.
Gigi: “Il problema è che il MEI è lo specchio di tutto ciò che viene fuori durante l’anno e quindi non fa altro che fare un censimento delle cose che hanno fatto notizia e riproporle. Ma la musica indipendente è proprio quella che non fa notizia…”
Elena: “…quella che viene raccolta nei grandi bidoni sopra i banchetti, per intenderci, dove ognuno porta la sua demo…”
Gigi: “Esatto. Il motivo per cui noi abbiamo deciso anni addietro di non ritirare il premio come Miglior Tour, nella speranza che qualcuno più giovane di noi avesse qualche chances era proprio quello: basta sfruttare sempre i soliti nomi. Proprio il MEI dovrebbe essere un elemento di rottura anche con gruppi come il nostro. E invece, purtroppo e giustamente, chi ha una briciola di potere cerca di mantenerla perché è difficilissimo averla e ancor di più mantenerla. Il problema è che in Italia non esiste un ricambio fisiologico delle cose… Ma questo in tutto: vale per chi lavora, per chi fa politica, per chi suona. Sarebbe bello se in Italia, in generale, si riuscisse ad infondere un po’ più di fiducia; a volte, i gruppi si sciolgono per sfinimento”.
A proposito di Bel Paese, nel vostro blog e sul vostro sito scrivete: “se fossimo nati in America o in un'altra Italia saremmo riusciti nell'obiettivo di autosostenerci economicamente”… Di quale altra Italia si parla?
Gigi: “Beh, innanzitutto c’è una differenza numerica: in America c’è sicuramente un mercato più ampio e si avverte un clima di fiducia generalizzata; ed è comunque un Paese che viene ancora percepito allo sfascio. Qui in Italia hai la sensazione di essere… neanche al Terzo Mondo, perché perfino nel Terzo Mondo ci sono delle pulsioni più vitalistiche rispetto alla stagnazione che stiamo vivendo”.
Elena: “In linea di massima in altri Paesi la figura del musicista è ufficialmente riconosciuta. Qui si è costretti tutti a fare degli altri lavori per riuscire a mantenerci, però poi viene pretesa una professionalità della prestazione… Mantenere questa vita non è così semplice, ci vogliono energie, tempo e denaro… Spesso fare il musicista diventa un’attività per chi se lo può permettere”.
Cosa vi sentite di consigliare a chi cerca di vivere di musica in questi tempi?
Elena: “Di provarci, sicuramente. Di seguire la propria passione, di prepararsi al meglio che può perché gente che suona in giro ce n’è tantissima, di guardarsi intorno e di non chiudersi nel proprio giardino: il rischio è di salire su un podio che poi scopri non essere assolutamente reale”.
Gigi: “Esempio pratico: ho avuto la fortuna e quasi l’imbarazzo di conoscere Syria e di suonare con lei anche in posti dove non sarei mai arrivato e che non pensavo mai nella mia vita di incrociare… E di vedere, che ne so, Ron esibirsi piano e voce e pensare: “Cavoli, quanto è bravo!”… E ti rendi conto che, purtroppo, in Italia c’è una musica che è passata per certi canali disumanizzanti… Dal canto mio, l’unica cosa che mi sento di dire a chi vuol fare musica è: “Basta con questi testi finti-criptici, con questo cut-up alla Marlene Kuntz che può funzionare per Cristiano Godano ma che… lasciano il tempo che trovano”! Meglio parlare delle cose che ognuno vede, della sua vita, di ciò che fa: se vive in un paesino descriva quello che c'è nel paese, perché è quella la vita di tutti i giorni. Musicalmente, poi, scopro che i gruppi che suonano oggi sono molto più preparati ed evoluti perché ormai hanno macinato talmente tanta di quella musica… E, soprattutto, oggi, con internet, è tutto a disposizione… Noi, invece, dovevamo andarla a cercare massonicamente perché non si trovava!”
(All'allegra combriccola si aggiunge Tommaso, dopo un “ritiro spirituale pre-concerto”…)
A proposito di internet, in una recente intervista, avete definito i navigatori affetti da “bulimia da connessione rapida”, pieni zeppi di musica che non ascolteranno mai. Pensate che la rete serva solo a rimpinzarsi oppure può avere un suo ruolo all’interno del mercato musicale?
Tommaso: “Moltissimo, ce l’ha sicuramente. Il ruolo più importante dovrebbe essere riservato alla critica, che dovrebbe filtrare il mare enorme di cose che ci sono e indirizzarti sulle cose migliori… Dal canto tuo, devi essere bravo a trovare quelle voci più vicine alla tua sensibilità. Il problema è che siamo un po’ diventati tutti recensori di tutto… che è un incredibile senso di libertà momentaneo, una piccola ubriacatura appunto; però poi ti rendi conto che non puoi avere tutto ‘sto tempo”.
Ascoltate molta musica di artisti emergenti?
Gigi: “Io recentemente ho partecipato ad Arezzo Wave in veste di selettore… Ed è una cosa che mi è piaciuta molto fare, anche perché ultimamente mi appassiono difficilmente alla contemporaneità…”
Elena: “…che è un segno tantigibile della vecchiaia che avanza…
Gigi: “Assolutamente sì; ed è anche una sfida persa con te stesso: quella di rimanere sempre aggiornato sul nuovo che avanza. Ad un certo punto non so cosa succeda ma non ce la fai più: ti sembra di ascoltare sempre le stesse cose… E allora è molto più bello per me riuscire ad entrare in contatto con dei gruppi più giovani perché riesci a conoscerli meglio, ad entrare nel loro mondo e magari riesci ad essere pure utile per certi piccoli versi”.
