Roma, Auditorium Parco della Musica , 1 marzo 2019
Dopo sei anni di silenzio tornano i Massimo Volume, con il nuovo, bellissimo lavoro Il nuotatore che funge da scaturigine per un tour (il primo nei teatri) che celebra una delle più interessanti e riuscite realtà di fusione di post rock (e molto altro ancora…) unita ai reading rigorosamente made in Italy, con l’occhio perennemente spalancato sulla letteratura alta ed i contenuti ad essa riconducibili. La band di Mimì Clementi, Egle Sommacal e Vittoria Burattini dimostra di non aver per nulla smarrito il filo conduttore che salutò gli esordi di Stanze nel lontano 1993, e la scelta di stabilizzarsi nella storica formazione a tre si rivela quanto mai azzeccata, a giudicare dalla qualità offerta in questo nuovo prodotto ispirato dai testi del poeta americano John Cheever (1912-1982) riadattati dalla sapiente penna di Emidio Clementi, al solito straordinario nel narrare emozioni con la sua voce suadente e riuscendo nel contempo ad evitare ridondanze lessicali, conferendo così un’anima rara e perfettamente distinguibile ad ogni brano recitato. Nonostante l’uscita dal complesso dell’altro chitarrista Stefano Pilia (ora negli Afterhours), sono proprio le sonorità a risultare pienamente compiute, grazie al consueto groove di Vittoria Burattini alla batteria ed al grandissimo lavoro di effetti e distorsioni operato dalla chitarra solista di Sommacal, il tutto ovviamente avvitato attorno ai testi ispirati di Clementi, vero specialista di un genere cucitosi addosso col passare degli anni e divenuto imprescindibile marchio di fabbrica dell’intero progetto. La serata si apre con la scarica psych-rock di Litio, prima di lasciare spazio ai brani contenuti nel nuovo Il Nuotatore che verrà eseguito integralmente ad un mese esatto dalla propria pubblicazione. Sul palco si aggiunge on stage la chitarrista Sara Ardizzoni (Dagger Moth), ed Una voce a Orlando fa da apripista ai pezzi dell’ultima fatica discografica della band. Il teatro è sold out, il pubblico in silenzio non si lascia distrarre da qualche problemino tecnico (alle chitarre) ed ascolta la voce ieratica di Mimì che declama i versi di Amica prudenza e Nostra signora del caso, due dei momenti maggiormente elevati del nuovo album, proseguendo con la filosofica Fred prima della prosaica La ditta di acqua minerale, seguita a stretto giro da L’ultima notte del mondo, scampolo assoluto del Clementi pensiero trapiantato nell’anno di grazia 2019. Ciò che quasi stupisce, è proprio la resa live della recente prova discografica dei MV, capace di raggiungere un’armonia testi-musica che sembra risalire ai tempi di Lungo i bordi, con un sovraccarico di noise che esalta le rime di Mimi’ in un rapporto biunivoco di gran lunga evolutosi rispetto al precedente Aspettando i barbari. E forse non è casuale che la band peschi pochissimo dai primi lavori (Stanze, il già citato Lungo i bordi) mentre vengono riproposti Silvia Camagni, Compound e La cena estratti proprio da Aspettando i barbari, quasi a dimostrare con quanto zelo il percorso interrotto sei anni fa sia stato ripreso ed ampliato in maniera eccellente, come risulta ben chiaro ascoltando la title track o la surreale Mia madre & la morte del gen. Josè Sanjurjo, prima che la citazionistica Vedremo domani chiuda il primo atto. Non mancano comunque i momenti old style: Le nostre ore contate si conferma il capolavoro che apprezzammo all’interno di Cattive abitudini, Coney Island è una scintilla di energia sfavillante, mentre Il Primo Dio celebra le virtù del misconosciuto Emanuel Carnevali, risvegliando nostalgici echi nei presenti che hanno seguito i Massimo Volume fin dagli esordi. La chiusura della serata è affidata alla struggente Qualcosa sulla vita, prima che il mito di Leo all’interno di Fuoco Fatuo divampi immantinente, concludendo un concerto concentrato in un’ora e mezza precisa densa di emozioni, sempre in bilico tra riproposizioni di brani d’antan ma con una finestra affacciata su un futuro che appartiene ai Massimo Volume in toto, ricordando ai più l’eccezione rappresentata da Clementi e compagni, un usato sicuro all’interno di un panorama di novità dominato dall’oscenità della trap che a colpi di auto-tune sta sbriciolando ciò che resta del tessuto musicale ereditato dai meravigliosi settanta. I Massimo Volume sono usato sicuro, vecchi amici della canzone italiana di livello. Ed i vecchi amici, si sa, non tradiscono mai.
recensione di Fabrizio ’82