Giu 052013
 

Perturbazione: Musica X, Mescal 2013

★★★★☆

In occasione dell’uscita in abbinamento con il numero di maggio della rivista XL (in edicola fino al 10 giugno) del nuovo album dei Perturbazione ‘Musica X‘ ed in attesa di poterli nuovamente ascoltare dal vivo (a Roma è confermata la data del 27 luglio a Villa Ada) abbiamo avuto l’opportunità di raggiungere telefonicamente Tommaso ‘Tomi’ Cerasuolo, cantante della band di Rivoli, per una lunga chiacchierata attorno a quest’ultima opera, di certo un punto di svolta nella più che decennale attività discografica dei Perturbazione. Dopo il capolavoro doppio ‘Il nostro tempo rubato’ risalente ormai a tre anni fa, un’opera complessa, articolata che ha rappresentato la summa del loro percorso creativo, sia dal punto musicale che dei testi, non era certo così scontato riuscire a ripetersi ad alti livelli, soprattutto cambiando di parecchio non solo il contenuto dei brani, sempre profondi ma sicuramente più ironici e taglienti, ma soprattutto i suoni. Grazie alla produzione di Max Casacci dei Subsonica assistiamo ad uno scenario musicale che attesta l’esigenza di trattare tematiche della seconda decade del millennio con suoni e timbriche più al passo coi tempi. Si parli pure di svolta pop, ma nel senso più alto del termine, in una miscela riuscita e ottimamente calibrata davvero gradvole che fa crescere il piacere di ogni nuovo ascolto.
Ecco dunque il resoconto non di un’intervista, piuttosto di una piacevole conversazione con un vecchio amico di slowcult, sin dai tempi delle ‘perturbazioni preliminari‘ e della slowfesta d’autunno del 2010.
Slowcult: Cominciamo dal packaging del precedente album, una custodia di cartone da pacchi che rappresentava l’imballo per un trasloco, quasi a lasciar presagire un imminente cambiamento e quindi preannunciare un punto di svolta e la grande novità di suoni, magari non di tematiche ma di certo di modalità di racconto di questo nuovo lavoro.

Tommaso Cerasuolo: Sì, è vero, sembra come se il gruppo abbia traslocato, come se tutti i temi diversi ed eterogenei trattati ne “Il nostro tempo rubato” avessero trovato una diversa collocazione anche se in realtà è sempre il nostro mondo fatto di domande, di dubbi e di voler sempre battere dove il dente duole: entrambe le copertine sono nate da una mia idea ed il contrasto è anche a livello cromatico. Apparentemente la copertina nuova è una mirror ball, ovvero quanto di più pop, addirittura ‘disco’ si possa immaginare, ma in realtà è sbucciata e si sta sfaldando, ha un interno nero ed oscuro: ci piacciono della vita tutti quei momenti in cui le persone vanno un po’ in crisi, ed in quella crisi c’è sempre un elemento rivelatore di se stessi, non necessariamente negativo, spesso poetico, sempre vero e rivelatore di tutte le contraddizioni che ciascuno di noi ha: un macellaio che abitualmente ha a che fare con animali morti che improvvisamente si commuove davanti ad un film strappalacrime, oppure uno spietato avvocato che ha un’improvvisa crisi di coscienza….c’è sempre una scatola che ci viene costruita attorno, delle gabbie spesso create da noi stessi da cui a volte cerchiamo di evadere. Io credo che la frase che meglio racchiude questi concetti si trovi nel brano finale del disco, legàmi, che dice ‘che cosa tiene insieme il sangue e il donatore, che cosa rende uguali i nostri passi’, ovvero qual è la colla del mondo che ci invischia, ci rallenta i movimenti e a volte ci blocca? Come mai tutto fatica così tanto a modificarsi e qualsiasi cosa sembra così complicata, specie in quest’epoca? Però la colla è poi allo stesso tempo quella che ci unisce, che ci permette di non crollare, di scambiarsi quotidianamente delle cose , anche con delle forme ‘viziose’, ma alla fine il mondo gira, ecco, proprio come la mirror ball della copertina