Tommaso: “In tanti ci lasciano il loro demo e abbiamo sempre cercato di rispondere a tutti. Ogni tanto ti ritrovi con la tua bella piletta di album da ascoltare; ed in quella piletta lì ci sono passati gli Amycanbe di Ravenna, i Marcilo Agro e il Duo Maravilha di Novara, Atthebusstop di Pesaro, Marco Notari per il quale ho fatto un video (“Porpora”, nda)…”.
E a proposito di collaborazioni… In questo periodo avete pubblicato in 999 copie un vinile tratto dallo spettacolo “Le città viste dal basso”, che ha visto la partecipazione del gotha della musica indipendente, da Bianconi dei Baustelle a Manuel Agnelli degli Afterhours… Oltre la data recente a Torino, ne sono previste altre?
Gigi: “Ad ottobre del 2010 ci saranno sicuramente due date, una a Pisa e l’altra a Marsala in collaborazione con la Scuola Holden di Torino … E’ uno spettacolo molto difficile da organizzare… e molto più facile inserirlo all’interno di festival ad hoc sulle città e le narrazioni”.
Però pubblicare un vinile nell'era di Internet…?
Gigi: “…sì, ma cosa facciamo per contrappasso? Abbiamo deciso di fare un regalo di Natale tramite il nostro sito a tutti coloro che ci seguono. In tutti questi anni abbiamo collaborato con la casa editrice torinese Loescher per musicare i libri scolastici di testo per l’insegnamento della lingua inglese. Abbiamo così riempito i nostri cassetti con circa una cinquantina di brani che sono rimasti inediti al grande pubblico. Ora, grazie anche a un accordo con la Loescher, a partire dal primo dicembre regaleremo ogni due giorni una canzone in streaming e Il 23 dicembre si potrà scaricare gratuitamente dal nostro sito l’album completo, con un artwork e una copertina. i intitolerà “Enlarge your English”.
Oltre ad essere il vostro cantante, Tommaso si diletta in animazione e regia. Abbiamo prima accennato al videoclip realizzato per il brano “Porpora” di Marco Notari. Chiedo a chi di voi scrive i testi: quanto sono importanti le arti visive e la narrazione di una storia?
Tommaso: “Molto. Anzi, a dirla tutta vorremmo scrivere di più in forma di storia nel futuro; “Battiti per minuto”, ad esempio, è una piccola storia in terza persona… De Andrè era un maestro in questo. Siamo sempre partiti dalla prima o dalla seconda persona… vorremmo cercare di usarla di più”.
Elena: “In realtà ci sono due stili per quanto riguarda i testi dei Perturbazione: lo stile di Tommaso, più di pancia, più emozionale… E poi quello di Gigi che è invece uno stile un po’ più politicizzato… anche più ironico, con i giochi di parole alla “Il senso della vite”…”
Gigi: “Stimo molto Tommaso perché quando scrive è assolutamente senza filtri, riesce assolutamente a dire quello che vuole dire, anche se può sembrare banale… mentre invece io ho sempre questo freno del fatto che poi la canzone si deve proporre per cui sono molto più artificioso di lui. In tutti questi anni abbiamo preso molto l'uno dall'altro, ed ora possiamo dire di aver raggiunto un buon punto di equilibrio”.
Durante le giornate del MEI verrà presentata la compilation “Dal profondo”, promossa in collaborazione con l'AMREF, i cui ricavati verranno utilizzati per la costruzione di un pozzo in Africa. Per la prima volta in Italia, su due cd audio, vengono raccolti 174 mp3. Voi partecipate con il brano “La rosa dei 20”. Com'è nata questa collaborazione?
Tommaso: “E’ nata da un’idea dei fratelli Severini (Gang); ci è sembrata subito un’iniziativa molto spontanea: ci hanno inviato una mail, ci è piaciuto il gesto e abbiamo aderito. Tutto molto semplice”.
Ultima domanda “scomoda”: vi siete lasciati alla spalle un’importante esperienza con l’EMI, da voi definita “emotivamente prosciugante”. C’è qualcosa che comunque vi rimane di quell’esperienza?
Elena: “Sì, un bellissimo cartellone con un enorme membro maschile…”
Gigi: “…che tra l’altro compare nel video di “Nel mio scrigno”… Io continuo a sostenere che le major sono il posto migliore dove un’artista possa approdare. Il problema è che le etichette discografiche non sono dei contenitori vuoti ma sono costituiti da persone e quindi dipende anche dalle circostanze in cui le persone si incontrano. Noi, con la EMI, purtroppo non ci siamo incontrati”.
Peccato o per fortuna? Nel dubbio, aspettiamo con ansia il nuovo album…
Intervista di Silvia Cervellera
Foto di Rosa Paolicelli
One Response to “Perturbazioni Preliminari: due chiacchiere con la band”
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complimneti per le foto. ai perturbazione i complimenti non li faccio neanche più senno divento monotona:D