Ago 082010
 

Roma, Rock City (Parco degli Acquedotti), 17 luglio 2010

★★★★½

La musica di Frank Zappa è una di quelle cose per cui la vita vale la pena di essere vissuta. È un trionfo di genialità, irriverenza e umorismo surreale, complessità e anticonformismo, una gioia per le orecchie e la mente di chiunque, con quelle continue svolte imprevedibili e quelle incredibili intuizioni melodiche, un impressionante fusione di stili e generi musicali rivisitati dal passato o direttamente inventati dal genio di Baltimora.
Al Rock City, un bel villaggio musicale messo in piedi nella splendida cornice del Parco degli Acquedotti dalla direzione artistica del Crossroads Live Club (nel cui programma per la verità spiccano pochi grandi nomi in mezzo a un tripudio delle solite cover band), rendono omaggio a Frank Zappa i Grande Mothers Re:Invented. Dietro l’ironica storpiatura del nome della storica band che fu il veicolo perfetto della creatività zappiana, The Mothers Of Invention, si celano tre straordinari musicisti che di quella band hanno fatto parte in momenti diversi: il bassista Roy Estrada, membro fondatore delle Mothers originali, il tastierista Don Preston, fresco settantottenne festeggiato durante il concerto, anche lui presente nei primissimi album di Zappa, e il cantante e sassofonista Napoleon Murphy Brock, membro delle band di Zappa dalla metà degli anni ’70 alla metà degli ’80. Li accompagnano il chitarrista Robbie “Seahag” Mangano e il batterista Christopher Garcia.
Napoleon ci tiene a sottolineare che questa è l’unica band che propone la musica di Zappa a presentare membri originali delle sue band ed a incarnarne per questo lo spirito originario (“It’s life. It’s a description of life, of positive life, of fun life… and of sex life!”, nelle parole dello stesso Napoleon). La poco nascosta vena polemica è probabilmente diretta verso Zappa Plays Zappa, il grande show di tributo che Dweezil, secondogenito di Frank, sta meritoriamente portando in giro per il mondo dal 2006 sotto il cappello della madre Gail, notoriamente poco accomodante e prodiga di azioni legali verso le band che suonano la musica di Frank senza la sua esplicita autorizzazione (nonostante Frank stesso poco prima di morire avesse esplicitamente invitato musicisti e non a suonare la sua musica). Abbiamo visto Zappa Plays Zappa qualche anno fa (sono di nuovo in Italia proprio negli stessi giorni delle Grande Mothers Re:Invented) e possiamo dire che la verità sta nel mezzo: Dweezil, chitarrista superbo, è protagonista di uno show di altissimo livello, dove gli arrangiamenti sono curati in maniera maniacale ed eseguiti alla perfezione da una band di giovanissimi virtuosi (accompagnati nel tour del 2006 da ospiti prestigiosi come Terry Bozzio, Steve Vai e lo stesso Napoleon Murphy Brock), ma che forse, pur non trascurando l’aspetto teatrale e ironico, si presenta un po’ troppo professionale, e quindi un po’ freddo e poco spontaneo. Al contrario Napoleon, Roy e Don propongono uno show meno rifinito soprattutto negli arrangiamenti e nei suoni, ma si divertono come pazzi, incuranti degli anni che passano, e danno al pubblico e alla musica tutto quello che hanno senza mai smettere di ridere.
La scaletta pesca un po’ ovunque nella sterminata discografia zappiana, prediligendo la produzione della metà degli anni ’70, con Napoleon protagonista assoluto, e quella dei primissimi album in cui Roy può spesso sfoggiare il suo incredibile falsetto, senza però trascurare le composizioni più vicine al jazz, come l’iniziale “Big Swifty” (tratta da “Waka/Jawaka” del 1972) o “Twenty Small Cigars” (da “Chunga’s Revenge”, 1970) dove il sax si muove dolcemente fra le splendide melodie e dove Don Preston può lanciarsi in assoli di gran classe. La maggior parte dei brani in scaletta sono medley in cui vengono accostati diversi momenti della storia zappiana, come quando “Florentine Pogen” (da “One Size Fits All”, 1975), uno dei massimi esempi della versatilità e della pazzia vocale di Napoleon Murphy Brock, segue i testi surreali e il buffo andamento di “Let’s Make The Water Turn Black” e “Harry, You’re A Beast”, entrambe estratte dall’epocale “We’re Only In It For The Money” (1968).
