Intervista ai Dancemalora
Come suona oggi Catania, un tempo culla del rock alternativo italiano? Incontriamo i Dancemalora che ci raccontano il loro viaggio umano e musicale e quello che accade nella vivace città siciliana.
Dancemalora sono:
Alberto Finocchiaro: Chitarra, Voce, Laptop
Daniele Lo Re: Basso
Ence Fedele: Tastiere e Synth
Marco Galati: Batteria
Salve Dancemalora e benvenuti su Slowcult! Raccontateci di voi e del vostro viaggio musicale. E’ sempre molto difficile raccontare di sé stessi, ma diamo un po’ di coordinate
Ence Fedele: Il progetto nasce dalle ceneri della band Arkham Asylum. La line-up comprendeva i nostri Alberto Finocchiaro e Marco Galati insieme al bassista Francesco Toscano, che però ad un certo punto lascia il gruppo. Francesco viene sostituito da Daniele Lo Re al basso e io vengo coinvolto per integrare synth e tastiere. In realtà tutti e quattro avevamo già collaborato, anche molto strettamente, in passato e ci siamo quindi ritrovati, potendo attingere dalla conoscenza pregressa per infondere nuova linfa e rinnovata energia in un progetto del tutto nuovo.
Daniele Lo Re: Conosco Alberto, Marco ed Ence da sempre, ed ero già fan degli Arkham. Mi sembrava che avessero delle idee originali ed un suono ricco e potente dal vivo. Dopo una breve fase iniziale con 2 chitarre, la band divenne un trio, per cui mi proposi subito per farne parte come chitarrista (la chitarra è il mio strumento primario), ma fortunatamente le intenzioni della band erano altre. Dopo l’uscita di Francesco mi fu proposto di entrare come bassista ed accettai molto volentieri (conoscevo già a memoria tutti i brani ?). È stata un’ottima occasione anche per crescere in senso musicale più in generale.
Voi provenite da Catania, che per anni è stata l’epicentro del rock alternativo italiano grazie a Francesco Virlinzi e le sue amicizie, quella con i Rem su tutte.
Cosa si respira oggi a Catania?
E: Attualmente la scena musicale catanese è molto frastagliata, ci sono proposte anche interessanti, ma slegate fra loro. In generale si risente della crisi della dimensione “live”. Anche se, il post-pandemia si sta rivelando come un momento di rilancio per l’attività concertistica.
Alberto Finocchiaro: Negli anni d’oro della scena catanese, la città era ricca di sale concerto dove potevi esibirti o ascoltare ottima musica live e per le band locali era possibile trovare aperture di concerti importanti e sfruttarle come trampolino di lancio per il mercato discografico. Si era affamati di musica live. Adesso, a Catania come nel resto d’Italia mi viene da dire, si è perso il piacere della musica suonata e la curiosità verso quella inedita. Gli operatori del settore stanno provando a ripartire con entusiasmo dopo la Pandemia, ed in effetti qualcosa si sta muovendo, ma il pubblico non è più pronto e spesso non reagisce in modo adeguato. Mi viene da pensare che ciò dipenda dalla differente fruizione che si fa della musica, intesa più come sottofondo per una storia su TikTok o Instagram che altro, ma anche dall’isolamento sociale che la Pandemia ha installato nelle nostre teste. Come già detto da Ence, si sta cercando di rinsaldare una “scena” musicale catanese ma c’è ancora molta diffidenza e poca condivisione tra le band locali. Sembra più facile trovare spazi condivisi fuori dalla città.
Marco Galati: Resiste comunque un nucleo compatto costituito da musicisti e, in generale, amanti della live music diversamente giovani che, facendo leva sulle proprie emozioni nostalgiche e talvolta distoniche, continuano a fare e parlare di rock all’ombra del Vulcano.
D: Catania rimane comunque una città molto viva, non solo musicalmente, direi nel campo artistico in generale. E questo vale per la Sicilia, che nonostante le apparenze e i luoghi comuni, sta vivendo un periodo di riscoperta e di largo apprezzamento. La tendenza generale è chiaramente quella di privilegiare le band che offrono contenuti riconoscibili e già consolidati (tribute band), ma penso comunque che il valore possa essere riconosciuto, se si ha la forza e la passione per insistere e resistere.
Berlino” è il titolo di un vostro singolo. Una parte del testo cita sia la capitale tedesca che Battiato. Berlino come luogo di approdo culturale? Molti ragazzi italiani si sono mossi li in cerca di nuovi stimoli
E: Berlino, la città, è l’epicentro dell’incontro che viene raccontato nel brano. Il testo è di Orazio Condorelli, amico e autore teatrale con cui collaboriamo da sempre, e rievoca un amore complicato che in quel luogo vive un momento chiave.
