Ott 122010
 

Roma, Stadio Olimpico, 8 ottobre 2010

★★★★☆

Stacco di luci, Edge inizia l’arpeggio, ormai classico, e Bono inizia a cantare I still haven’t found. Dopo trenta secondi si fermano all’improvviso, a parte Larry che, d’abitudine, continua a tenere il tempo sulla cassa. Il motivo? Lo stadio si è trasformato all’unisono, al segnale convenuto (l’inizio della canzone); la curva sud è diventata una bandiera irlandese, la nord vestita con quella italiana e la Tevere gigantesca scritta One (il tutto abilmente orchestrato da quei geniacci dell’U2Place.com, onore a voi ed alla vostra capacità organizzativa). Non so quando sia stata l’ultima volta che gli U2 siano rimasti veramente sorpresi , in ogni caso il momento è stato veramente toccante ed emozionante.
L’amore tra U2 e Roma, pubblico e città, è sempre stato dichiarato bilateralmente. Si è acceso nel 1987 e si è puntualmente rinnovato ieri sera, con il sentito omaggio di quasi ottantamila persone alla data finale del tour europeo dell’ormai famoso 360 (the Claw). Come in tutti gli amori, non c’è più il trasporto dei primi tempi, ma ugualmente una sensazione di grande soddisfazione pervade l’area dell’Olimpico a fine spettacolo.

Nel 1987 (27 maggio, Stadio Flaminio) certamente le aspettative erano diverse. C’era stato il Live Aid, capostipite di un nuovo modo di interpretare la musica, il cui significato usciva da temi prettamente tecnici per allargarsi a tutto il mondo ignaro dei problemi africani. In quell’occasione tantissimi , suppongo, come il sottoscritto, vennero folgorati da una band pressoché sconosciuta al di fuori della Gran Bretagna, il cui cantante , durante una memorabile esecuzione di Bad , scese del palco per unirsi al pubblico e risalire con una fortunata spettatrice abbracciandola. A volte basta un semplice gesto, e la storia cambia, aiutando anche un grande album da poco pubblicato, The Unforgettable Fire , e soprattutto il singolo Pride, a fare il giro del mondo. Due anni dopo, 1987 per l’appunto, l’album in questione era un certo Joshua Tree, disco che credo sia presente nella quasi totalità delle discografie del pianeta. Diciamo solo che era stato pubblicato a marzo, e la prima data europea del tour omonimo si programmò proprio nella Capitale. Attesa spasmodica, biglietti polverizzati, nonostante la stagione dei concerti fu (stranamente) memorabile (nello spazio di pochi giorni passarono al Flaminio anche l’Invisible touch dei Genesis ed il Glass Spider di Bowie), apertura cancelli alle 10 del mattino ed un cast di supporto degno di un festival britannico, i Lone Justice della bonazza Maria McKee, i Big Audio Dynamite con un certo Mick Jones alla chitarra (a quei tempi i Clash non sapevo chi fossero, gioventù) e i Pretenders con Chrissie Hynde che tutt’ora riempie fantasie musicali e non. Sicuramente una giornata memorabile, anche se col senno di poi non tutto andò per il verso giusto, ci furono un sacco di polemiche per il volume dell’esibizione (tant’è che dai concerti successivi al Flaminio il palco cambierà curva) , la stessa scaletta fu probabilmente la più risicata di tutto il tour. Ancora un altro modo di presentarsi sul palco, l’ultimo dedicato alla musica vera e propria, alla libertà di espressione nonché di libertà di scelta dei pezzi da proporre, spulciando le scalette di più di cento concerti del Joshua Tree tour non se ne trova una uguale all’altra. Dal tour di Achtung baby in poi inizieranno le megascenografie, tanto belle a vedersi quanto limitanti per libertà di espressione, musicalmente parlando. Comunque una serata indelebile per chi ama (o ha amato) gli U2. Lo stesso Bono, poco prima di restare folgorato dalla scenografia imponente dell’Olimpico, l’altra sera ricordava il Flaminio definendolo “l’inizio di un amore, spero reciproco”. La scaletta dell’evento, per chi non la ricordi o la conosca fu : Where the streets have no name\I will follow\Trip through your wires\I still haven’t found what I’m looking for\MLK\The unforgettable fire\Bullet the blue sky\Running to stand still\Exit\In God’s country\Sunday bloody sunday\Help!\Bad\October\New year’s day\Pride\With or without you\40. Ci fu la scoperta degli snippets, ossia le citazioni che Bono ama mettere nelle sue canzoni, in questo caso Ruby Tuesday\Riders of the storm\Sympathy for the devil\Gloria ed altre ancora.

