Roma, Auditorium – Parco della Musica 18 maggio 2010
Roberto Cacciapaglia è da decenni un coraggioso esploratore delle sintesi sonore ai confini tra Sperimentazione e Classicità. Da sempre consapevole del potere paralizzante dell’astrattezza formale dei linguaggi musicali nel suo frapporsi al processo creativo, ha tentato di superare tale dicotomia assimilando la lezione di Glass e Gibson ed inventando percorsi sonori di grande fascinazione. E’ certamente uno dei più colti musicisti italiani, e, nel suo rigore espressivo, l’ha confermato nel concerto tenuto nel Teatro Studio dell’Auditorium, completamente riempito per l’occasione da un pubblico estremamente attento, quasi devoto.
Sin dai primi lavori la sua ricerca musicale, dal sinfonismo di “Sonanze”, per orchestra, coro e musica elettronica, opera nella quale dimostrò di aver assimilato perfettamente la lezione della Musica Cosmica tedesca, al minimalismo di prorompente vitalità di “Sei Note in Logica”, è stata permeata di classicismo, appreso al Conservatorio di Milano, ma anche di ricerca sulla musica elettronica, iniziata con Paccagnini allo Studio di Fonologia della RAI. A seguito di tali esperienze entrò in contatto con i grandi gruppi della sfera sperimentale tedesca, dagli immensi Popol Vuh, ai fondamentali Tangerine Dream, ai Wallenstein.
Il lavoro del musicista è stato costante e rigoroso: mescolando abilmente varie fonti sonore, minimal, elettronica, classicità, ottiene una musica vibrante, fascinosa, timbricamente sontuosa, ricca di archi e fiati, di notevole originalità; per primo in Italia comprende la possibilità dell’applicazione del computer alla creazione musicale.
Affine spiritualmente a Franco Battiato, partecipò ai suoi primi lavori, per prendere poi altre direzioni.
Nel concerto dell’Auditorium l’Autore ha confermato sé stesso; il suo eclettico estro compositivo è stato rappresentato in lungo e in largo, affrontando vari momenti della sua carriera, ma la maggior parte dei brani sono stati comunque tratti dagli due ultimi lavori, “Canone degli Spazi” e “ Ten Directions- Il lancio del pensiero”, usciti di recente ed entrambi realizzati con la collaborazione della Royal Philarmonic Orchestra. La sua concezione filosofica del Suono, propria della Cosmogonia Orientale, viene esplicata essenzialmente in quest’ultima Opera: l’Artista si rifugia nel proprio Sé interiore e dirige il suono nelle Dieci direzioni dello Spazio, realizzando un viaggio verso uno Spazio interiore, dove viene investigata la presenza dello Spirito dentro di Sé, e verso uno Spazio esteriore, ove si realizza l’incontro con l’Altro.
Tra gli applausi, costanti ed irrefrenabili, Con il suo pianoforte, le sue campionature elettroniche ed il suo piccolo ensemble da Camera in “Ten Directions”, ha spaziato dall’immaginifica Wind Song, cascata di note, alla lirica Figlia del Cielo, di grande impatto emotivo, alla limpida Double Vision, sino alla purezza di Wild Sea, solare ed intensa.
Ci ha presentato il brano Haendel Hendrix House raccontandoci di come, in viaggio a Londra, avesse scoperto che la storica casa dove aveva abitato il grande musicista Haendel fosse stata per un breve periodo anche dimora di Jimi Hendrix. La composizione inizia con brani del musicista classico che poi evaporano nelle forti e sconnesse note hendrixiane, con indubbio effetto di suggestione. Luminous Night, semplice ed aerea, ci riporta invece alla Classicità.
Nella intensa Times, la piccola orchestra d’archi rifulge di autentico splendore, in particolare il violoncello solista di Alexander Zioumbrovsky.
Home, omaggio alle vittime della Stazione di Viareggio, è drammatica e ricca di Pathos, ed anche in questo caso la piccola Orchestra si comporta egregiamente.
Tutti questi brani sono intervallati da altri, composti nell’ambito della sua trentennale carriera, ed in particolare spiccano quelli tratti dal recente “Canone degli Spazi”, penultimo lavoro, ispirato alle intuizioni pitagoriche tra suono e universo, che confermano una poetica che si basa sulla ricerca filosofica e sulla spiritualità.
L’Artista ci spiega con parole profonde ed ispirate il suo concetto del rapporto tra silenzio e creazione musicale, della sua ricerca che è un cammino interiore costante per raggiungere l’equilibrio e favorire la comunicazione.
Con forte emotività ha eseguito Sillaba e successivamente Sigillo, entrambe meravigliose tessiture sonore del pianoforte, poi Michael, ove suggestive sonorità elettroniche, assemblate dall’ottimo Giampiero Dionigi, sono confluite in un rarefatto suono del piano; poi ancora, intervallato da altre grandi e più antiche costruzioni sonore, Meraviglia, lirico e dalle geometrie aeree, sottolineate da magnifici spunti orchestrali, e Canone degli Spazi, mirabile intreccio di archi, electronics e piano.
Dopo aver rappresentato ancora brani di grande suggestione, si è esibito in vari bis, in cui ha inteso rappresentare il suo omaggio al pubblico, che l’Artista percepisce parte di un rito collettivo, come avveniva nell’antichità nei templi. Un grande Musicista, capace di complesse tessiture sonore, perennemente ai confini tra sperimentazione elettronica e Classicità, dotato di un eclettismo e di una capacità di vivere e trasmettere intense emozioni che rendono la sua performance un evento ed una vera esperienza iniziatica.
Recensione di Dark Rider
Scaletta:
Il Ragazzo
Floating
Wind Song
Sarabanda
Sillaba
Figlia del cielo,
Buona Sera e Benvenuti, Musica nei templi
Antichi
Luminous Land
Sigillo
Michael
Respiro del Mondo, Meraviglia
Meraviglia
Double Vision
Wild Sea
Pellegrinaggio Londra, HHH
Haendel Hendrix House
Luminous Night
Quando ero studente, Mauri
Oceano
Seconda Navigazione
Bambino in treno, fermo nel movimento
Canone degli Spazi
Times
Home
Presentazione
Nuvole di Luce
How Long
Encore
Atlantico
Mio Maestro, ho ancora molto da non dire
Estasi e Abisso
Times