Verdena, Ostia 19/06/2008
Forse i Verdena hanno trovato la vera risposta. La vera risposta al lato oscuro dell’arte, quel lato così fastidioso, ma così necessario: le vendite, il riscontro commerciale, che decide chi può andare avanti.
Più che soffermarmi sul concerto, preferisco soffermarmi sulle parole scambiate con il batterista Luca Ferrari, subito dopo lo spettacolo (organizzato da Radio Rock per inaugurare l’estate alternativa al “La spiaggetta” di Ostia). Parole che mi hanno fatto riflettere parecchio. Luca mi ha illuminato sul modo in cui i Verdena intendono e interpretano la musica, che sta nel farsi 9000 km in giro per l’Europa a bordo del loro furgone rosso, targato BG, e trovarsi davanti a platee anche di 2 o 3 persone come capitato a Glasgow o a Ginevra. L’apice del tour europeo l’hanno toccato a Londra, davanti a 180 persone, tra cui una sessantina di Italiani. Mi ha parlato di “gavetta”, cioè di quella voglia di rimanere attaccati alle radici dell’indipendenza, a quel sentimento che si prova all’inizio della propria esperienza artistica, quando ancora ti devi conquistare il tuo pubblico e sei pronto a tutto – artisticamente parlando – per riuscirci. Ti senti che devi ancora dimostrare il tuo valore. E da qui si capisce come i Verdena in 4 dischi si siano mantenuti sempre su livelli altissimi, intraprendendo strade sempre nuove: ormai da 9 anni, continuano a sorprenderci sempre e positivamente.
A noi sembra che non debbano più dimostrare niente, ma a loro piace sentirsi così, in quello stato di dolce incertezza, desiderosi di mettersi continuamente in gioco… Questo modo di fare, da altri tanto criticato, ha permesso alla band di capire che non sono loro a dover inseguire sè stessi e la loro musica. A loro non è mai importato nulla di scrivere un’altra “Valvonauta”, per vendere di più. Al contrario, sono maturati moltissimo in questi anni di “gavetta” e danno l’idea che debbano ancora scrivere il loro miglior disco. A differenza di tutte quelle band che vivono dei fasti del passato e sono costrette ad inseguirsi, costrette a scrivere qualche pezzo più orecchiabile per assicurarsi che il conto in banca non pianga, ai Verdena questo non interessa, loro pensano a scrivere grande musica e se ne fregano se le vendite invece di salire, scendono.
I Verdena incarnano l’attitudine punk dell’essere indipendenti e del fregarsene delle regole (del mercato musicale, nel nostro caso). Applicano, a questo universo così infame, che richiede continuamente risposte a breve termine, la filosofia del vivere alla giornata. Per ora è presto pensare a mettere da parte qualche soldo, poi si vedrà!!!
Il successo, arrivato quando il più grande dei 3, il cantante e chitarrista Alberto Ferrari aveva appena 20 anni, ha permesso loro di crescere tanto in questi anni e di non dover sottostare ad alcun compromesso. Alla loro età attuale normalmente esci fuori (discograficamente) in Italia. Loro invece sono già al quarto disco e si parla del quinto in uscita per il 2009.
Dopo questa breve riflessione un accenno al concerto: si è trattato di uno splendido riassunto del “Requiem tour”, di oltre un anno di musica passato in giro per l’Italia e per l’Europa a suonare il nuovo disco. Dal vivo i Verdena spaccano sempre, garantiscono un’energia spropositata, tengono il palco benissimo. Per chi l’anno scorso li aveva sentiti almeno una volta, non c’è molto da aggiungere. Una scaletta significativa, anche se più corta del solito, all’incirca 1 ora e 20 di musica, a causa probabilmente della particolarità e della gratuità dell’evento. Più della metà dei pezzi, giustamente, provengono da “Requiem”. Le eccezioni sono Ovunque e Valvonauta (dal primo disco “Verdena”); Logorrea (esperti all’opera) e Balanite (da “Il suicidio dei samurai”); L’ora è buia e Fluido (dall’ep “Canos”), quest’ultima con il mitico Chaki al moog. Inoltre ci sono 2 cover Creepy Smell dei Melvins e Devil Town dei Bright Eyes, eseguita dal solo Alberto in una splendida versione a cappella.
Dopo un anno di astinenza sentivo proprio il bisogno di tossico delirio verdeniano e soprattutto torno a casa soddisfatto per la lezione che ho ricavato da questa serata d’inizio estate: la chiave della creatività sta proprio in quella dolce incertezza che i Verdena tanto inseguono.
Recensione by Alessandro Lepre
Foto tratte dal sito http://www.verdena.it
Scaletta 19/06/08
L’ora è buia
Il Gulliver
Don Callisto
Logorrea (esperti all’opera)
Il Caos strisciante
Angie
Creepy smell (Melvins)
Ovunque
Canos
Fluido
Devil town (Bright Eyes)
Isacco nucleare
Valvonauta
Balanite
Muori delay
Non prendere l’acme, Eugenio
Was?
[…] poi diventa + pesante quando attacca la batteria. … Mail (will not be published) (required) …Verdena: they found the answer! SlowcultA loro non ¨ mai importato nulla di scrivere un'altra Valvonauta, per vendere di pi¹. … […]