Per rivedere gli U2 nella Capitale toccherà poi aspettare fino al 1993, stesso luogo, doppia data 6 e 7 luglio. Sono cambiate molte cose, c’è il primo megapalco, quello con le Trabant appese sulla struttura a mo’ di luci, centinaia di schermi monitor che mandano messaggi subliminali e non, è lo spettacolo della gag di MacPhisto, Bono travestito da diavolo nei bis tentando di fare una sorta di scherzi telefonici con risultati scadenti, c’è un nuovo album in uscita proprio nella giornata del 6 luglio (Zooropa), c’è il tour italiano più imponente di sempre (2 date a Verona, 2 a Roma, 1 a Napoli, 1 a Torino, 2 a Bologna), c’è un gruppo supporter a Roma di ragazzini sconosciuti in crescita (i Pearl Jam, mentre a Napoli il gruppo supporter è di ragazzini cresciuti, i Velvet Underground !!!), c’è Lou Reed su un megaschermo che duetta in Satellite of love, c’è una danzatrice del ventre che ballando su Mysterious ways ammalierà pubblico e the Edge, che la sposerà qualche anno dopo, c’è Bono con gli occhiali (che non abbandonerà più), c’è che gli U2 sono la più grande potenza discografica del momento , e lo sono tutt’ora a distanza di quasi vent’anni. Meglio la seconda serata della prima, se non altro perché riappare in scaletta, dopo un periodo di oblio, Sunday bloody sunday. Altre due grandi serate, meno sanguigne del tour precedente, ma sempre gradevoli (e sempre esaurite). Scalette , serata 1) Zoo station\The fly\Even better than the real thing\Mysterous ways\One-Unchained melody\Until the end of the world\New year’s day\Van Diemen’s land\ Angel of Harlem\ When love comes to town\Satellite of love\ Bad-All I want is you\Bullet the blue sky\Running to stand still\ Where the streets have no name\Pride\\\\\Desire\Ultraviolet\With or without you\Love is blindness\Can’t help falling in love with you, serata 2) Zoo station\The fly\ Even better than the real thing\Mysterious ways\One-She’s a mystery to me\Until the end of the world\New year’s day\Numb\Satellite of love\I still haven’t found what I’m looking for\I will follow\Redemption song\Sunday bloody sunday\Bullet the blue sky\Running to stand still\Where the streets have no name\Pride\\\\\Desire\Ultraviolet\With or without you\Love is blindness.

