Roma, Libreria Empiria 30 novembre 2014
Succede una domenica pomeriggio, a Roma.
Succede quando il buio è già sceso, anticipando la notte che arriverà tra qualche ora, trasformando le stradine più interne del centro in vicoli illuminati da tenui luci giallognole.
Siamo in un posto che sembra distante mille miglia dal flusso incessante di turisti che percorrono la via dei Fori imperiali, vicino al Colosseo: ci troviamo all’interno di una piccola libreria nonché casa editrice, le Edizioni Empirìa di Via Baccina.
Qui persone di età e provenienza geografica diversissime si riuniscono per uno spettacolo che ha il sapore di un tempo antico perduto, riportato a noi dalla passione di musicisti che rendono nuove ed attuali antiche tradizioni di canto popolare.
Grazie a un’amicizia di lunghissima data con uno dei protagonisti della serata, il musicista sardo Gianluca Dessì, mi trovo ad assistere a questo concerto e mi ritengo fortunata.
L’evento si svolge nell’ambito del II° HAMISH HENDERSON MEMORIAL FESTIVAL. L’appuntamento è con la presentazione ufficiale del disco Amada degli Elva Lutza, formazione composta in origine da due musicisti.
A Roma questa sera ci sono solo Gianluca Dessi e il cantante provenzale Renat Sette. Non è presente Nico Casu, che nel disco suona la tromba e canta in alcuni brani.
Gli Elva Lutza nascono come un duo sardo che si avvale di collaborazioni diverse come quella con la cantante catalana Ester Formosa. Nel 2011 hanno vinto il Premio Andrea Parodi con il brano Deo Torro.
In questo nuovo disco autoprodotto, Amada, gli Elva Lutza collaborano con Renat Sette, un cantante provenzale, diventando di fatto un trio e realizzando un progetto molto particolare che unisce musica sarda e occitana. Il risultato è una rivisitazione del repertorio dei trovatori dell’Alta Provenza, unito ad alcuni brani di tradizione sarda.
Sembra incredibile che nella nostra epoca frenetica ci si possa fermare fino a fare rallentare il tempo e restare ipnotizzati ad ascoltare brani cantati in una lingua, quella occitana, della quale per noi è purtroppo quasi impossibile capire il senso, se non in alcune parole che assomigliano al francese moderno.
Eppure questo è quanto accade all’interno della Libreria Empirìa.
Già dal primo brano cantato da Renat Sette emerge la sua bravura nel farsi incarnazione moderna dei trovatori della Provenza. Qualcuno tra il pubblico chiede il significato della canzone, e Renat spiega paziente, con qualche esitazione dovuta all’esprimersi in italiano, lingua che non è la sua, che il tema della canzone appena conclusa era la storia di un cacciatore che per sbaglio uccide la propria amata invece di sparare a una quaglia, e la sua amata morente gli dice corri, va via, prima che le persone giungano qui e vengano a prenderti.
Scopriamo così i canti popolari tramandati dai cantori provenzali, dal XII secolo in poi, con storie che raccontano di amori, alcuni drammatici, altri grotteschi, e di tematiche religiose popolari. E qui si nota tutta la bravura di Renat, che riesce a catturare il pubblico con le sue mille espressioni e il suo sentire ciò che narra cantando, e affascinando nonostante la difficoltà di comprensione del testo da parte del pubblico (a meno di non essere studiosi di lingue romanze).
Ricco di emozione il momento in cui Renat si lancia in una sorta di scioglilingua complesso, solamente recitato, con la ripetizione a ritroso di alcune frasi, ciascuna caratterizzata da un numero e tematiche religiose ad esso collegate, sempre con l’aggiunta di un nuovo elemento.?Ascoltiamo tutti in silenzio.
Alla bravura di Renat si affianca il talento chitarristico di Gianluca Dessì (la cui chitarra ogni tanto mi riporta alla mente il finger picking di Nick Drake), e credo di non sbagliare, condividendo da sempre con Gianluca la passione per questo musicista.
Il repertorio include anche qualche brano in lingua sarda, come ad esempio Maire Nòstra, pezzo di origine gregoriana, che è un omaggio a Maria Carta.
Prima della conclusione del concerto, Gianluca Dessì ci regala un brano assieme a Pino Mereu,organizzatore del festival e autore del libro Anzio Pipe Band, tradotto anche in scozzese.
Il brano eseguito è tratto da una poesia di Federico Garcìa Lorca, ed è un altro momento molto emozionante.
In questo live set di Roma, mancando le parti di tromba, non si percepisce la venatura jazz dei brani che invece risulta evidente ascoltando “Amada”.
Da ricordare che nel disco compaiono anche la cantante catalana Ester Formosa e il dub-producer Frantziscu Medda “Arrogalla” .
Torno a casa felicissima per aver vissuto un momento molto particolare. Percorro di nuovo le strade di Roma, in mezzo al traffico, ma dopo un evento di questo tipo mi sento molto più ricca dentro.
Live report e fotografie di Rosanna Fiorino