Roma, Circolo degli Artisti, 12 Aprile 2011
Comincia così, con dei fiori di lana, coloratissimi, a mascherare il volto. Cappucci di paziente uncinetto, con due fori a permettere la vista. Comincia così questo nuovo tour di Marco Parente, tour promozionale del nuovo album ‘La riproduzione dei fiori’ (Woland, 2011), appunto. Fiori sì, del bene però. E al diavolo Baudelaire. Chè forse insieme con la primavera arriva anche un vento forte di rinnovamento, una nuova forza, un ‘essere stanchi di queste facce tristi’. Marco è e rimane un poeta (affatto maledetto) ed alla poesia, quella con la P maiuscola, paga tributo con la title track dell’album. L’incipit è un rispettoso inchino a Leopardi, quasi a volerlo finalmente riscattare da quell suo pessimismo cosmico, prenderne il testimone e continuarne la corsa fino ad approdare: terra ferma, finalmente. Perchè, per quanto dolce, a lungo andare ogni naufragio stanca. E Marco ci insegna che è possibile ‘decidere’ di non affondare: ‘fatti il bene e fotti il male’, in uno slogan la chiave di lettura. La serata si apre con ‘Il diavolaccio’, il brano che in parallelo apre l’album, umanissima versione di un povero diavolo, ‘un disperato che ha capito i sogni’. E la versione con la band al completo piace e decisamente convince. Ci sono sul palco con lui Glauco Salvo, ottimo chitarrista direttamente preso in prestito ai Comaneci e agli Amycanbe, Andrea Allulli alle tastiere, Andrea Angelucci al basso ed Emanuele Maniscalco alla batteria. Tutti pronti per questa data ‘zero’, questo esperimento, quasi fosse un gioco. E ‘il gioco è una cosa seria, solo il bambino lo sa’. Loro dunque, serissimi, come bambini cominciano a giocare. I dieci nuovi brani vengono proposti al pubblico, che seppure non foltissimo, in parte già conosce i testi, a dimostrazione di quanto appassionato e fedele sia. Certo sì, la quantità è gratificante, ma è della qualità che in fondo bisogna andare fieri. E così, emozione dopo emozione, questa serata ha tanto l’aria di un m’ama-non m’ama al contrario, dove i petali uno dopo l’altro si aggiungono alla corolla, rendendo più e più ricco il fiore, più colorato, più profumato. E l’ascolto, per ogni brano, richiede attenzione, perchè non di semplici ritornelli si tratta, non di rime scontate o frasi ad effetto, ma di storie raccontate in poesia, sfumature da cogliere con garbo come fossero rose, facendo attenzione alle spine. A tutto questo, alla bellezza e alla ricchezza delle parole, si sommano i suoni, che si sorreggono e si completano, intorno alla centrale voce di Marco, in una struttura complessa e salda, ma al contempo leggera, equilibrata. Non mancano però anche scariche più rockeggianti, scossoni movimentati, vedi ‘C’era una stessa volta’. Sul finire di scaletta ritroviamo, con nostalgico piacere, ‘Farfalla Pensante’, da ‘Trasparente’ (Mescal/Sony 2002). L’esibizione si chiude su ‘Dare, avere’, con un meraviglioso martellante ending, che s’insinua armonico nella testa e non va via. Un attimo di silenzio, poi il ritorno sul palco, per l’attesissimo bis. ‘La mia rivoluzione’ e ‘Karma Parente’ ci vengono regalati con tale intensità che è impossibile non ringraziare sorridendo. La rara delicatezza di quest’artista fa di ogni sua esibizione un piccolo gioiello, da custodire nello scrigno dei ricordi, e ci si chiede –inevitabilmente- perchè alle volte qui nel bel paese la buona musica faccia così fatica a sfondare.
Recensione e foto di Rosa Paolicelli
video di Fabrizio
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Scaletta:
2 Responses to “Marco Parente: poeta bene-detto”
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zfr33…
cdsr4g…
[…] poi così difficile imbattersi in Modì, spesso opening act e sparring partner di artisti come Marco Parente, Paolo Benvegnù, Amour Fou e Sophia. Con “Il suicidio della formica” arriva il suo […]