S: C’è un altro verso ad inizio album, nel brano ‘chiticapisce’ che mi ha colpito, quando canti essere foglia che il vento attraversa, senza nemmeno farlo apposta, mi sembra renda bene il disagio ed i dubbi di un quarantenne che improvvisamente si ritrova adulto, e subisce le domande e le incertezze anche nel rapporto di coppia, così come affrontato nella successiva ‘diversi dal resto
TC: Hai detto bene, tutto è anche legato all’esser diventati genitori, c’è una riflessione generale anche sulla coppia e sui rapporti sociali in generale: il rapporto conflittuale con i nostri genitori dall’adolescenza in poi, quando diventiamo a nostra volta genitori si modifica e cominciamo ad avere interesse a tanti aspetti della loro vita da cui fuggivamo o che ignoravamo, si arriva a stimarli di più, a capire meglio certe dinamiche, anche se hanno commesso delle grandi cazzate, sei più comprensivo e sei disposto a perdonargliele volentieri, ma anche se non sei genitore si raggiunge comunque un’età in cui si perdono delle certezze, che a volte riconosci come gabbie ideologiche, che se apparentemente sembrano aiutarci a vivere, nella realtà è come se usassimo un cannocchiale al contrario. Parlando di una coppia, sono solito usare la metafora dei due binari, se non si mettono le traversine di legno il treno prima o poi deraglia. Cosa sono queste traversine: raccontarsi, mettersi a nudo: ovviamente non è possibile farlo sempre, nella quotidianità, però ogni tanto ci si deve sedere, si deve trovare il tempo e il modo di confrontarsi, di dire non solo ‘ti amo, ti desidero’ ma anche ‘ho questa esigenza diversa dalla tua’, oppure ‘raccontami cosa desideri tu’, perché nel riuscire a raccontare le nostre parti interne della mirror ball, quel nucleo nero, quella parete dentro, anche riguardo il sesso in tutte le sue declinazioni, altro tema dell’album, diventa fondamentale per sopravvivere senza rischiare di diventare schizofrenico.
S.: Un altro brano che ha colpito la mia attenzione, forse in quanto anch’io genitore, è ‘mia figlia infinita’, che parte come una specie di ninna nanna in ¾ per poi concludersi con una marcetta militare, sottolineando il tema delle ‘donne in guerra’, e del mondo spiegato ad una figlia con le preoccupazioni di un padre riguardo il futuro di questa piccola donna in una società che sembra non tutelarla, anzi di metterla continuamente in pericolo..
T.C.: La musica è di Gigi (Giancursi) su un mio testo, preso da un mio taccuino e che mai avrei pensato si sarebbe tradotto in canzone; ti ringrazio per questa tua ‘lettura’ legata alla questione femminile, perché allarga il discorso in ambiti a cui sinceramente non avevo pensato ma che trovo comunque pertinente: in realtà l’ho pensata più centrata sul rapporto genitori-figli, dedicandola alla mia primogenita. Da genitori si ha bisogno di non raccontare tutta la verità, pur nell’esigenza di svelare per gradi come è fatto il mondo, anche perché poi i figli comunque lo scoprono da soli molto più rapidamente di quanto immaginiamo. Cercando di non contraddirsi troppo, a volte edulcorando le cose a fin di bene…quando l’ho scritta avevo visto qualche film sulla prima guerra mondiale, come ‘Orizzonti di Gloria’ di Kubrick e ‘Niente di nuovo sul fronte occidentale’ che avevano scaturito un corto circuito pensando a come i figli a lungo idealizzino la figura dei genitori, assurgendoli a propri eroi, mentre nella realtà siamo dei cazzoni, privi di tutti gli strumenti e delle istruzioni per l’uso: alla fine più che a un generale finiamo per assomigliare a quei sergenti, che conoscono un po’ meglio il campo di battaglia ed a cui l’esperienza permette di dare qualche indicazione e cercare insieme qualche punto di riferimento.