Ottima la prova degli altri due musicisti, con il precisissimo batterista Christopher Garcia che si cimenta anche in folli incursioni vocali, e il bravo chitarrista Robbie Mangano che con il suo stile non convenzionale e spericolato richiama, rendendogli onore in maniera personale, proprio quello di Frank, che è stato uno straordinario chitarrista, oltre che un grande compositore. Splendida la sua prova ad esempio in “I’m The Slime” (da “Over-Nite Sensation”, 1973), suonata in medley con l’eccezionale “The Air”, tratta da “Uncle Meat”, in cui Roy Estrada fa grande sfoggio del suo inimitabile “pachuco falsetto”, accompagnato dai cori di Don Preston in pieno stile doo-wop.
Non poteva mancare il classico dei classici “Peaches En Regalia” (da “Hot Rats”, 1969), anche se l’arrangiamento proposto non è dei più incisivi (ma che importa quando si ha una melodia così?), ma i momenti migliori del concerto sono “Holiday In Berlin/Aybe Sea/Little House I Used To Live In”, sequenza interamente tratta dallo splendido “Burnt Weeny Sandwich” (1969), che spicca per la grande complessità ritmica e armonica (in questo come in alcuni altri brani la band suona leggendo uno spartito) e per il grande gusto melodico, e il medley “Oh No/Son Of Orange County/More Trouble Every Day”. Qui si passa da una rilassata e scanzonata melodia (“Oh No”, il cui tema ricorre in moltissimi album di Zappa, a cominciare da “Lumpy Gravy”, del 1968) a un tema solenne e stupendo (“Son Of Orange County”) a un rock potente e mai banale (“More Trouble Every Day”, estratta come la precedente dal live “Roxy & Elsewhere”, 1974), con un ritornello da cantare insieme al pubblico.
Grande partecipazione del pubblico anche in “Montana” (da “Over-Nite Sensation”) e nel primo bis “San Ber’dino” (da “One Size Fits All”), dopo il quale la band si congeda ringraziando il calorosissimo pubblico che non ne vuole sapere di farli smettere. E infatti, richiamati a gran voce, Napoleon, Roy, Don, Robbie e Christopher tornano sul palco non nascondendo la stanchezza (suonare la musica di Zappa per due ore filate non è una passeggiata), ma neanche tirandosi indietro e suonano una potentissima “Pygmy Twylyte/Dummy Up” (da “Roxy & Elsewhere”), l’ultima grande performance vocale di Napoleon con tanto di balletto, sempre con il sorriso stampato sulla faccia.
Difficilmente avremmo potuto assistere a una migliore manifestazione di allegria e passione messe in musica, una musica unica, sempre nuova, in grado di connettere esecutori e ascoltatori ad un livello profondo fra cervello e cuore. I tre ex-Mothers vi si dedicano in maniera devota, come può fare solo chi allora c’era ma ancora non ha smesso di godere e divertirsi. E noi non possiamo far altro che godere con loro.

Live report di Andrea Carletti
Foto di ms oddgers e di tim ellis

Scaletta:

1. Big Swifty/Evelyn A Modified Dog
2. Let’s Make The Water Turn Black/Harry You’re A Beast/Florentine Pogen
3. Twenty Small Cigars
4. The Air/Debra Kadabra/I’m The Slime
5. Peaches En Regalia
6. Oh No/Son Of Orange County/More Trouble Every Day
7. Uncle Meat/T’Mershi Duween
8. Holiday In Berlin/Aybe Sea/Little House I Used To Live In (Intro)
9. Montana
10. Lonely Little Girl/Take Your Clothes Off When You Dance/What’s The Ugliest Part Of Your Body?/Chunga’s Revenge

11. San Ber’dino

12. Pygmy Twylyte/Dummy Up

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