Roma, Circolo degli Artisti, 20 febbraio 2008
To Conventry è un’espressione inglese per indicare letteralmente “radere al suolo”, ormai presente anche nel vocabolario italiano (coventrizzare). La motivazione è dovuta al triste primato della città in questione, la più bombardata nella seconda guerra mondiale.
Una nuova band locale si appresta , se mantiene le promesse dell’ esordio, a rinverdire il significato di quest’espressione, in senso sicuramente più gradevole e tutt’alto che nefasto. E’ un periodo decisamente fertile, oltremanica. Band che spuntano da ogni dove, il next big thing acclamato ad ogni uscita discografica.
Molte sono meteore, ma, pur non trattandosi di niente di assolutamente originale, qualche buona cosa ne rimane. Nel recente passato penso ai Kaiser Chiefs o agli Arctic Monkeys, nel futuro prossimo i Wombats (che passeranno da queste parti il 10 aprile, segnatelo in agenda) e, per l’appunto, gli Enemy.
Il trio di Coventry spacca! The kids are alright…Tom Clarke (voce e chitarra), Andy Hopkins (basso e voce) e Liam Watts (batteria); sono giovani, giovanissimi anzi , ma già sufficientemente smaliziati ed amalgamati più di tanti colleghi più anziani e rodati. Hanno pubblicato un album, We’ll live and die in this towns, che si lascia decisamente ascoltare, tant’è che dalle parti loro ormai sono idoli che riempiono locali ben più grandi del Circolo degli Artisti. Tra un mese inizieranno un tour in patria che risulta già tutto esaurito nelle date londinesi (tre), ad Edimburgo, Manchester e nella natia Coventry .Partono a mille e praticamente non si fermeranno mai, senza respiro, nella migliore tradizione indie punk. Eseguono per intero i brani del disco sopra citato, più due brani inediti di contorno. Dall’incipit di Away from here alla conclusiva You’re not alone i ragazzi danno tutto. Ed i (pochi ma vivaci) aficionados presenti si lasciano trascinare da quest’entusiasmo.Al terzo già si poga che è un piacere, sulla title track, unica splendida canzone eseguita acusticamente, Tom chiede di sostituirlo alla voce ed il pubblico risponde alla grande. La forza di un ritornello orecchiabile e coinvolgente funziona. La debolezza è che i pezzi sono pochi e veloci, in 45 minuti tutto è compiuto. L’interrogazione è brillantemente passata, lo scoglio del secondo disco si avvicina, saranno preparati per l’esame di maturità?
Recensione by Attilio