Il 18 settembre 1997 il carrozzone del Popmart tour è talmente mastodontico da non poter essere contenuto al Flaminio. Il Coni si guarda bene dal concedere l’Olimpico , per poi cambiare idea in futuro annusando i guadagni , di conseguenza si pone il problema della location dell’evento. Dopo vari sopralluoghi si sceglie lo spazio dell’aeroporto dell’Urbe, ed a distanza di tredici anni ancora c’è da sorridere per la scelta di un luogo spazioso si, ma assolutamente non in grado di contenere ottantamila esaltati. Probabilmente c’è qualcuno che dalla coda di fine concerto sarà uscito un mese dopo (o è ancora li che cerca aiuto). Un carrozzone, dicevo. Cominciano i malumori dei fan della prima ora, che non gradiscono l’esposizione mediatica di Bono, la svolta musicale dancereccia (si portava sul palco Pop, lavoro che con Howie B alle spalle aveva dato un calcio ai lavori precedenti), il palco sempre più grande che relega i musicisti quasi a comprimari ed i prezzi dei biglietti sempre più elevati (a quei tempi 60mila lire erano veramente una cifra). Però, come sempre, esaurito, alla fine i detrattori comunque ci sono, se non sotto al palco, sulle sponde della ciclabile da cui si vede buona parte del palco di straforo. Da segnalare The Edge e la sua improponibile versione karaoke di Volare, ed i Nostri vestiti da supereroi palestrati (se non si prendono sul serio, sono dei gran cazzoni divertenti). Scaletta MoFo\I will follow\Gone\Even better than the real thing\Last night on earth\Until the end of the world\New year’s day\Pride\I still haven’t found what I’m looking for\All I want is you\Staring at the sun\Volare\Miami\Bullet the blue sky\Please\Where the streets have no name\\\\\Discotheque\If you wear that velvet dress\With or without you\\\\\Hold me, thrill me, kiss me, kill me\Mysterious ways\One-Wake up dead man.

L’Elevation tour non passa da Roma, l’unica tappa è a Torino, la cito soprattutto perché la data coincide con gli incidenti a Genova che portarono alla morte di Carlo Giuliani. Roma dovrà attendere il 23 luglio 2005 per il Vertigo tour. Il 50% di coloro che amavano gli U2 negli anni 80 adesso pensano che Bono sia un montato borioso ed insopportabile (epocale striscione in tribuna Tevere, “Bono azzerami il mutuo”), che il gruppo non abbia niente da dire ma molto da incassare. La riprova è che , per la prima volta , il giorno del concerto ci sono ancora biglietti in vendita. Ciononostante arrivano in sessantamila e pochi non sono. Altro palco gigantesco, con passerella a forma di cuore sulla quale si alterneranno i musicisti per cercare maggiore contatto con gli astanti. Si comincia e si finisce con lo stesso pezzo, Vertigo, scelta alquanto inusuale, visto il repertorio alle spalle. Che , come il tour precedente, tende ad essere antologico, c’è una scelta di pezzi vecchi che sa tanto di supporto ed impalcatura per pezzi nuovi alquanto instabili. Però in ogni lavoro degli U2, per quanto criticabile possa essere, una manciata di pezzi che si salvano ci sono sempre. E Bono lavora molto sulla voce, si permette di sostituire Pavarotti nel cantato in italiano di Miss Sarajevo con risultati sorprendenti. Scaletta, Vertigo\I will follow\The electric co\Elevation\New year’s day\Beautiful day\I still haven’t found what I’m looking for\All I want is you\City of blinding lights\Miracle drug\Sometimes you can’t make it on your own\Love peace or else\Sunday bloody sunday\Bullet the blue sky\Miss Sarajevo\Pride\Where the streets have no name\One\\\\\Zoo station\The fly\With or without you\\\\\All because of you\Yahweh\Vertigo.

