Glen Hansard Italian Tour 2013
Non volevo scrivere ancora di Glen Hansard e del suo tour, visto l’esaustivo live report di dicembre 2012 per le sue due date dublinesi a Vicar Street. Ma la bellezza dei tre concerti di Glen Hansard e dei suoi Frames per ben 3 date italiane per lo più molto ben assortito con Lisa Hanningan come opening act mi impongono di tornarci a scrivere. Ecco il report data per data:
Milano, Limelight, 20 Febbraio 2013
E’ l’ex Propaganda di Milano ad ospitare la prima delle tre date italiane di Glen Hansard e dei suoi fidi Frames, in formazione allargata come per gli show dublinesi a una sezione di archi e una di fiati per un totale di 12 musicisti on stage. Arrivo come al mio solito per il soundcheck e come per Dublino è Colm il violinista che mi fa entrare dentro per il soundcheck anche perchè fuori fa veramente freddo. La band è già sul palco a provare gli strumenti e a breve arriva anche Glen con il suo trolley, il tempo di un abbraccio ed è già li con la sua chitarra elettrica a provare “You will become”, “Philander” e “Talking with wolves”, Glen da disposizioni ai fiati, elabora diversi tipi di arrangiamento e appena la band inizia a scaldarsi si registrano due brani (gli ultimi 2 di cui sopra) per uno speciale radio e poi la band cede spazio a Lisa che prova anche “O Sleep” con Glen, un ottimo duetto con le due voci che assieme si fondono a meraviglia. Questa è la pura bellezza dei soundcheck, vedere gli artisti in tranquillità che si preparano allo show, provando, sperimentando, capendo come far girare i brani con idee anche dell’ultimo momento. Molti tra gli addetti del Limelight si accorgono ora che Lisa è quella di “oh, oh-oh-oh, eh-eh, ah, ah-ah, eh-eh” per la cronaca ” What’ll I do” il singolo che l’ha definitamente lanciata qua in Italia (basta pensare al jngle del brano su radio deejay). Il Limelight si riempie tantissimo e sono tante le persone che hanno ricordi importanti dei passati fasti della venue, tra showcase dei Rem per Mtv, sino a Willy de Ville e molti altri..ma ecco Lisa Hanningan che in splendida solitudine ammalia il pubblico di Milano sette brani per lei tra cui “Lille”, “Passenger” fino a gli ultimi 2 con i Frames quasi al gran completo (eccetto Glen), con tutto il Limelight che canta appunto “What’ll I do”. Molto bella anche ” A Sail” in formazione full band.
Poi ecco che dalla scalinata a lato palco scendono Glen e tutti i musicisti, una lunga coda, appunto 11 musicisti che lasciano piacevolmente sorpresi quanti non sapevano di questa band allargata…
Come per gli show dublinesi il brano di apertura del live show è “You will become”, primo brano anche del suo cd solista “Rhythm and Repose“, seguito da “Maybe not tonight” che non fu eseguita invece a Vicar St.Come per gli show dublinesi regnano sul palco armonia, larghi sorrisi, un senso di band molto forte, con Glen sempre al centro dell’azione. “Talking with wolves”, sempre uno degli apici del live set, è introdotta da una storia che riguarda il rapporto tra noi umani e gli animali, ma il concerto sale drasticamente di tono alla fine di “Love don’t keep me waiting” quando l’interazione perfetta tra Frames e i “Frames Horns” come li ribattezzai a Glen a Dublino portano a una intensissima rielaborazione di “Respect” di Aretha Franklin intrammezzata a “Thank You” (Fallettinme be mice elf again) di Sly and the Family Stone che trasforma il Limelight in un club di r’n’b per pochi minuti che travolgono e regalano una vera e propria ovazione di pubblico alla band. Ma appunto per pochi minuti perchè l’atmosfera torna subito cupa con “Philander” per poi rilasciarsi con “When your mind’s made up” dei Frames, ma ripresa e inserita in “Once. Si resta sempre in territorio Swell Season con “Low Rising” per poi approdare al nuovo cd di Glen con l’intensissima “Bird of sorrow”. Il consueto set acustico di