S.: Facendo un piccolo passo indietro nella tracklist, il brano che dà il titolo al disco non sarebbe di certo esistito senza la produzione e l’influenza di Max Casacci e rappresenta una nuova testimonianza del potere salvifico della musica, anche se oggi la vostra è molto diversa da quella di dieci anni fa.
T.C.: La cosa buffa e che Max si è ritrovato questa musica più o meno come è sul disco, ovvero con tutta l’elettronica e il resto; noi l’avevamo cercato proprio perché lo ritenevamo la persona giusta ed in effetti questo è stato uno dei brani che lo ha colpito di più, sul quale volevamo andare per sottrazione rispetto alla nostra strumentazione tradizionale fatta di chitarre e violoncello e lavorare più su basso, voce e ritmica, il suo contributo è stato fondamentale per costruire questo sound, che in realtà parte molto poco da elementi sonori sintetici, in realtà è molto suonato in maniera analogica: tecnicamente vuol dire campionare una serie di voci e di suoni, utilizzando la tecnica del ‘loop’ ma utilizzando dei suoni reali e ‘caldi’.
Per ciò che riguarda i contenuti, la musica riesce sempre a unire, mai o quasi mai a dividere, è davvero la sottolineatura e l’esaltazione di quanto ci succede e ci circonda, prova a pensare ad un viaggio in auto con la musica giusta, oppure pensa a quando siamo bloccati nel traffico e la musica ci crea una specie di protezione, di uno speciale spazio tutto nostro che ci permette di superare lo stress e ci custodisce, qualcosa che ci solleva dalla condizione un po’ bestiale in cui siamo e ci eleva davvero fino al cielo.
S.: Il brano ‘Monogamia’ sembra essere quello che una volta si poteva considerare IL 45 giri perfetto, il singolo più accattivante, che acchiappa di più con un ritornello che resta impresso…
T.: Il tentativo è quello di levare al pop l’etichetta spregiativa di commerciale e banale, il riferimento se vogliamo è al Battisti di ‘Ancora Tu’ o in tempi più recenti ai francesi Phoenix. L’intento è quello di proporre canzoni che facciano pensare ma in una maniera più leggera Non c’è un disegno preordinato di voler tirare fuori a tavolino una melodia ‘paracula’, ogni musicista cerca di fuggire dal vacuo e dallo zuccheroso che stufa dopo tre secondi, o almeno per noi funziona così: non è che si scrive per misurare la temperatura della società o in generale di più persone possibili, col tempo impari che ci sono delle cose metaforiche che non sono solo della tua vita ma che possono colpire molta gente, come ad esempio succede nel brano ‘diversi dal resto’ che ambienta una storia di una coppia all’Ikea, un luogo dove le contraddizioni della coppia possono improvvisamente uscire fuori; non si può sempre affrontare un tema in modo didascalico o scientifico, ma bisogna inquadrare il mondo dall’altro per poi zoomare su un particolare, su dettagli anche pratici o apparentemente banali nei quali chi ascolta riesce a riconoscersi. Il pop per noi è un continuo passaggio da un piano totale del mondo, dell’universo, a un dettaglio strettissimo di un particolare, di un oggetto che ci permette di analizzare il discorso più ampio. In conclusione, per noi non esiste la barriera psicologica che stabilisce che una canzone è buona solo se viene fuori da un ambiente autoriale ed indipendente ed è cattiva se origina da un ambito più commerciale; Smokey Robinson stava giorni e giorni chiuso a scrivere per contratto centinaia di canzoni quasi a livello industriale eppure fece uscire fuori grandi indimenticabili canzoni. Non c’è un modo solo di scrivere che sia buono, puro e di qualità. Noi abbiamo voluto fare un album così, che uscisse dalle gabbie culturali e sfuggisse dagli schemi.
S: Parliamo delle collaborazioni, delle ‘ospitate’ presenti nell’album
