Roma, Villa Ada, 17 Luglio 2011
Ormai ai Verdena che gli vuoi dire? Sono la miglior band italiana e lo saranno ancora per tanti anni. (Lo sapete che mi piace tanto fare i proclami, quindi concedetemelo… e poi neanche scrivo da sbronzo…). Sono giovani, pieni di idee e amano la musica più di tutto. E proprio l’amore per la musica finora li ha salvati e li ha resi così grandi. Niente compromessi, niente ammiccamenti, solo tanta carne al fuoco. Certo si possono passare giorni a discutere se “Wow”, il loro ultimo disco sia un capolavoro o no. Ma resta il fatto che i Verdena hanno fatto qualcosa di grandioso: un album doppio, nei tempi in cui i dischi non li compra più nessuno, una pernacchia alla major che li “gestisce”, un’autoproduzione indipendente dentro gli schemi arcaici della discografia italiana. Fusioni, balli di genere, lampi di genio, cori, psichedelia indie, pugni nello stomaco, citazioni dei Beatles, blues di valle, razzi, Battisti. C’è tutto questo in “Wow”. Provi qualcun altro a uscire fuori in piedi da quest’epopea come hanno fatto i nostri e ci inchineremo con la testa ancora più bassa. Vabbè ho paura di perdermi nei miei discorsi strani, meglio parlare del concerto. Di Villa Ada risalta prima di tutto la scaletta, che ha infiammato di più delle ultime uscite romane (al Circolo degli Artisti, a gennaio e al PalaAtlantico, ad aprile). Ma si sa che nella parte estiva dei tour i Verdena regalano sempre delle chicche. 25 pezzi più 2 cover accennate da Alberto chitarra e voce. Ben 15 le tracce provenienti da Wow. E la cosa incredibile è che dal vivo, alternandole le suonano praticamente tutte e 27. Cosa significa questo? Che al disco ci tengono tantissimo, e non vedevano l’ora di suonarselo e risuonarselo live. Non è mica uno di quei dischi che si fanno tanto per avere il pretesto per fare un tour. Questo con i Verdena non succederà mai, perché danno sempre la sensazione che il loro album migliore lo devono ancora scrivere. Ben 5 i pezzi di “Requiem”, rimasto nel cuore dei fan e della band, il disco della svolta o della raggiunta maturità per alcuni. Peccato per i soli 2 pezzi – “Logorrea” ed “Elefante” – provenienti da “Il Suicidio del Samurai”, quello che per noi – non sto usando il nos maiestatis, parlo di me e della mia coscienza – è il loro disco migliore. Infine una frenetica “Starless” da “Solo un grande sasso” e una nostalgica “Viba” da “Verdena”, l’album che ci fece innamorare della band e con cui siamo cresciuti (in questo caso il nos è generazionale). E una traccia anche dall’ep di “Canos”, “L’ora è buia”. Le 2 cover di cui dicevamo, non sono riuscito a capire cosa fossero e me ne scuso. Questo, comunque, il quadro delineato di fronte a un pubblico estasiato e variegato. Bello, infatti, vedere anche nuove generazioni che crescono a pane e Verdena. E poi il gruppo suona da paura, come una band internazionale navigata e non è una cosa da poco. Proprio la loro abilità tecnica, insieme al fatto che tengono il palco benissimo li ha portati su palchi di festival europei molto importanti, senza sfigurare. Un plauso va fatto anche a Omid Jazi, il quarto membro del trio, polistrumentista molto preciso e attento.
Una band che anche live continua a crescere e a stupire e dalla quale ci aspettiamo sempre qualcosa di grande, di grandissimo. Insomma, concludo come ho iniziato: ormai ai Verdena che gli vuoi dire?
Recensione di Alessandro Lepre
foto di Magister
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Scaletta:
Sorriso in spiaggia pt. 1
Sorriso in spiaggia pt. 2
È solo Lunedì
Rossella roll over
L’ora è buia
Starless
Badea blues
Nuova luce
Caños
Lui gareggia
Logorrea (Esperti All’Opera)
Don Calisto
Tu e me
Letto di mosche
Angie
Razzi Arpia Inferno e Fiamme
Scegli me (Un mondo che tu non vuoi)
Miglioramento
Grattacielo
Viba
Muori delay
Loniterp
Elefante
Il gulliver
Lei Disse (Un mondo del tutto differente)