E veniamo ai giorni nostri, al concerto dell’altra sera. Preceduti dagli Interpol, buoni tre querti d’ora di musica la loro, magari un tantino monocorde, ma Evil resta una gran canzone, detto della stupefacente coreografia , che da sola valeva il prezzo del biglietto, altra buona prestazione del quartetto. Nel frattempo sono invecchiati, cominciano gli acciacchi dovuti all’età, ma nonostante la recente operazione alla schiena Bono è in forma. E, tutto sommato, anche molto sotto alle righe, niente tediosi pipponi politicosociologici, giusto una citazione a Saviano e ad Aung San Suu Kyi , di cui sono grandi sostenitori dai tempi di Walk on, tante dichiarazioni di amore per gli astanti, ripagati con una commovente versione di Bad, che non suonavano da lungo tempo (seconda esecuzione in due anni di tour). Lo spettacolo è (quasi) perfetto, un voto in meno per l’inizio e la fine, The return of the stingray guitar è un divertissment da sala prove,mentre finire un concerto del genere con Moment of surrender è una vera bestemmia. I protagonisti veri però sono il pubblico, coloro che c’erano nel 1987 hanno portato anche i figli (in ogni caso nel pubblico un sacco di ragazzi che nel 1987 erano ancora in gestazione o non pervenuti), e the Claw, un mostro di palco che ha bisogno di quattro giorni per montaggio e messa a punto. Strepitoso per bellezza architettonica e per dare la possibilità di dare buona visibilità da ogni ordine di posti, costringe i quattro agli straordinari (a parte Larry, lui sta alla batteria, si fa un giro della struttura verso il finale, bonghetto alla mano). Sempre presenti gli snippet, citazioni a 360 gradi, da Amazing Grace a Relax, da Two tribes a Teenage kick, da You’ll never walk alone a Get up, stand up.
Tutto esaurito, entusiasmo alle stelle come ai bei tempi, tutto sommato almeno una volta nella vita uno spettacolo del genere va vissuto e va riconosciuto che da sempre un gran gusto.
E di nuovo ricominciamo a trepidare per il prossimo passaggio sotto i sette colli.

Recensione/racconto/foto e memorabilia di Attilio

SCALETTA : Intro (Space Oddity)\The return of the stingray guitar\Beautiful day\I will follow\Get on your boots\Magnificent\Mysterious ways\Elevation\Until the end of the world\I still haven’t found what I’m looking for\Bad-All I want is you\Mercy\In a little while\Miss Sarajevo\City of blinding lights\Vertigo\I’ll go crazy if you don’t go crazy tonight\Sunday bloody sunday\MLK\Walk on\\\\\One\Where the streets have no name\\\\\Hold me thrill me kiss me kill me\With or without you\Moments of surrender

  7 Responses to “U2: Una sorta di ritorno a casa”

  1. NEVER COMING TO ITALY AGAIN, WORST SHOW, WORST CITY, WORST COUNTRY AND WORST FANS! BEAUTIFUL DAY? WHAT A JOKE. ITALIANS THINK THEY ARE THE CRAZY FANS, THEY ARE NOT. NEVER AGAIN!

  2. Grandissima serata, uno dei loro miglior concerti, estramente emozionante.
    Bell’articolo rovinato solo dal commento di questa fan (?) sconosciuta. Posso capire che l’Italia vista da fuori sia un paese assurdo, lo è per noi che ci viviamo figuriamoci per gli altri, ma l’8 ottobre all’olimpico si è scritto un pezzo della storia del rock e una pagina importantissima nella storia degli U2. Essere stati presenti e non ammetterlo, vuol dire avere visto il concerto completamente fatti di crack….and yes, we are the craziest, bye bye Julie.

  3. unica voce fuori dal coro…lasciamola parlare! quella serata rimane indimeticabile per gli altri 74.999 spettatori!

  4. ok Julie…
    you can keep on listening avril lavigne, stay home…italy is already full of idiots, we don’t need another one

  5. Julie …. statt a’ cas! (stay home! – ktsm)

  6. Concordo con tutti voi! E julie si può anche buttare a mare! Il mio primo concerto, concerto indimenticabile, e come tutti non vedo l’ora di rivederli (a roma possibilmente!) Ah, e poi, se questa julie qua non sa le cose, non le dicesse; Bono nel 1987, prima del mitico concerto di Roma al Flaminio, fu intervistato, e disse che il pubblico italiano assieme a quello irlandese, è il migliore, perchè è il pi passionale!
    Bono in 1987, before the legendary concert in Rome at the Flaminio, was interviewed and said that the Italian public with the Irish together, are the better, because they are the most passionate! So julie, shut up, and go home!
    W gli U2 sempreeeeee!

  7. Julie bitch and asshole.

 Leave a Reply

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

(required)

(required)

*