Sushi & Coca Tour, Roma, Circolo degli Artisti, 14 Marzo 2009
Il sole cocente, l’aria di mare, il buon vino devono aver giovato tanto all’estro creativo di due artisti straordinari quali Giovanni Gulino (voce) e Carmelo Pipitone (chitarra), cresciuti in quel di Marsala. Il duo siciliano, lasciata ben presto la propria terra per una Bologna più ricca di fermento e di opportunità, porta con sé un marchio di fabbrica: un’assoluta e insindacabile originalità, tanto nel comporre la propria musica quanto nell’arte di cantarci sopra i testi, a tratti urlati a tratti recitati, comunque sempre sposati perfettamente ad imprescindibili parti di chitarra. E’ questa la storia dei Marta Sui Tubi, dove -per la cronaca- non compaiono né Marte né tubi. E’ questa la storia di Giovanni e Carmelo che, con il primo album ‘Muscoli e Dei’ (Eclectic Circus, 2003), si aggiudicano il premio come miglior gruppo indipendente italiano 2004, indetto dal MEI (Meeting delle Etichette Indipendenti). Il gruppo, ampliatosi poi con l’arrivo del batterista Ivan Paolini, si trasferisce nella nebbiosa Milano, qui non sono più concesse schitarrate notturne come nella cara Bologna, eh no, qui ‘C’è Gente Che Deve Dormire’, come recita il titolo del loro secondo disco (Eclectic Circus, 2005). E se prima eravamo in tre a ballare l’alligalli, adesso con Paolo Pischedda (piano e organo hammond) siamo in quattro e la famigliola cresce, arrivando così nel 2008 al suo terzo ed ultimo lavoro ‘Sushi & Coca’, della neonata Tamburi Usati (etichetta fondata dal gruppo stesso, che per nome ne porta l’anagramma). Bene, bravi ma.. che genere fanno i Marta Sui Tubi? Eccola, l’annosa questione, la domanda da non fare, quella scomoda a cui non è affatto semplice dare una risposta secca, esaustiva, completa. Forse perché la risposta, chiara e concisa come ce la si aspetta, proprio non c’è. Piuttosto mettiamo su un cd, proviamo ad ascoltare, o meglio ancora prendiamo una serata live, Roma per esempio, e vediamo che succede. La potenza della voce di Gulino ci investe sin dai primi minuti, come un uragano che arriva e travolge. Non ci sono molte vie di fuga nella sala già oltremodo piena, si rimane lì in piedi contro la tempesta ad assorbirne l’energia. ‘Dio come sta’ prima in scaletta: un caricatore di parole sparate a raffica, una buona dose di cinismo, tanto per gradire, che sfuma poi in un vivace allegro ritornello. Perché i Marta Sui Tubi un po’ destabilizzano, come altalene su e giù per la scala del pathos, rabbia, dolcezza, ironia sottile, sprazzi di poesia, tutto ben mescolato insieme, tra sussurri e grida, un po’ alla Bergman. E certo questo non rende semplice l’ascolto, non di certo il primo. Sono brani che richiedono preparazione e tempo, graduale avvicinamento, come tra sconosciuti scrutarsi da lontano, sempre meno distanti, fino poi ad imparare a conoscersi e quindi riconoscersi. Ma il pubblico -o quantomeno gran parte di esso- non si trova lì per caso ed è pronto a far fronte all’uragano preannunciato: si grida in coro, si cerca di dar fondo a tutto il fiato che si può avere in gola, ‘l’unica cosa che devi fare è massacrare le tue paure’. Il batterista si scatena e più che le sue paure sembra voglia, impietoso, massacrare timpano e rullante. Poi però ci sono brani come ‘Cenere’, ‘Vecchi difetti’ o ‘31 lune’, più melodici e meno sperimentali, che fanno subito breccia anche nel cuore -e nell’orecchio- dei neofiti. Emozionante la voce di Gulino, stentorea e piena, si accompagna ad un versatile violoncello elettrico –ora delicato, ora convulso-, il cui archetto si agita nelle sapienti mani di Mattia Boschi (ultimo acquisto della band). Carmelo Pipitone, intanto, continua imperterrito nei suoi avvolgenti arpeggi in acustico. La prima parte del concerto si chiude su una splendida ‘Post’, cinica poesia nuda (e cruda) nell’ipnotico ritornello ‘io non ho sentimenti, solo sensazioni’. I nostri tornano poi sul palco con una sorpresa, un quinto uomo che non è un ospite musicale, bensì un cameraman impegnato nelle riprese per il videoclip del brano ‘La Spesa’. Parte la base –per esigenze di registrazione- ed i Marta ci suonano su, mentre la videocamera si divide tra palco e spettatori, comparse arruolate a tradimento. Con la delicatezza di ‘Perché non pesi niente’ e ‘L’abbandono’ ci si avvia dolcemente verso la conclusione, una quiete dopo la tempesta. Ma il finale vero e proprio spetta a ‘Sushi & Coca’, per introdurre la quale Gulino recita in latino il carme catulliano ‘Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia. Non lo so, ma sento che ciò accade, e mi tortura’. Una dichiarazione di odio ed amore laceranti, non per una donna ma per una città, Milano, una città ‘che non ha pazienza.. Milano e le sue crisi di coscienza [..] Milano esibizionista ed introversa’ che rimane in fondo pur sempre la loro sposa, la loro ‘ape impaurita vestita di seta stracciata’. Un lunghissimo applauso li vede sparire, poi tornare per gli inchini di rito. E il concerto è finito, andiamo in pace. Nel panorama indie made in Italy questa è di certo una delle band più innovative ed originali dei giorni recenti. Sembra -a tratti- che questa originalità arrivi quasi a spingersi al confine con la genialità. Sembra -a tratti- di poter quasi scorgere in certi passaggi, in certe trovate stilistiche e in certi sguardi un guizzo di genuina follia.
Recensione by Rosa Rosae
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Letto e sottoscritto! 🙂 Complimenti per le foto!
Ma ti sei dimenticato del pianista!!!
Recensione meravigliosa, a questo punto potevi dargli 5 stelle ; )
[…] susseguirsi sul palco gli ‘Stendhal Syndrome’, ‘La Fame di Camilla’ e i ‘Marta Sui Tubi’. Una trentina (quarantina forse?) di minuti d’esibizione, sono bastati a rivelarci un […]