Roma, Atlantico Live, 7 ottobre 2010
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Torna in Italia a due anni e mezzo di distanza Nick Cave a presentarci la sua nuova creatura, Grinderman e il suo secondo lavoro Grinderman 2. Avevamo già avuto modo di apprezzare la metamorfosi dell’artista australiano nel primo lavoro di questo progetto, Grinderman. L’ intimo lirismo del Cave anni 90 scompare sotto il cinismo del ”uomo dal grande potere sessuale”. L’unico, tenue, trait d’union che possiamo scorgere con il suo precedente periodo è proprio quell’ aria da pastore anglicano, con quel’indice puntato verso le sue pecorelle smarrite, con quel suo ripetuto esordire “Fratello, Fratello”. Ma qui si tratta di un predicatore pagano (Heathen), un sacerdote eretico ed erotico che diffonde il verbo di una chiesa corrotta, malfamata, oscena. Un apostolo delle creature non umane che offende con l’intento di offendere il buon senso celato dentro ognuno di noi. Chi ha avuto modo di comprendere questa trasformazione non si aspetterà brani del periodo Bad Seeds nell’evento che sta per cominciare ed avrà pienamente ragione.
Mickey Mouse va ad aprire un concerto con un Nick Cave elegantemente agghindato con giacca scura e camicia bianca, come è suo costume. Lo accompagnano gli altri tre Grinderman, Warren Ellis (Chitarra e mandolino elettrici), Martyn Casey (al basso) e Jim Sclavunos (alle percussioni). L’immagine composta e quasi raffinata che alla prima luce la band offre ai nostri occhi, subitaneamente, ci abbandona e lascia il passo ad un suono ruvido e graffiante accompagnato da liriche oscene quanto aspre, il tutto condito da animalesche e lussuriose movenze. Insomma a tutti gli effetti una vera e propria esibizione di punk blues estremo. È oramai molto lontano il tempo delle oniriche e dolci ballate dove Dio, Amore e Morte popolavano il mondo del Re Inkiostro. I mostri che animano la mente di Cave oramai hanno a che fare con violenza privata e sesso estremo. Le uniche concessioni all’immaginario più immaginifico si rivolgono alle creature con sembianze umane come l’abominevole uomo delle nevi o il licantropo. Il concerto è una rapida carrellata dei brani dei due lavori dei Grinderman, dove ad uno statico Casey fanno da contraltare sia i sensuali ancheggiamenti e gli ammonimenti da predicatore dell’ultimo giorno di Cave, sia le scimmiesche danze di Ellis. Non si può fare a meno di chiedersi come sarebbe stata la performance del buon Nicola (come lo acclama il pubblico dell’Atlantico) se non si fosse fatto male ad un dito del piede il giorno prima nell’esibizione Milanese, come lui stesso all’inizio del concerto aveva preventivamente comunicato ai suoi fan romani. Sclavunos accompagna il viaggio sonoro/visivo incisivamente e con metodo. Il basso imponente di Casey, quasi in sordina, sorregge l’impianto blues di molti pezzi nella serata. Lo stesso Cave a volta accompagna la lead guitar di Ellis a volte rimane a duettare con il basso. E poi si susseguono brani come Worm Teamer, Heathen child (dedicata ad una certa Francesca, forse una groupie del cantante Australiano), mentre Ellis si alterna tra chitarra elettrica e Mandocaster e a volte si accanisce con le maracas su un piatto crash. Si snocciolano praticamente tutti i pezzi di Grinderman 2, con solo tre pezzi del primo album e si arriva alla chiusura della prima parte con Bellringer blues, dove l’organo di accompagnamento viene dolcemente brutalizzato da Nick Cave. Il bis è praticamente tutto dedicato al primo album della band e si apre con Man in the Moon. L’atmosfera è oramai diventata rovente con un Cave zuppo di sudore ed Ellis che dimena le braccia con le maracas in mano scaraventadole sul piatto, un omaggio inconsapevole agli ominidi mostrati in 2001 da Stanley Kubrick.
L’aria è pesante, la temperatura ha raggiunto valori inumani. È l’acme del concerto e Grinderman è l’ultimo pezzo, quello suonato meglio, quello più pulito, quello più sporco, un orgasmo collettivo. Forse è proprio per questo che la band decide di troncare il concerto al primo bis. Ed è un vero peccato perché quando la luce si riaccende con rammarico apprendiamo dalla scaletta che i brani del secondo bis comprendevano due tra i migliori pezzi del primo Grinderman ovvero Electric Alice e I dont need you to set me free. Ma alla fine è stato perfetto così, un esibizione di alto valore, interamente coinvolgente, forse lievemente maschilistica, risoltasi in una eiaculazione un po’ troppo precoce.
Recensione e foto by Magister
Scaletta
Mickey Mouse And The Goodbye Man
Worm Tamer
Get It On
Heathen Child
Palaces Of Montezuma
Evil!
When My Baby Comes
What I Know
Honey Bee (Let’s Fly To Mars)
Kitchenette
No Pussy Blues
Bellringer Blues
Man In The Moon
Love Bomb
Grinderman
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