Belfast, Odyssey Arena, 7 dicembre 2007
Lezioni di organizzazione ( e grande musica)
La vita e’ un insieme di occasioni casuali e, talvolta, irripetibili. Con questo spirito non ho potuto tirarmi indietro all’invito di andare a sentire i Madness in quel di Belfast. Piu’ che per il gruppo in se’, l’interesse era per la citta’ , finalmente in pace ed in grande sviluppo dopo i decenni di sanguinosa guerra civile, e per il fatto che non avevo mai assistito ad uno spettacolo del genere all’estero. Siamo piu’ casinari noi italiani o anche all’estero si sanno divertire ? Le nostre strutture possono vagamente competere ?
Le mie curiosita’ sono state appagate con grande soddisfazione nonche’ recriminazione ripensando a cosa dobbiamo subire per andare a sentire un concerto dalle parti nostre.
Tralasciando di raccontare Belfast citta’, che consiglio a tutti di visitare, magari in periodi dell’anno con piu’ luce (estate) e meno pioggia (e qui ,a parte la monetina, non c’e’ modo di previsione accurata, non da queste parti), la mia recensione comincia innanzitutto dal luogo dell’evento : l’Odyssey Arena e’ , strutturalmente, molto simile al palaghiaccio di Marino. L’impercettibile differenza, eufemisticamente scrivendo, e’ che si trova in pieno centro , dieci minuti a piedi , e’ piu’ grande, piu’ nuova e straordinariamente organizzata. Piccolo esempio, cercando un posto dove mangiare prima dello spettacolo ci hanno consigliato di andare direttamente all’interno dove ho contato 2 pub ed almeno altri 4 tra ristoranti e fast food ! Dopodiche’ si accede alla attigua sala concerto , fila all’inglese, per l’ingresso, per i bagni, il merchandise, il bar (birra a fiumi , dentro e fuori).
Il tutto regolato da un rigoroso servizio di steward , impossibile sedersi in un posto sulle scale di smistamento o ammassarsi troppo sotto il palco o le eventuali vie di fuga.
Calcolando che il pubblico , almeno 8.000 persone, e’ formato in buona parte di nostalgici punk/skinheads/mods, fa una certa impressione la totale assenza di una qualsiasi forma di protesta o di forzatura degli ordini impartiti da codesti steward.
Pensavo di essermi gia’ sbalordito e stupito abbastanza, ma il colpo di grazia doveva ancora arrivare : acustica perfetta, sembrava di stare ascoltando un disco.
Di conseguenza il trasformarsi da concerto a grande festa per tutti, il passo e’ breve.
Alle 20.30, puntualissimi, le luci si abbassano e lo storico , rabbrividente urlo “One step beyond !” da inizio alle danze. Perche’ proprio di danze, si trattera’. 8000 persone festanti, molte di loro over 40, vestiti per la maggior parte giacca, cravatta e fez, si sono letteralmente scatenate. Nessuno, e confermo nessuno, e’ riuscito a stare seduto a lungo prima di lasciarsi andare. Anche perche’ i Madness si rivelano in grande forma, in 10 sul palco fanno casino come, quanto e con gli astanti, sciorinano il meglio del loro repertorio (su tutte , memorabile Our House, Baggy trousers, con il sassofonista appeso volteggiante al soffitto durante l’assolo ed il finale con Nightboat in Cairo) dando sempre la sensazione di divertirsi e dare il 100%.
Ho visto un grande gruppo , una grande struttura, una grande organizzazione.
E pensando a cio’ che ci viene offerto in quella che dovrebbe essere una delle piu’ importanti citta’ al mondo, mi sono un po’ (tanto) intristito….
Recensione by Attilio
Madness, Masness Madness
The nuttiest band around
[…] che conobbe alla fine degli anni settanta un forte revival, in particolare con le Ska Bands The Madness e The Specials, ma che tuttora in Inghilterra, così come in Italia, trova i suoi pallidi epigoni. […]