Feb 082011
 

Roma, Faenas 1 febbraio 2011

★★★★☆

Ci sono concerti che non si possono in fondo definire concerti: questo accade quando ci si ritrova come stasera per un paio di ore catapultati in un’altra dimensione tra sogno, ipnosi, in cammino verso terre lontane ma allo stesso tempo vicine nell’anima. Liam O’Maonlai è uno di quegli artisti preziosi, nella irish wave che scaturì sulla scia U2. Gli Hothouse Flowers si contraddistinsero per la loro miscela di folk e soul, il loro album di debutto “People” (1988) è l album di debutto di più successo nelle classifiche irlandesi e raggiunse il numero 2 di quelle inglesi in un attimo…potere di un singolo trascinante come “Don’t go” ( in heavy rotation anche qua in Italia), e di un cantante cosi intenso come Liam che venne definito da Bono “La voce soul bianca più bella del mondo” (infatti le prime incisioni degli Hothouse Flowers avvennero per l’etichetta degli U2 la Mother Records ora non più in attività). Parlando con Liam ricordiamo il loro show al Tenda a Strisce di Roma dove il loro chitarrista Fiachna non partecipò causa nascita delle sue gemelle, ragazze oggi di 22 anni…ci stupiamo di quanto tempo sia passato, ma questa distanza temporale svanisce quando Liam sale sul palco di questo sold out house concert che hanno organizzato Ermanno Labianca e Francesco Lucarelli. Sul palco un piano, una chitarra acustica, un tin whistle (flauto molto sottile) un bodhran (tamburo a cornice irlandese che si suona o a mani nude o con un piccolo stick) e altre percussioni, nonchè il suo cappello, un bicchiere di vino e le scarpe messe in un angolo, preferendo da sempre Liam un contatto senza filtri con la Terra. “My name is Liam O’Maonlai and I was born in 1964” questo il suo saluto iniziale ed è subito magia. Liam inizia con brani del suo cd solista “To be touched” tra cui una ripresa del brano “Saved” presente anche sul primo album degli Hothouse Flowers “People”. Liam ci prende per mano e ci porta via lontano, dirige i nostri cori, ci fa armonizzare, racconta di cosa parlano i brani, e si sente perfettamente a suo agio e il Faneas si rivela essere una venue perfetta per queste situazioni dove l’artista è al centro della scena, solo lui e la musica, niente musica di sottofondo a fastidiosi chiacchericci come spesso accade. Saranno 2 ore dove il repertorio Hothouse Flowers sarà appena accennato(tra cui una splendida “One tongue”) e dove Liam alternerà il piano al bodhran e al tin whistle. Due saranno gli omaggi a Bob Dylan durante la serata, “Forever Young” (con ospite Claudia McDowell dei Mardi Gras..Liam è a Roma per registrare con i Mardi Gras un brano del loro prossimo cd) e ” Pressing on” con ai cori Claudia McDowell, Joe Slomp e con Francesco Lucarelli alla chitarra acustica, i brividi scorrono, siamo rapiti da come Liam tiene il palco, una versione piano e voce di “Don’t go” ci porta verso la fine dello show, ma non vogliamo mandare via Liam e saranno 4 o 5 i bis che l artista irlandese ci concede tra cui una Sole Mio e un traditional irish eseguiti legati assieme al tin whistle che entusiasma l’audience, un italish moment che fa sempre pensare a quanto Bono disse di come ” la gente irlandese e la gente italiana hanno spirito vicino”.

Bentornato Liam O’Maonlai e God Bless You…..non farci aspettare altri 22 anni eh?

recensione di Fabrizio Fontanelli

foto di Emiliano Bartolucci

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