Dic 192019
 

Abbiamo il piacere di incontrare e scambiare delle domande con Eugenio Saletti aka “Sale” che sta promuovendo il suo primo album ottenendo un grande riscontro di pubblico e critica. E’ stato appena incluso nei 13 finalisti del Premio De Andrè E noi di Slowcult ne siamo particolarmente felici,

Ciao Eugenio, noi di Slowcult gioiamo particolarmente per il riscontro del tuo primo lavoro ” L’Innocenza Dentro Me” e del Premio De Andrè dove sei finalista, perchè hai partecipato spesso alle nostre iniziative! Raccontaci la genesi di questo tuo primo lavoro

E.S.: Quasi due anni fa, dopo che si erano sciolti due gruppi di cui facevo parte, ho subito sentito l’esigenza di dire la mia opinione, di esprimermi e di sfogarmi su tutto quello che mi circonda e quindi ho iniziato a scrivere le canzoni del disco.
Poi, insieme al mio padre Stefano Saletti, produttore del disco, abbiamo deciso di partecipare al bando della SIAE Sillumina con il quale venivano finanziate le opere prime. Grazie allla vittoria di questo bando abbiamo avuto i finanziamenti per fare questo disco che è stato prodotto dalla storica etichetta indipendente Materiali sonori.

Sei giovanissimo, ma ci ha colpito la tua grande fame di musica, le tue molteplici influenze, Sei cresciuto in casa dove la musica veniva tanto suonata e ascoltata. Quali dischi ricordi ti colpirono?

E.S: Avendo un padre musicista sono nato e cresciuto a pane e musica, non mi sono mai fermato a un solo genere ma ho spaziato tra vari tipi di musica. Ascolto dalla etnica all’indie italiano passando per il rock anglosassone anni 60-70.
Quando avevo due anni, ero nella mia casa a Rieti, mio padre stava guardando il film “The Wall” con la musica dei Pink Floyd, e durante la scena con i bambini che cantavano la seconda parte di “Another Brick In The Wall” eu_saletti-208_1024x1024mi innamorai subito di quel brano, da quel momento i Pink Floyd sono diventati la colonna sonora della mia vita. Adoro i testi di Waters che trattano di temi che mi hanno sempre affascinato come ad esempio i rapporti tra le persone, la pazzia e l’alienazione, e poi per la grandezza delle musiche di Gilmour, Mason e Wright.
Poi un altro gruppo che adoro sono i Subsonica.
L’album “Microchip Emozionale” mi ha sempre affascinato per come unisce la musica rock con l’elettronica utilizzata dai dj negli anni 90′.
Nel disco “L’innocenza dentro me”, in alcune canzoni mi sono molto ispirato alle sonorità rock elettroniche di quegli anni, e mi sono ispirato anche ad altri gruppi come ad esempio i Radiohead. Ma grande influenza su di me hanno avuto artisti come Lucio Battisti per come ha saputo unire melodia e ritmo nelle sue canzoni, De André assolutamente immenso, per arrivare alla scena romana di Gazzè, Fabi e Silvestri che hanno dato nuova linfa alla musica d’autore.

Hai calcato molti palchi e stai presentando il disco un po’ ovunque con grande riscontro, ti ho visto a Faenza al Mei e ti ho trovato molto maturato e focalizzato. Raccontaci del tuo approccio live e di come stai presentando “L’innocenza dentro me”

Lo sto presentando in varie forme: in acustico da solo, cioè voce e chitarra, in una dimensione personale che amo molto perché posso cambiare le strutture o gli andamenti dei brani potendo improvvisare in ogni momento; oppure con la mia band con la quale riesco a riprodurre le stesse atmosfere e gli arrangiamenti molto curati del disco. Due maniere differenti di suonare i brani, certo, ma quest’estate ho girato molto, ed è stato molto bello vedere ovunque la partecipazione e le reazioni positive del pubblico anche quando non conosceva le mie canzoni.

Cosa stai ascoltando in questo periodo e cosa stai leggendo? E cosa consigli a noi di Slowcult!

E.S: Sto ascoltando molti artisti nuovi o che sono diventati famosi da qualche anno. Un disco che sto amando molto è sicuramente “La fine dei vent’anni” di Motta, ha dei testi dove viene trattato il tema del cambiamento nella vita, temi nei quali mi ritrovo completamente tanto da averne fatto il filo conduttore del mio disco, avendo passato l’adolescenza da pochi anni.
Sto leggendo “Romanzo Criminale” di Giancarlo de Cataldo, un libro che non ha bisogno di presentazioni. Semplicemente mi piace perché racconta in un modo molto semplice e diretto l’ascesa della banda della Magliana e l’Italia degli anni 70.
Non so bene cosa consigliarvi, ogni anno vengono pubblicati tanti libri e album alcuni di questi sono di grande livello.
Un libro chi mi ha colpito in passato è stato “Rosso Floyd” di Michele Mari che raccontava in maniera del tutto originale le dinamiche psicologiche all’interno dei Pink Floyd, oppure per chi ama l’horror, il capolavoro di Stephen King “It”. Un disco che consiglio di ascoltare è “Una somma di piccole cose” di Niccolò Fabi, esempio di come far convivere testo e melodia in maniera perfetta. Ma in realtà l’unica cosa che posso dire ai vostri lettori è di continuare a leggere o ascoltare tanta musica differente, perché avere la curiosità di leggere un libro, oppure ascoltare artisti molto differenti, apre la mente.

Grazie Eugenio!

E.S: Grazie a voi!

Intervista di Fabrizio Fontanelli

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