Servillo, Girotto, Mangalavite: L’anno che verrà – Dedicato a Lucio Dalla
Roma – Parco Milvio, 23 luglio 2021
Serata magica lungo il Tevere, negli spazi che affiancano la pista ciclabile allestiti per questa estate romana tra Ponte Milvio e Ponte Duca d’Aosta.
L’esibizione del trio campano-argentino formato da Peppe Servillo, Javier Girotto e Natalio Mangalavite ha affrontato il repertorio di un mostro sacro come Lucio Dalla, con un taglio e uno sguardo insolito e particolarmente stimolante. L’origine argentina di due terzi dell’ensamble ha probabilmente consentito di avvicinarsi al piccolo grande uomo della musica italiana degli ultimi cinquant’anni con il dovuto distacco dal timore reverenziale di un repertorio così conosciuto, celebrato e amato nella sua versione originale, permettendo la creazione di una scaletta che ha compreso i grandi classici, da Caruso a 4 marzo 43 passando per Anna e Marco e il brano che ha dato il titolo alla serata, L’anno che verrà, riproposte tutte in una chiave originale che a volte ha piacevolmente spiazzato l’ascoltatore per l’arrangiamento insolito e particolarmente evocativo. Tra gli altri meriti del trio, quello di aver proposto anche alcune canzoni meno ascoltate, ma di grande valore compositivo, sia per le melodie che per i testi, quali per esempio La casa in riva al mare, Cosa vuol dire una lacrima e quello che un Peppe Servillo in gran spolvero ha presentato come esempio di musica ‘leggera’, volutamente citando una riflessione dello stesso Dalla riguardante la musica d’evasione per poi attaccare con L’operaio Girolamo, forse uno dei brani più politici dell’intero repertorio del cantautore bolognese, emozionante nel suo sviluppo come nei temi trattati.
Il taglio inevitabilmente latino-americano delle riletture, asciutto e curatissimo nella sapiente miscela di piano acustico, tastiere elettroniche e gli elaborati arabeschi di sax soprano e baritono, il tutto sapientemente avvolto dall’interpretazione vocale di un Servillo particolarmente brillante, originale seppur rispettosa di cotanto modello, ha reso il concerto particolarmente gradevole, al cospetto di una meravigliosa luna piena sorta a metà spettacolo alle spalle dei musicisti, spettacolo nello spettacolo per il folto pubblico, entusiasta e partecipe di questa serata pienamente riuscita.
Raggiunto nei camerini in esclusiva per Slowcult, Servillo confermava che l’operazione non era esente da rischi, vista l’importanza dell’autore, ma che la loro rilettura è sempre stata guidata dall’amore e il rispetto per il grande artista scomparso nel 2012, con l’obbligo di affrontare i classici del repertorio ma anche scegliendo brani apparentemente più lineari, più smaccatamente ‘pop’, che però rilevano se mai ce ne fosse stato bisogno, la grandezza delle composizioni e del loro autore. Servillo non è nuovo alla rilettura di altri autori, come nel caso di Celentano e Paolo Conte con gli Avion Travel o, per rimanere a Dalla, la riproposizione di Anidride Solforosa insieme all’Orchestra di Piazza Vittorio. Affrontare questi grandi è un modo per crescere, mettersi alla prova come cantante, grazie anche al fondamentale approccio degli altri due compagni di avventura e al loro modo di fare improvvisazione e anche in questo caso si augura di aver reso un buon servizio all’autore, avvicinato con pudore, rispetto, ma anche grande affetto.
Recensione di Fabrizio Forno, foto di Mario Coppola.
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