Glen è presente in queste tre date italiane, da “Leave” sempre col suo crescendo dirompente a “In these arms” fino al brano che i Maroon 5 hanno inciso per “The Hunter Games” ovvero “Come away to the water”. Per questo brano Glen (all’Ukelele e Rob alla chitarra) racconta la trama del film dove un pugno di ragazzi vengono gettati in un arena (“non molto diverso da quello che accade a “x Factor” chiosa tra le approvazioni del pubblico) per essere umiliati dal pubblico che assiste allo spettacolo. Glen ci dice anche della nipote che voleva far parte di quel mondo, arrivando ad essere famosa, una celebrità, quando invece lui afferma che la vera celebrità arriva con l’arte e non con la celebrità fine a se stessa, che è materia per ignoranti (altra ovazione). Glen era molto felice del fatto che il suo brano di cui è molto orgoglioso fosse stato dato via per esser usato in qualche modo, rimanendo poi basito quando capitò nelle mani dei Maroon 5. Ma ha poi scoperto che Adam Levine è un tipo adorabile (segue un Glen che scherzando se la tira parlando del suo amico rockstar di come lo sentirà dopo al telefono per poi andare al ristorante, ovviamente ristorante aperto solo per loro…).
Come a Vicar St. Glen poi omaggia i Pearl Jam con “Wishlist” (l’aveva fatta nel pomeriggio anche nella redazione di Rockol portandosi via il testo per poi farla eventualmente la sera), ma rimane a me la stessa impressione di allora..avrei preferito un altro brano dal suo repertorio.
“High Hope” è sempre una delizia per l anima, con tutto il Limelight a seguire Glen sul ritornello, e a seguire un uno duo micidiale targato Frames, “Fitzcarraldo” e “Santa Maria” che dimostra tutta la potenza e poesia della band irlandese.Come per Vicar St. la prima parte del set finisce con “Song of Good Hope” dedicata a un amico di Glen che scoperto di avere un male molto invasivo ha deciso di vivere la sua vita a pieno.”Chi lo sa? I miracoli possono accadere” dice Glen e questo brano è un piccolo miracolo d’amore per voce, chitarra acustica, violino e archi.
Quando Glen torna sul palco si posiziona su un lato del palco per due canzoni da “Once”, Say it to me now” (originalmente dei Frames) e “Gold” degli Interference dove Glen sempre a spina staccata viene raggiunto dagli altri Frames per una deliziosa buskerata. Lisa Hanningan poi raggiunge Glen per la “O Sleep” provata nel soundcheck dove le voci funzionano come dicevo a meraviglia e per ovviamente “Falling Slowly” (“Siamo molto felici di avere Lisa con noi, mi da la ragione per fare di nuovo questo brano” dice Glen a proposito del fatto di non farla più con Marketa Irglova).
Arriva poi un biglietto sul palco a Glen che lo legge per poi scuotere la testa e troncare di netto la richiesta con un “No way” divertito. Ma poi un breve consulto con Joe il bassista lo convince a chiedere al ragazzo di salire sul palco per avere il suo regalo di compleannno made in Frames. Una versione di “In Bloom” dei Nirvana completamente improvvisata, cantata appunto da Joe Doyle con il ragazzo preso a saltare sul palco del Limelight. Music for the people come si suol dire (ma quando dalla scaletta si evince che è saltata “Drive all night” di Bruce Springsteen al ragazzo arrivano una quantità industriali di maledizioni..).
“This Gift” è sempre stupenda live, una carica di energia libera e potente con un Graham Hopkins alla batteria scatenato, un bel vedere, uno show nello show. E’la fine.. cosi ecco che tutti i musicisti e Lisa si pongono sul bordo del palco come a Vicar St per fare una corale “Passing Through” (brano scritto da un professore di inglese Dick Blakeslee e portato alla notorietà da Pete Seeger e Leonard Cohen) e come per Vicar St tutti poi scendono tra il parterre del Limelight in fila indiana a cantare e mischiarsi con il pubblico che illumina con gli smartphone e i cellulari tutta la scena.
