Neurosis (+ A Storm Of Light + The Ocean) – Mamamia, Senigallia (AN) – 23/8/2008
Al concerto dei Neurosis bisognava esserci. Lo straordinario e storico gruppo post-metal (chiamiamolo così), che ha definito molte delle coordinate della musica estrema moderna, mancava dal nostro paese da una decina d’anni e chi ha raggiunto il Mamamia nonostante il pieno periodo vacanziero lo sapeva e per questo non si è fatto sfuggire l’occasione.
Aprono la serata gli ottimi tedeschi The Ocean: penalizzati dall’assenza del bassista (era in Francia a suonare con un’altra band, come hanno raccontato), sostituito da una base mandata nell’impianto, riescono comunque a riempire molto bene il palco in quattro (due chitarre, batteria e voce) ed eseguono alla grande il loro post-hardcore molto progressivo, interamente partorito dalla mente del chitarrista Robin Staps, purtroppo un po’ sovrastato nel mix dall’altra chitarra. Quasi tutti i brani suonati sono estratti dall’ultimo bellissimo album doppio Precambrian (stupenda per intensità “Orosirian”), ma c’è spazio anche per un paio di brani dal precedente Aeolian.
Il loro breve set è ottimo, e potentissimo, anche se nei loro lavori in studio, specialmente in Precambrian, si apprezzano maggiormente la varietà dei brani e la ricchezza degli arrangiamenti, fatti di archi, fiati, glockenspiel, pianoforte, ma purtroppo relegati ai campionamenti che uscivano dall’impianto: i The Ocean sono un collettivo, più che una band, e al loro ultimo disco ha partecipato, agli ordini di Staps, una miriade di musicisti e cantanti di ogni genere. Per questo ci sarebbe piaciuto vederli suonare con una formazione decisamente più ampia. Nonostante questo il loro concerto e la loro musica sono di altissimo livello, e giustificano appieno la crescente attenzione che pubblico e critica stanno dedicando a questa band.
Il secondo gruppo a salire sul palco sono gli A Storm Of Light, un trio guidato dal visual artist dei Neurosis Josh Graham, che vede dietro le pelli il batterista degli Unsane Vinnie Signorelli. La loro è una musica lentissima, monotona, ipnotica, di potenza (e volume) incredibile, completata dalle suggestive proiezioni di Graham sullo schermo gigante posto dietro la band. Purtroppo dopo un paio di canzoni di buon impatto, ma non memorabili, la ripetitività prende il sopravvento e la musica degli A Storm Of Light risulta in definitiva piuttosto noiosa (molto più interessanti le proiezioni sullo schermo), e nulla aggiunge a quanto detto in vent’anni dai veri protagonisti di questa serata, a cui questo trio deve davvero troppo in termini di suono e approccio alla composizione.
Sin dal primo riff di “Given To The Rising”, opener dell’omonimo ultimo album, i Neurosis mettono in chiaro che non ce n’è per nessuno: volume altissimo (per fortuna il concerto era all’aperto), suoni pieni e perfetti, visuals sullo schermo stupendi (e infinitamente migliori di quelli degli A Storm Of Light). Una furia devastante e perfetta nell’esecuzione, ma anche tutta la raffinatezza, la classe, la ricercatezza nella composizione e negli arrangiamenti (incredibile il lavoro di Noah Landis alle tastiere e campionatori vari), che hanno fatto di questo gruppo una delle voci più influenti degli ultimi 15 anni di musica estrema e sperimentale.
I Neurosis sono in grande spolvero: neanche una parola al pubblico, c’è spazio solo per la musica e le proiezioni sullo schermo. Ogni canzone investe il pubblico con una violenza squassante, interrotta da momenti di quiete sinistra, e le voci gutturali di Scott Kelly e Steve Von Till mettono in chiaro che dalla loro musica non può venire alcuna speranza di salvezza, ma solo devastazione, come da una interminabile tempesta di lava. Chi ascolta non può far altro che abbandonarsi alla psichedelia dei visuals di Josh Graham e farsi colpire in pieno petto dalla veemenza sonora dei cinque californiani.
La scaletta verte quasi esclusivamente sull’ultimo album Given To The Rising, raggiungendo apici altissimi con la title-track, con “Distill (Watching The Swarm)” e la superba “To The Wind” (immane e straziante l’urlo “TO THE WIND” di Scott Kelly a mettere fine alla tranquillità inquietante della canzone, prima del furore finale); ma quando arriva il momento di “Locust Star”, dal grandioso Through Silver In Blood del 1996, il pubblico si lascia andare ad un’ovazione, prima di essere spazzato via dal rabbioso “RISE” iniziale della canzone, che si conclude in maniera ancora più furiosa con una parte urlata insieme da Scott, Steve, e dal bassista Dave Edwardson. Da The Eye Of Every Storm (del 2004) viene invece estratta “Left To Wander”, ma il momento più alto del concerto è senza dubbio quello della conclusiva “Stones From The Sky”, da A Sun That Never Sets (del 2001), che inizia piano, con delle campane che sanno tanto di fine del mondo, contrastate dalla semplicità degli accordi e della melodia vocale, per poi esplodere nell’apocalisse finale (“…Rivers of fear, don’t you know?…”). Semplicemente meraviglioso.
I Neurosis lasciano il palco dopo un’ora e venti di concerto, praticamente senza salutare e senza bis. Ovviamente si poteva (e, dopo dieci anni di attesa, si doveva) sperare in qualcosa in più, ma il concerto è stato talmente perfetto ed esaltante che difficilmente si può rimproverare loro qualcosa. Si spera soltanto di non dover aspettare altri dieci anni per assistere ad un evento così importante.
Live report di Andrea Carletti
Foto di Canopic
SCALETTA
1. Given To The Rising
2. At The End Of The Road
3. Distill (Watching The Swarm)
4. Locust Star
5. To The Wind
6. Left To Wander
7. Fear And Sickness
8. Water Is Not Enough
9. Stones From The Sky
[…] Circa due anni fa, nel palinsesto notturno di La7, mi imbattei in una puntata de “la 25 a ora” con ospite il mitico Freak Antoni degli Skiantos che introduceva e commentava un documentario dedicato alla No-Wave newyorkese, “Kills your Idols” (edito in dvd dalla Raro Video). Tra i Suicide, Glen Branca, i Sonic Youth (vedi il titolo) fino agli eredi del sound della grande mela come i Liars o i Black Dice, trovavano posto anche gli Swans, capitanati dal leader Michael Gira. Conoscendo soltanto il loro splendido lavoro del 1991, “White Light from the Mouth of Infinity”, assimilabile per certi versi ai Dead Can Dance o addirittura ai Cure o a Nick Cave, il trovarmi davanti a dei reperti video che mostravano una band brutale e violenta come poche mi lasciò piuttosto spiazzato. Il giorno dopo, procuratomi “Children of God”, il capolavoro del 1987, la situazione mi si fece più chiara, ma per ritrovare la pesantezza e il pessimismo riscontrato in quelle poche immagini viste in televisione dovetti scavare fino agli esordi iniziali di “Filth” (1983) e “Cop” (1984). E oggi, nel 2010, gli Swans sembrano aver ripreso proprio da qui il loro percorso interrotto nel 1997, ritornando a quel suono che venne battezzato “boom music”, vere e proprie botte strumentali sulle quali Gira declama i suoi testi, ma con in più un’attenzione particolare a sonorità attualissime quali quelle di Sunn O))) e Neurosis. […]