Zu (+ Monochromatic System + In Cold Blood + Them Philosophy) Circolo degli Artisti, Roma – 18/9/2008
Gli Zu non sono certamente un gruppo per tutti i palati, ma a forza di concerti ai quattro angoli del globo (circa 1000 secondo il loro sito) si sono costruiti una rocciosa reputazione di straordinaria live band, facendosi enormemente apprezzare dal vivo anche da chi su disco non riesce a digerirli.
Per questa data al Circolo degli Artisti il trio di Ostia è accompagnato da ben tre gruppi spalla in un accostamento di generi con il gruppo principale onestamente non troppo felice.
I primi a salire sul palco sono i Monochromatic System, da Eboli, che suonano una specie di nu metal, di potente impatto sia sonoro che visivo (indossano tute in stile Slipknot), ma non particolarmente preciso nell’esecuzione, né molto originale.
Seguono gli In Cold Blood, romani, autori di un classico e violentissimo metalcore con influenze death metal e nu metal, e con tanto di DJ alle turntables (anche in questo caso in pieno stile Slipknot), purtroppo praticamente inudibile nel mix dei suoni. Al contrario di chi li ha preceduti, gli In Cold Blood sono affiatati e potenti: il chitarrista, in particolare, sfoggia un suono enorme ed è su di lui che si basa tutto il sound della band. D’altra parte però la loro musica risulta decisamente ripetitiva, con le canzoni che si susseguono molto simili fra loro, e in ultima analisi piuttosto noiosa.
Ultimi fra gli opening act sono i Them Philosophy, che dimostrano di avere anche un buon seguito fra il pubblico presente. Il gruppo si districa in una vasta commistione di generi e stili, muovendosi fra metal e rock, melodia pop e aggressività brutale. Mattatrice indiscussa la cantante Elisa D’Andrea: ottimo look, ottima presenza scenica, ottimo contatto con il pubblico, ottimo scream, un po’ meno quando si tratta di cantare con voce pulita (l’intonazione non è perfetta e la voce non è particolarmente espressiva), ma comunque sempre molto efficace.< La partenza è molto buona: i pezzi sono ben strutturati e suonati benissimo (perfetta la sezione ritmica), e sono cantati in parte in italiano e in parte in inglese. Non convince invece la cover dei Portishead “Roads” (dal seminale album “Dummy”), proposta in un arrangiamento alquanto scialbo, e anche i pezzi suonati successivamente perdono nettamente il confronto con quelli posti ad inizio scaletta: nella seconda parte del concerto la fusione di stili dei Them Philosophy appare meno riuscita, le canzoni risultano un azzardato collage di tante cose diverse e si perdono un po’ per strada. Nonostante questo i Them Philosophy vincono a mani basse il confronto con gli altri gruppi spalla, forti di una proposta comunque più originale.
Il concerto degli Zu è una storia completamente diversa: in scaletta ci sono nuove composizioni, destinate al loro prossimo lavoro di studio (quasi completato) in uscita a febbraio 2009 su Ipecac, la casa discografica di Mike Patton, con cui gli Zu hanno collaborato spesso, in ultimo in un recentissimo tour che ha toccato due volte proprio il Circolo degli Artisti.
Dopo un paio di dischi dedicati principalmente all’improvvisazione con vari ospiti illustri provenienti dalla scena jazz e avanguardistica mondiale, gli Zu tornano a comporre pezzi più strutturati, per quanto possano esserlo i brani di una band che attinge a piene mani dal free jazz e che dunque ha l’improvvisazione scolpita nel codice genetico. Jacopo Battaglia, batterista sopraffino che coniuga raffinatezze jazz e furia punk, si snoda in ritmiche complesse su cui Massimo Pupillo costruisce quella che è la vera e propria ossatura dei pezzi con un suono di basso potente e cavernoso, lasciandosi spesso andare a sfuriate noise insieme al sassofonista Luca Mai.
Il nuovo materiale è un po’ più lento e pesante delle composizioni precedenti: si sente l’influenza dei Melvins, con i quali gli Zu hanno collaborato recentemente anche in studio, come si sente l’influenza del punk jazzato dei NoMeansNo (gli Zu hanno collaborato anche con loro). Ma le nuove composizioni attingono anche da contesti diversi, come l’elettronica, avvicinata con un utilizzo degli effetti su basso e sax molto più ampio che in passato: l’accostamento con l’elettronica, quasi con la techno, è addirittura palese quando gli Zu suonano un brano incredibile con la cassa dritta e pulsante (davvero inusuale per un gruppo come loro) che manda in trance tutto il pubblico.
Dunque gli Zu hanno ulteriormente allargato, ammesso che fosse ancora possibile, la varietà di suoni e atmosfere che sono in grado di creare con una formazione ridotta e atipica come la loro, raggiungendo un livello di originalità e libertà creativa, oserei dire intellettuale, che possono vantare poche band al mondo, meno che mai in Italia. E tanta grandezza è rafforzata da esibizioni live infuocate e selvagge, ma allo stesso tempo precise e ragionate. Insomma: straordinari.
Recensione e foto di Andrea Carletti
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