Ago 042015
 

Roma,  Villa Ada, 16 luglio 2015

★★★☆☆

unite_coverSono le 22:30 quando risuonano le note del reggae a Villa Ada all’interno della rassegna Roma incontra il mondo, grazie agli Africa Unite, pionieri italici del genere con alle spalle una carriera ultratrentennale all’insegna della coerenza e delle sonorità impastate di dub e rocksteady. Freschi di pubblicazione del nuovo lavoro Il punto di partenza, scaricabile gratuitamente dal loro sito ufficiale,  i musicisti di Pinerolo ripropongono  nella data romana un vasto campionario di successi del passato sapientemente amalgamati alle composizioni presenti nell’ultimo lavoro, aprendo con la corrosiva L’esercito dagli occhiali a specchio, contraddistinta da un cantato quasi rappato che fa da apripista alla prima parte dello spettacolo, prevalentemente incentrato sul nuovo disco da pochi mesi pubblicato, con brani come L’attacco al tasto o Riflessioni sugli scudi oltre che per l’assoluta qualità sonora anche e soprattutto per le liriche corrosive contenute tra le righe. Sul palco, Bunna e Madaski gestiscono il tutto con la consueta padronanza, con il vocalist che non sbaglia una nota ed offre ai presenti lo spettacolo dei suoi lunghissimi dreadlocks sciolti, mentre il tastierista si alterna tra parti vocali ed una perfetta direzione delle tempistiche dei brani, scanditi da un’elettronica ritmata riguardo la quale “Mada” è maestro. Completano il tutto una sezione fiati oramai rodatissima unita alla presenza dello scatenato percussionista Papa Nico, beniamino del pubblico affezionato agli Africa e vero e proprio mattatore sul palco della band piemontese. E così scivolano via i grandi classici degli Africa, con la sempre emozionante Il partigiano John che si allunga nella durata, con l’emozionante Ruggine che rimanda il pubblico direttamente al lontano 1993, ai tempi del bellissimo Babilonia e poesia, riecheggiando gli esordi in italiano di un gruppo che propone a distanza di un ventennio abbondante un sound che non dimostra di subire l’usura del tempo. E poi ancora brani tratti da Vibra, forse il disco più compiuto degli Africa, con il dub di Notti o la delicata Nero su Nero, con l’oramai storica Sotto Pressione, brano cantato in coro con il pubblico (nonostante un black-out elettrico “stoppi” l’esecuzione per qualche minuto) e vero manifesto abolizionista contro la pena di morte, un classico conclamato del repertorio della band. La serata scorre, con le note di Mentre fuori piove introdotte dal cantato di Madaski, venendo completata da un paio di cover immancabili nel contesto predetto, ossia spaziando da Bob Marley dal quale gli Africa Unite (e Bunna in particolare) hanno tratto l’ispirazione per questo percorso musicale di rara longevità ancor oggi in pieno sviluppo, fino al remake di Baby Jane di Rod Stewart, ovviamente riarrangiata in chiave reggae e sorretta dalle tastiere di Madaski, ideale da riproporre durante il bis che congeda un pubblico soddisfatto per le due ore piene di musica offerte da un complesso che si dimostra pienamente in auge nonostante il trascorrere degli anni. E proprio la professionalità di questi musicisti è la chiave di volta che spiega la longevità del progetto Africa Unite (nati nel 1981), che addirittura decidono di pubblicare nuovo materiale permettendo ai propri appassionati di ascoltare il tutto gratuitamente in free download, rinunciando di fatto a royalties e contratti, in nome di una passione ancor oggi condivisa da una nicchia di settore magari non numerosissima ma genuina ed inossidabile, dimostrando come sia possibile fare i musicisti di mestiere anche senza potersi esibire dinanzi a folle oceaniche, restando lontani dai cachet di colleghi sopravvalutati avvezzi ad una commercializzazione perenne di proposte musicali già smorte in principio. Del resto, per una band che partendo dai Murazzi di Torino è arrivata ad esibirsi in Giamaica ed a Baghdad, evidentemente va benissimo così.

 

Recensione di Fabrizio ‘82          

 

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