‘monumental’ with The Holy Body Tattoo
Roma, Auditorium della Conciliazione, 14 ottobre 2017
Mai come quest’anno il programma del REF (Roma Europa Festival), giunto ormai alla 32esima edizione, ha visto assurgere la musica a protagonista assoluta: Tony Allen e Jeff Mills, Enzo Avitabile, Soundwalk Collective, Frankie Hi-nrg, Carl Craig e Francesco Tristano sono solo alcuni degli artisti che hanno arricchito il folto programma di esibizioni ospitate nei luoghi più disparati e prestigiosi della capitale. Ma certamente a svettare su tutti, almeno per una parte di pubblico non particolarmente avezza al mondo del teatro e della danza, è il nome dei Godspeed You! Black Emperor, indiscusso cardine fondamentale della scena musicale tout court degli ultimi vent’anni.
Due decenni sono infatti trascorsi dalla pubblicazione dal loro esordio F# A# Infinity, album dal quale sono estratti la maggior parte dei brani che fanno da commento sonoro allo spettacolo monumental allestito assieme alla compagnia di danza The Holy Body Tattoo, anch’essa canadese. Rappresentato al pubblico per la prima volta nel 2005 (senza però l’ausilio live della band), la versione messa in scena per due sere all’Auditorium della Conciliazione presenta profondi cambiamenti, con l’aggiunta di nuove musiche e nuove coreografie, alcune scritte dai due ensamble durante le prove.
I nove danzatori presenti sul palco, vestiti come semplici e anonimi impiegati, per tutta la prima parte rimangono confinati sul loro piccolo piedistallo cubico, in preda a tic compulsivi e ossessivi, come il grattarsi continuamente il volto e le braccia, tirarsi nervosamente i capelli o gridando verso gli altri “colleghi” tutto il loro disagio verso la propria condizione di alienazione e malessere, incapaci di instaurare una vera e propria comunicazione l’uno con l’altro. Solo dopo quasi quaranta minuti, accompagnati dall’arpeggio e dalla cantilena sussurata di The Sad Mafioso, i ballerini riescono a liberarsi dal loro minuscolo spazio vitale; cercano un’unione, per quanto nervosa e caotica, marciando in cerchio o organizzandosi in gruppo, a stretto contatto, inseguendo un’armonia che fatica però a concretizzarsi: l’aggressività, la diffidenza, la repressione prendono il sopravvento, facendo regredire ogni singolo individuo alla propria condizione primitiva. E nel finale, inginocchiato sul proscenio, il The Holy Body Tattoo osserva beffardamente il pubblico, in silenzio, ripetendo gli stessi gesti che ora assumono una natura diversa, rivelandosi come un inquietante patrimonio comune delle nostre vite, fagocitate da quel capitalismo digitale che ci schiaccia inesorabilmente, privandoci di qualsiasi aspirazione alla grandezza, alla monumentalità (non è un caso che il titolo della spettacolo sia scritto in minuscolo).
E sebbene in inferiorità numerica (otto contro nove) i Godspeed You! Black Emperor allestiscono un contraltare musicale straordinario e sorprendente, certo non inaspettato per chi conosce le trame sonore e le esibizioni live del collettivo canadese. Sono ben tre i lavori pubblicati dopo la lunga pausa proseguita fino al 2010 il cui ultimo tassello, Luciferian Towers, è stato rilasciato poco meno di un mese fa. Ed è proprio la prima parte di Anthem For No State, che chiude l’album, a dare invece inizio a monumental, guidato da un tema sofferente di violino al quale le tre chitarre di Efrim Menuck, Mike Moya, David Bryant donano sprazzi di luce e speranza, facendo risuonare i loro accordi aperti.
Ma subito il disfacimento, l’afflizione, la desolazione tornano a essere gli unici protagonisti, attraverso la costruzione di strazianti crescendi e apocalittiche marce epiche, come durante Kicking Horse on Broken Hill, o soprattutto Piss Crowns Are Trebled (tratta dal penultimo Asunder, Sweet and Other Distress), la cui cavalcata ossessiva finale fa esplodere il pubblico in un boato, quasi liberatorio.
E dopo la tempesta, la quiete-inquietante di The Dead Flag Blues (intro) chiude lo spettacolo, rendendo quel contatto finale tra danzatori e pubblico ancora più sinistro e conturbante. E l’Imperatore Nero, fino a quel momento disposto in alto, come a voler dominare e controllare ogni movimento della compagnia teatrale, scompare improvvisamente nel nulla, dimentico di ringraziamenti e applausi. Quasi come a voler seguire uno dei frammenti testuali dell’artista Jenny Holzer proiettate sullo sfondo: “Vedere il respiro di una persona può essere scioccante, figurarsi quello di una folla. È incredibile che la gente possa dilatarsi tanto.”
Live report di Federico Forleo
Scaletta
Anthem for No State, Part I
Inedito
Kicking Horse on Broken Hill
String Loop Manufactured During
Divorce & Fever
Bosses Hang, Pt II
Dead Metheny
Inedito
The Sad Mafioso
Piss Crowns Are Trebled
The Dead Flag Blues (intro)