Nicola Alesini e Mauro Tiberi in concerto “Cercando le Sirene” concerti acustici a lume di candela
Roma, Chiesa di S.Giorgio al Velabro, 4 giugno 2015
Senza alcun dubbio Nicola Alesin nel campo della musica d’avanguardia nel nostro paese, è uno dei più coerenti ed intensi protagonisti. Da decenni compone opere ardite che sono in gran parte figlie della sperimentazione degli anni ottanta, quando si cominciò ad andare oltre il jazz e l’improvvisazione, ed artisti come Jan Garbarek, John Surman ed Anthony Braxton indicarono la via.
Ma l’originalità del musicista si è dimostrata nel corso del tempo, legando i suoni compassati e malinconici tipici della ECM con l’invenzione e la solarità mediterranea. Non a caso egli ha partecipato a molteplici progetti, anche in collaborazione con musicisti illustri, come David Sylvian, il tedesco Roedelius, il creatore di suoni “ambient” Harold Budd, senza rinunciare alle sonorità “folk” di Radiodervish (con i quali ha musicato il tributo a Fabrizio De Andrè).
Creatore di una musica di forte suggestione, quietamente emozionale, intensa e profonda, ha compiuto un percorso elitario, almeno nel nostro paese, così poco avvezzo alle avanguardie artistiche, ma rigoroso e coerente, e, nel contempo, non privo di una sua certa forma di fruibilità.
Un suono evocativo, avvolgente, che induce l’ascoltatore all’abbandono ad una magia e fascinazione profonde che, nell’incontro con Mauro Tiberi ed il suo canto armonico (che nasce dal perfetto equilibrio tra lo spirito, il corpo e l’ambiente in cui esso si compenetra, ed ha origini antichissime, ancestrali, e che proveniente dalle molteplici culture popolari del mondo, è tuttora praticato dai monaci tibetani, dai cantanti mongoli o siberiani, ma anche in Sardegna dai Tenores), trova una piena realizzazione.
Nel suggestivo concerto della basilica di S. Giorgio al Velabro, luogo sacro con 1.400 anni di storia, dotata di una acustica straordinaria, esso ha assunto una valenza ed una suggestione senza pari. Nella semioscurità del tempio, illuminato solamente da flebili candele, i due musicisti hanno dato vita ad una performance straniante, dolcemente evocativa, un flusso di note, di suoni, e di vocalità che ricordano i canti devozionali indiani o pakistani, come il qawwali, o quelli dei dervishi, il tutto in simbiosi perfetta con i momenti del silenzio, che contribuivano a creare un’atmosfera di rara serenità, quasi fossimo presenti ad un rito orientale ove veniva realizzata, nella profonda dimensione meditativa, una forma di espansione della coscienza.
Una mirabile esperienza, nata dalla perfetta fusione dei due musicisti, già in passato autori di performance comuni, anche alla stessa basilica del Velabro, come nel caso di “Nostos” nel 2013, una danza evocativa dello spirito che, da una parte, assume gli stilemi di certa musica contemporanea, soprattutto nel felice incrocio tra suoni mediterranei, echi bizantini, orientali, ed il jazz d’avanguardia, sino a lambire la genialità creativa di Arvo Part, dall’altra evoca una esperienza spirituale profonda in una armonia di mente e corpo con le vibrazioni interiori che assumono una valenza universale.
Un suono quietamente ipnotico, che induce visioni di pace e serenità interiore, un’esperienza dove la musica colta rinuncia all’accademia per sposarsi a quella in qualche modo “comprensibile”, ovviamente per chi sia disposto ad aprire la mente e farsi avvolgere da un flusso magico di acquisizione di nuova coscienza.
Recensione di Dark Rider
foto di Roberta Gioberti