Roma, Auditorium Parco della Musica, Sala Sinopoli, 8 marzo 2008
Tipo strano, Mark Oliver Everett (“E”). Peraltro ne ha più di una ragione, una vita privata parecchio movimentata da sciagure familiari ripetute. Gli Eels (le Anguille) sono il suo alter ego fantasma, un gruppo che non esiste, formato da lui e le sue canzoni\racconto; e rimpolpato dai musicisti di turno. In questo caso, per il suo esordio romano, Mr. E si accompagna di un valido polistrumentista, The Chet (al secolo Jeffrey Lyster) che si esibisce, a seconda del pezzo, alla chitarra, batteria, sega (!), pianoforte, controcanti e voce (una gustosa cover di Good Times Bad Times dei Led Zeppelin). Non che Mr. E sia da meno, si cimenta con perizia al piano, chitarra e batteria. Insomma due uomini soli a tenere in piedi una band intera. Sono in autentica simbiosi, i due. Si seguono, si parlano con gli occhi, si aiutano a vicenda. Un piacere di occhi ed orecchie, vederli all’opera.
L’argomento della serata e’ la doppia antologia, una retrospettiva ed una di b-side, appena pubblicata a testimoniare dieci anni di carriera. Mr. E è incalzato da una voce che arriva dall’alto e che gli chiede di rendere conto della sua vita, risultandone promosso venti canzoni dopo, e si lancia in una rivisitazione del suo vasto repertorio.
Tipo strano, dicevo. Perché Mr. E è un musone egocentrico, anche se tenta svariate volte di non sembrarlo (musone, egocentrico neanche per un attimo cercherà di smentirlo), improvvisa divertenti gag con The Chet sul rapporto con fans e stampa specializzata, lancia il suo compare in un reading agiografico sul suo passato, cerca in qualche modo di coinvolgere il folto pubblico (sala Sinopoli strapiena) senza mai però riuscirci veramente, vuoi vedere che l’Auditorium inibisce ? O forse il film di un’ora preconcerto in cui Mr. E ripercorre le orme paterne, fisico nucleare, ha totalmente spiazzato gli astanti (praticamente una lezione di meccanica quantistica in inglese e senza sottotitoli). Sta di fatto che dopo venti pezzi, tutti ottimi ed alcuni straordinari, se ne va e non ritornerà per i bis, tra lo sconcerto generale.
Tipo strano, ribadisco. Ma in grado di regalare momenti di musica straordinari, in primis una fantastica versione di Flyswatter (andatela a recuperare, se non la conoscete, da quel gioiello intitolato Daisies of the Galaxy). La scena è questa: Mr. E attacca al pianoforte con The Chet alla batteria, si va avanti fino al presunto finale, quando con una magia di tempismo si scambiano i ruoli, senza ovviamente fare perdere nemmeno un battuta alla canzone. E non contenti si scambieranno un’altra volta per concludere il pezzo nella formazione di partenza.
Tirando le somme, un buon concerto, mi piacerebbe rivederlo in una situazione più rock, sia come band (l’assenza di un basso o comunque di almeno altri due musicisti alla fine si sente un pò), sia come pubblico (che sia stata la freddezza dell’auditorium a farlo innervosire ?).
Ma, ripensandoci, come fa un’Anguilla a non essere sfuggente ?
Recensione by Attilio
Breve amichevole conversazione con The Chet
A fine concerto abbiamo avuto modo di conoscere The Chet. Ci ha raccontato che sono ormai cinque anni che collabora con Mr. E e che la scelta di esibirsi in due nasce da una precisa scelta stilistica, per lui molto gratificante e divertente, anche se indubbiamente faticosa. La scelta di interscambiarsi più volte nel corso dell’esibizione di Flyswatter è loro costata ore e ore di prove, ricompensate però da una grande risposta del pubblico ad ogni loro esibizione.
Il polistrumentista, molto disponibile e cordiale, ha poi parlato dell’autobiografia di Mr E
“Things the Grandchildren Should Know” pubblicata in Gran Bretagna, addirittura prima di uscire negli States (prezzo milgiore 8.94 £), spiegandoci che gli Eels hanno un seguito in Europa maggiore che negli Stati Uniti. Il buon Chet si era esibito nella lettura di ben due brani dal libro durante lo show, tagliando purtroppo fuori dallo spettacolo gran parte del pubblico poco allenato con l’inglese parlato.
Rilassato e sempre sorridente anche quando gli abbiamo parlato di Slowcult, promettendoci di visitarlo e di farsi tradurre la nostra recensione (!). Abbiamo parlato degli ultimi concerti visti, dei Cure (a cui non sembrava molto interessato), dei Mars Volta, un gruppo che lui gradisce e segue molto. Nel corso dell’amabile discussione è comparso Mr. E che alla nostra vista ha preso un rapido fugone, per andarsi a fumare un grosso sigaro il più lontano possibile da noi (nell’angolo più estremo del cortile dell’Auditorium.). Un chiaro segnale di indisponibilità a comunicare. The Chet ci ha spiegato che Mark non era in serata e ci ha poi consigliato di non avvicinarlo, e che tipicamente lui è poco incline a contatti ed interviste. Altra chicca: avevamo notato una certa qual differenza tra la scaletta incollata sul pavimento del palco e quella realmente suonata dagli Eels e The Chet ridendo di gusto ci ha spiegato che dipende molto dall’umore al momento di Mr. E e che succede spesso che la scaleta suonata non corrisponde a quella schedulata.
Dopo averci riferito che, dopo la data di Vicenza, il tour raggiungerà Vienna, la Germania ed in generale il resto d’Europa fino a fine marzo, The Chet ci ha salutato, lasciandoci la piacevole sensazione di aver incontrato non solo un ottimo musicista ed un versatile performer, ma soprattutto una bella persona.
a cura di Fabrizio e Magister
SCALETTA SUONATA : Railroad man\It’s a motherfucker\There she goes\ Last time we spoke\ After the operation\ Souljacker (part I)\Elizabeth on the bathroom floor\Climbing to the moon\My beloved monster\I like birds\Jeannie’s diary\Trouble with dreams\Last stop : this town\I want to protect you\Flyswatter\Bus stop boxer\Novocaine for the soul\Good times, bad times\Somebody loves you\Souljacker (part II)
SCALETTA SCHEDULATA
[…] Slow Cult – ci racconta il suo incontro post concerto con The Chet + scaletta suonata e scaletta schedulata (cavoli sono diversissime! anzi mi pare che non ce ne sia una che corrisponde… mah!) […]