A: A proposito di Berlino, vorrei aggiungere una nota sul video del brano che è stato scritto e diretto da Ence. Lo abbiamo girato poco prima della Pandemia a casa di un nostro caro amico e all’interno del parco di Fiumara d’arte a Castel di Tusa, in provincia di Messina. Avendo realizzato il video prima del lockdown di marzo 2020, fa impressione che la storia si evolva dalle feste in casa, dagli assembramenti, all’isolamento di un labirinto, proprio quello che poi sarebbe successo di li a poco. Ence profetico? (Lol)
Una volta, durante un’intervista, ci è stato detto, “la canzone si chiama Berlino ma di Berlino non si vede un cazzo…” (lol)
M: Mi piace pensare che grazie alla poliedricità di alcuni dei membri del gruppo e degli amici che orbitano attorno, i Dancemalora sono diventati un progetto artistico oltre che una rock band.
D: Credo sia più frutto di un caso, ma il valore simbolico di Berlino si sposa bene con la nostra voglia di ricercare oltre i confini e le etichette, a favore di multiculturalità e interdisciplinarità.
I vostri ascolti invece? Con che musica siete cresciuti e cosa gira tra di voi come consigli per gli acquisti?
E: È davvero impossibile per me indicare autori musicali di riferimento. Sono un ascoltatore eclettico e i miei gusti spaziano a 360°, al di là di generi e tendenze. Per fare dei nomi dovrei saltare a caso fra tutto lo scibile musicale dell’universo. In questo momento direi Voivod (il nuovo lavoro è incredibile), Depeche Mode, Faith no more e Baby Metal.
A: Forse io sono un po’ meno universalista di Ence. Amo l’alternative degli anni 90, italiano e straniero, l’elettronica e il trip hop di Bristol e ultimamente sto ascoltando gruppi della nuova scena postpunk (Idles, Bodega, Wet Leg). Cerco comunque di ascoltare sempre musica nuova perché non voglio cristallizzare i miei gusti. In sala parliamo spesso di Voivod, Black sabbath ed Elio e le storie tese… (lol)
M: Le nostre radici musicali forse non coincidono, se si pensa che i miei ascolti giovanili erano diretti piuttosto verso il funky e il rock anni sessanta, ma i rami e le fronde di questa immaginaria pianta della malora si intrecciano verso un orizzonte comune onirico e sincopato.
D: Sono cresciuto con l’hard rock inglese e il metal, ma con un grande interesse anche per la musica classica e il progressive rock (Frank Zappa e King Crimson). Amo i miscugli e le sorprese, per cui negli ultimi anni mi sono interessato parecchio alle diverse forme di Improvvisazione Free, da Ornette Coleman a Derek Bailey, o anche l’ultimo Coltrane. Diffido del Jazz.
Prossimi progetti? Come avete vissuto il lungo periodo di stop della Pandemia?
E: In questo momento stiamo cercando di promuovere il nostro primo album “Dancemalora” che ha avuto una gestazione abbastanza complicata, a cavallo dei due anni di pandemia. Stiamo provando a ritagliarci dei momenti live. Parallelamente stiamo sviluppando nuovi brani, che rappresentano uno step in avanti rispetto al lavoro che abbiamo profuso finora. Probabilmente c’è un po’ più di elettronica rispetto al passato, e uno stile leggermente più asciutto a livello compositivo.
A: L’uscita di Berlino, avvenuta alla fine del primo lockdown di marzo 2020, è stata un’àncora di salvezza per non affondare. I mesi di stop agli eventi pubblici non ci hanno permesso di promuovere il singolo con esibizioni live, ma abbiamo avuto l’occasione di parlarne e di presentarlo in diverse interviste on line, raccogliendo un discreto successo. Abbiamo sfruttato questo periodo d’isolamento per lavorare su materiale nuovo e per consolidare un metodo di lavoro più efficace, senza stress da esibizione. Con la pubblicazione del disco nell’ottobre del 2021 abbiamo iniziato ad organizzare un piccolo tour promozionale che è tuttora in continua evoluzione. Inoltre, abbiamo lanciato la nostra candidatura per partecipare ad alcuni festival estivi e siamo in attesa di responso.
M: Contiamo di andare a incidere i nuovi brani una volta terminata la promozione del primo album.
D: Oltre a lavorare a nuovo materiale, abbiamo colto l’occasione per capire che dobbiamo lavorare molto sulle nostre capacità di marketing. Ma stiamo facendo progressi.
Intervista di Fabrizio Fontanelli