Quasi 3 ore di show. tanta energia, poesia, emozioni, una band che è uno spettacolo vedere come interagisce e come sa regalare sempre qualcosa di prezioso da portarsi a casa. Domani tocca alla mia Roma, ci sta un Auditorium da conquistare. Sarà fatto ne sono sicuro….
Roma, Auditorium Parco della Musica, Sala Sinopoli, 21 Febbraio 2013
Un ambiente stasera completamente diverso dal rock club milanese. Stasera è l’Auditorium Parco della Musica ad ospitare Glen & co. Una serata dove nell’altra venue, la Santa Cecilia, i Negrita stanno portando il loro show unplugged.
Lo show ricalca quello della sera precedente, Lisa fa lo stesso identico set tra l’entusiasmo della Sala Sinopoli. E anche lo show di Glen è più o meno quello della sera precedente, se non per l’esclusione di “In these Arms” nel set acustico e l’assenza della bellissima “Santa Maria”, ma graditissima sopresa è l’ inclusione nel live show di “When I paint my masterpiece” di Bob Dylan con il famoso verso “Oh, the streets of Rome are filled with rubble/Ancient footprints are everywhere/You can almost think that you’re seein’ double/On a cold, dark night on the Spanish Stairs”. Per fortuna nessun accenno a “Wishlist” o tantomeno a “In bloom”. Assente anche “O sleep” il duetto con Lisa. Anche questa sera per “Passing Through” il consueto bagno di folla, un pubblico che a un certo punto è stato esortato da Glen a uscire dagli schemi rigidi di quell’architettura per avvicinarsi al pubblico dando senza dubbio più calore al loro live set che come prevedibile ha conquistato anche Roma..quanti visi felici all’uscita….domani si va a Firenze ultima data del tour europeo prima dell’Australia tra una ventina di giorni.
http://www.youtube.com/watch?v=mLMHawOeqv8
Firenze, Viper Theatre 22 Febbraio 2013
Si torna in un rock club, con un atmosfera più verace per questa terza e ultima data del tour. Quello che personalmente renderà questo show speciale per me è la dedica che Glen mi fa prima di “Bird of sorrow” augurandomi la più grande fortuna per la mia musica, un regalo inaspettato, un legame con Glen che continua da quasi 20 anni su e giu dai palchi (aprimmo anche con la mia band i Mardi Gras il tour dei Frames di “Burn the maps” un pò di anni fa). La scaletta per la maggior parte ricalca quella delle sere precedenti, anche per Firenze ecco “When I paint my masterpiece”, e finalmente la comparsa di “Drive all night” di Bruce Springsteen (“Abbiamo saputo 2 settimane fa che suoneremo col Boss” dice Glen e si riferisce al festival estivo che ospiterà Kilkenny con Damien Dempsey, Glen e Bruce). A Dublino nella data finale di Vicar comparsero le Guinness per tutta la band, qua è il turno di whiskey per tutti per celebrare la fine del tour europeo pre Australia come dicevo qualche riga fa. A fine show prima di “Falling Through” torna in scaletta la “cover di una cover” che già mi ero goduto a Vicar St ovvero “Baby don’t do it” di Marvin Gaye, ma versione The Band in sempiterno omaggio a Levon Helm il batterista scomparso qualche tempo fa. Il Viper si trasforma in una dance hall e anche sul palco ci si scatena con goia e divertimento.
Un tour meraviglioso, 3 concerti di altissimo livello, piu di 3 ore a concerto di media, un biglietto a prezzi politici per 2 artisti incredibili, un solo rammarico personale: avrei voluto più brani dei Frames, più set lists imprevidibili in qualche senso, ma questo è solo dettato dal mio sconfinato amore per il repertorio della band dublinese.
Recensione di Fabrizio Fontanelli
Foto Auditorium di Roma di Rosa Paolicelli per Slowcult