Roma, Auditorium, 22 luglio 2011
A seguito del grande successo ottenuto nell’edizione 2010, torna all’Auditorium il festival dei nuovi suoni ”Meet in Town”, ormai divenuta una istituzione europea, ove si incontrano artisti tra i più interessanti del panorama internazionale.
La Cavea, alcune sale ed il foyer dell’Auditorium sono state allestite per la rassegna, che ha spaziato in tutte le nuove tendenze della Musica, superando ed abbattendo tutte le barriere tra i generi, in una fusione di sonorità trip hop, psichedeliche, dance, elettroniche, ambient, come sempre di forte impatto e suggestione.
Tra l’altro il Festival si è fregiato della splendida performance dei Primal Scream, venuti a ripresentare il loro capolavoro del 91, Screamadelica, l’album recentemente ristampato in una splendida confezione de luxe con cui la band scozzese capitanata da Bobbie Gillespie sperimentò una ardita fusione a caldo tra rock psichedelico, elettronica e cultura rave, diventando la summa delle contaminazioni tra i generi, e l’apripista di molte delle moderne sonorità.
Abbiamo assistito a diverse performance in programma nella prima serata, di cui tracciamo un resoconto.
Andrei Hung DJ (Fuck Buttons): La Fredda Luce della Sera
Un lungo e lancinante Live Act del duo di Bristol ”Fuck Buttons”, costituito da Andrew Hung e Benjamin John Power ha dato il via alla serata.
Nato nella capitale del trip hop, questo duo bianco rappresenta una delle forme più estreme di sperimentazione dance elettronica in Europa.
Le dissonanze dei suoni, i droni psichedelici qua e là presenti, risentono certamente del suono più estremo di radice “indie” e “noise”. Non a caso il primo album della Band, nata nel 2004, è stato prodotto da John Cummings di Mogwai e masterizzato da Bob Weston degli Shellac.
La sensazione che si è avuta, però, è quella di un suono freddo, aspro, che strizza gli occhi al rumorismo più radicale, con effetti stranianti sull’ascoltatore, che viene trascinato in un territorio alieno, formato da cascate di suoni dure, ma certamente ballabili, che però non sembrano affatto provenire da una poetica magari postmoderna, ma ancora portatrice di valori umani, bensì estremamente robotica ed estenuante, ed in definitiva, fine a sé stessa. Una Dance Elettronica aspra e violenta, ma scarsamente affascinante e coinvolgente, una cascata di suoni sintetici.
Primal Scream: Il Suono Elettronico della Fratellanza
Una sensazione esattamente contraria è provenuta dallo splendido Live Act dei gloriosi “Primal Scream”, quanto mai appassionante e coinvolgente, il trionfo del calore umano e della comunicazione tra le generazioni.
Nel riproporre il capolavoro “Screamadelica”, antesignano delle moderne tendenze musicali, l’ensemble scozzese, guidato dall’appassionato frontman Bobby Gillespie ha riformulato la sua magica commistione e contaminazione dei generi, come il rock psichedelico, l’elettronica, il krautrock, l’acid house, il free jazz, il gospel, scatenando sfrenate danze tra il pubblico, che li ha letteralmente acclamati ed osannati.
Il loro album più famoso è stato ripresentato pressoché per intero, con grande presenza scenica ed enorme capacità comunicativa; anche se non riteniamo Gillespie un genio della Musica, egli va considerato certamente un eccellente artigiano, che sa miscelare perfettamente sonorità diversissime, in particolare con una limpida Elettronica che sfuma verso allusioni di Rave Ambient combinata ad una ipnotica Dance/Trance.
L’inizio è per Movin On Up, una splendida ballata soul, con cori bellissimi e chitarre che segneranno di lì a poco lo stile Brit-Pop, dopodichè l’Urlo Primordiale si trasforma scatenando un’orgia di suoni elettronici e psichedelici, con tastiere in massima evidenza e la calda voce di Gillespie a guidare il gioco.
Nel crescente entusiasmo del pubblico segue Don’t Fight It, Feel It, e come vuole la tradizione, si scatenano i primi balli, mentre il suono assume un ritmo fortemente ipnotico, mescolando Chill Out ed Acid House.
Si prosegue con la magnifica Damaged, una romantica, dolcissima ballata psichedelica, voce, chitarra, piano, percussioni, affascinanti e melodiose, mentre I’m Coming Down elabora atmosfere quasi noise, gioca su atmosfere lente, quasi dilatate, contrappuntate da fiati quasi dissonanti, creando un effetto di notevole straniamento all’ascolto; Higher Than The Sun (a Dub Sinphony in Two Parts) genera entusiasmo nel pubblico con il suo fascinoso andamento da sinfonia in salsa dub elettronica per sfociare, nella seconda parte, in una dissonante cascata di suoni che ritrova sul finire uno splendido alveo melodico, con effetti di intensa suggestione.
Loaded è ancora intensa ballata dub con cori e fiati di sapore gospel, di gran classe. Come Together è un lungo brano blues, che Gillespie interpreta con voce straniante, ma che splendide cascate di suoni elettronici rendono fortemente intriso di lirica intensità: un vero afflato, festoso e sincero, alla fratellanza universale.
Il concerto si conclude con tre brani, non provenienti da Screamadelica, fortemente debitori del suono stonesiano.
Il primo, Country Girl, tratto dall’album “Riot City”, è un Blues amthemico, fortemente adrenalinico, Jailbird e Rocks tratti entrambi da “Give Out But Don’t Give Up” sembrano rifare il verso agli storici Free, dato il tagliente tono chitarristico. Il pubblico, entusiasta, deborda, e Gillespie, terrorizzando il servizio d’ordine, lo incita a salire a ballare sul palco. La serata si conclude con centinaia di ragazzi festosi che cantano e ballano insieme all’ensemble scozzese; quasi un quadro di altri tempi.
TRACKLIST
Moving On Up
Slip inside This House
Don’t Fight it, Feel It
Damaged
I’m Coming Down
Higher Than The Sun
Loaded
Come Together
Country Girl
Jailbird
Rocks
Zero 7 DJ Set: Sguardo verso il Cosmo
Gli Zero 7, insieme agli Air, rappresentano in Francia le più moderne tendenze della Musica Dance Elettronica, che si incrocia con il Trip Hop, il soul, non disdegnando contaminazioni con il Pop più orecchiabile.
La loro performance all’Auditorium non ha offerto elementi di grande originalità, ma il loro limpido suono elettronico rimane scolpito nella mente, anche nella scarna versione DJ Set nella quale si sono esibiti. Inflessioni Progressive, lirici stacchi, eteree armonie Ambient si sono contrapposte, nel loro Live Act, a momenti più duri, fortemente “Techno”, non privi comunque di una loro ruvida efficacia.
Certamente debitori anche del suono “Krautrock” degli anni settanta, ove i magici “Popol Vuh”, autori anche delle splendide colonne sonore dei films di Werner Herzog hanno creato una splendida musica folklorica, ed i mitici “Tangerine Dream”, specialmente nei primi lavori, hanno realizzato splendide sinfonie elettroniche, gli Zero 7 sanno navigare nello spazio infinito della mente, ricreando lisergiche suggestioni.
Insomma, bisogna dire che Meet in Town è diventata nel corso degli anni un laboratorio di nuove tendenze, collettore d’avanguardia delle nuove sonorità elettroniche e summa delle più arcane suggestioni psichedeliche.
Recensione e foto di Dark Rider