T.C.:Sono nate tutte dalle canzoni, dal bisogno di un registro in più in quel singolo brano, ovvero il risultato di un’analisi che evidenziava questa esigenza di una voce in più che scatenasse un corto circuito interno alla canzone. Nel dettaglio, nel suo disco d’esordio Erica Mou aveva mostrato candore ma anche una grande sensualità, ci piaceva un contributo femminile e lei ci sembrava particolarmente adatta e credibile per un brano, Ossexione’ che descrive appunto l’ossessione per il sesso che non è solo maschile ma anche femminile, universale.
Luca Carboni è stato il nome su cui eravamo tutti d’accordo in un brano, ‘i baci vietati’, che tratta del rapporto tra genitori e figli, del fatto di avere o meno parlato di sesso coi propri figli-genitori; era bello mettere a confronto due voci, la mia e quella di uno di una generazione precedente alla mia; abbiamo sentito i suoi dischi e lui è uno che associ agli anni ottanta pensando che quelli siano stati anni di plastica, mentre invece Luca affrontava in modo intimo e malinconico tematiche ed argomenti molto profondi come l’eroina e l’alienazione. Non ci conosceva, gli abbiamo mandato i pezzi tramite alcuni contatti in comune, gli sono piaciuti ed ha accettato volentieri di collaborare.
Per I Cani, presenti nel brano ‘questa è Sparta’, li conosceva Gigi per averli invitati in una rassegna organizzata al Maison Musique di Rivoli, gli era piaciuto il loro sguardo ‘spietato’ quasi cinico che riesce a mettere in luce certe contraddizioni ed erano perfetti per quel brano lì che parla proprio delle contraddizioni legate al concetto di bellezza ed al culto del corpo così come viene letto trattato e vissuto oggi.
Più in generale, l’idea delle collaborazioni ci è sempre piaciuta moltissimo, sin dall’epoca della rassegna ‘le città viste dal basso’, una combinazione tra teatro, narrazione e musica che si nutriva proprio delle ospitate per raccontare le città che si visitavano, con modi a volte davvero distanti tra loro che si incontravano e si confrontavano sul palco, ad esempio far incrociare Emidio Clementi e Remo Remotti nel camerino per vedere che cosa usciva fuori e scoprire che così nascono anche grandi amicizie e sodalizi artistici. Anche qui una concezione ‘Pop’, ovvero non c’è un mondo di appartenenza, in cui te la canti soltanto tra amici, ma se possibile fai incontrare e ‘cortocircuitare’ situazioni diverse e distanti per far scaturire cose nuove ed originali. La musica è bella se ti metti un po’ in gioco.
S: Come nasce la scelta di distribuire l’album attraverso la rivista XL? Come avverrà la vendita nei mesi futuri?
T.C.: L’idea è stata della Mescal che ha sentito la redazione del giornale, che finora aveva pubblicato solo dischi live, raccolte, ma mai dischi totalmente inediti. A noi è piaciuta l’idea di una possibilità distributiva diversa che in questi tempi ci sembrava un bell’esperimento, viste le difficoltà nel riuscire a farsi ascoltare; di sicuro con questa operazione non vogliamo fare il funerale ai negozi di dischi, che sono luoghi che noi frequentiamo ed ai quali siamo molto affezionati e nei quali si troverà il disco appena finisce la vendita del numero di maggio della rivista, in una versione leggermente diversa da quella attuale, con un libretto un po’ più ricco, ma fondamentalmente uguale a quello appena uscito.

In conclusione, ringraziando Tommaso per la grande disponibilità, salutiamo con particolare apprezzamento questo nuovo importante capitolo della storia dei Perturbazione, band di punta del panorama musicale odierno, una prova davvero convincente, sincera, schietta ed onesta, che rappresenta in maniera esemplare come essere musicisti oggi mantenendo intatta la propria forza compositiva, pur in un rinnovamento a volte radicale del proprio ambito poetico, conservando un’integrità ed una coerenza davvero unici sulla scena musicale italiana odierna.

Intervista e prima foto di Fabrizio Forno – seconda foto di Rosa Paolicelli

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