Lug 232015
 

Roma, Città dell’Altra Economia, 9 luglio 2015 

★★½☆☆

EUTROPIA_GOBLIN_SUSPIRIADopo il grande successo raggiunto con Profondo Rosso l’estate scorsa, ritorna la proiezione estiva di un’altra opera argentiana musicata dal vivo dai Goblin, stavolta alle prese con il seminale Suspiria, nuovamente proiettato nella location testaccina. Ma coloro che si attendevano un azzeccato remake della performance dello scorso anno resteranno parzialmente delusi, a causa di qualche difettuccio di organizzazione tutt’altro che impalpabile e che finisce inevitabilmente per inficiare la riuscita dello spettacolo. Inutile ovviamente sperticarsi in lodi e sbrodolamenti inerenti la pellicola, altro capolavoro di Argento targato 1977 che finisce per bissare il successo del precedente cult Profondo Rosso, grazie ad una regia perfetta ed all’ardita miscela di thriller claustrofobico intriso di richiami sovrannaturali volto ad introdurre una variante stregonesca innovativa ed ancor oggi di sicuro impatto, il tutto condito dalla straordinaria maestria di Luciano Tovoli che illumina in Technicolor uno dei migliori prodotti dell’intera filmografia di Dario Argento. Ed il problema principale di questa nuova proiezione romana riguarda proprio la fotografia, o meglio i colori che pervadono le sequenze di Suspiria. Già, perché la principale pecca è rappresentata proprio da una pessima resa della pellicola, probabilmente imputabile al proiettore piuttosto che alla “pizza” e che restituisce un negativo fastidiosamente virato sul verde, ovviamente a discapito della celeberrima fotografia sopracitata, amareggiando non poco i presenti costretti così ad assistere ad una proiezione che rispetto all’originale soffre accentuatamente di una mancanza di nitidezza assai marcata. L’accompagnamento musicale dei Simonetti’s Goblin (questo il nome dell’ennesima incarnazione della creatura sonora del guru Claudio Simonetti) è al solito ineccepibile, se non fosse per l’assenza del bassista Federico Amorosi (in procinto di abbandonare il gruppo…?) con il complesso rimasto in terzetto che “tampona” le parti di basso con le tastiere di Simonetti stesso, senza eccessive latenze dal punto di vista sonoro ma cedendo immancabilmente qualcosa nell’amalgama che rende gli attuali Goblin straordinari nella loro fusione di progressive dalle venature metal. A seguire, conclusa la proiezione del film, l’happening prosegue con un mini concerto della band che rispolvera i vecchi classiconi, tra i quali spiccano Zombie (Dawn of the dead) e Phenomena, la riproposizione ovviamente di Suspiria, ma soprattutto le acclamatissime Mad puppet e Profondo Rosso, cavalli di battaglia storicizzati da qualsiasi appassionato del settore e che mai stancano il pubblico dei giovani e dei meno giovani, dimostrando ulteriormente di non subire alcuna usura del tempo nonostante le quaranta primavere trascorse dalla pubblicazione dei brani in questione. E’ doveroso aggiungere, inoltre, che i pezzi presentati durante il concerto vengono accompagnati dalle proiezioni di alcuni spezzoni dei film in questione, purtroppo anch’essi martoriati dalla cattiva colorazione delle immagini che già hanno offuscato le cromaticità di Suspiria. Logico, quindi, che nemmeno i frame di Profondo Rosso sullo sfondo scampino a questa problematica, cosicché le tinte scarlatte che dominano il film finiscono per divenire alterate, lasciando immergere lo spettatore in una sorta di Profondo… “verdino”!!! che non può lasciare indifferenti i feticisti del cinema di Argento, nonostante la consueta classe offerta dai musicisti riesca parzialmente a far dimenticare le “impurità” della pellicola. Chiaramente, sarebbe ingiusto definire scellerata la serata in questione, ma certamente il confronto con l’evento dell’anno precedente risulta impari. Ciononostante, Suspiria resta sempre e comunque un capolavoro scintillante, anche se fiaccato dai difetti di proiezione, e gli stessi Goblin rappresentano una garanzia di assoluta qualità, ma il fatto di presentarsi in terzetto rinunciando (seppur in maniera latente) al basso indubbiamente non giova alla completa e totale riuscita della performance, specialmente nei confronti dei cultori storici del gruppo che avvertono come incompiuto un prodotto che rende meno di quanto potrebbe. Un vero peccato, visto che con un minimo d’accortezza maggiore certi problemi si sarebbero potuti tranquillamente superare, ed a quest’ora magari parleremmo di un evento riuscito sulla falsariga del Profondo Rosso live dell’estate scorsa. Forse sarà solo una casualità, ma in tempi di crisi, le ciambelle col buco riescono sempre di meno.

Recensione di Fabrizio ’82

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