Get Ready To Zappa: The Roman Concert
Roma, Auditorium Parco della Musica, Sala Sinopoli, 4 febbraio 2011
Scrivere di Frank Zappa è sempre difficile per l’enorme mole e la complessità della sua opera. Ancora più difficile è scrivere della sua “musica seria” (come lui stesso la definiva, per quanto non desse alcun valore alla distinzione fra musica seria e pop), composizioni soprattutto per orchestra disseminate in tutta la sua discografia, la cui sintesi migliore e più compiuta si può trovare nell’ultimo disco che pubblicò prima di morire, “The Yellow Shark”, realizzato con le registrazioni di sei concerti del settembre 1992 a Francoforte, Berlino e Vienna. In quell’occasione l’ultraperfezionista Frank Zappa collaborò con gli straordinari musicisti dell’Ensemble Modern, un’orchestra da camera specializzata nella difficile esecuzione di musica moderna e contemporanea, e forse per la prima e ultima volta nella sua vita si disse soddisfatto della qualità dell’esecuzione della sua musica.
Nella splendida Sala Sinopoli dell’Auditorium non c’è l’Ensemble Modern, ma il Parco della Musica Contemporanea Ensemble (PMCE), formato da 23 musicisti in grado di riprodurre l’enorme varietà di suoni che questa musica richiede, e diretto in questa occasione da Jonathan Stockhammer, che in passato si era già cimentato con le composizioni di Frank Zappa dirigendo proprio l’Ensemble Modern e pubblicando il bellissimo “Ensemble Modern Plays Frank Zappa: Greggery Peccary & Other Persuasions”. Va detto che la prova del PMCE è stata ottima, ma non priva di sbavature (azzardiamo l’ipotesi che il repertorio non sia stato provato abbastanza): in qualche occasione abbiamo infatti notato dei momentanei scollamenti fra le diverse sezioni dell’orchestra, comunque tollerabili alla luce dell’enorme difficoltà di esecuzione dei brani.
Dopo una breve introduzione ad opera del presentatore Giovanni Graia, che ricalca quella con cui Frank apriva i concerti di “The Yellow Shark” (ma senza la stessa efficacia comica), il concerto inizia con “Dog/Meat”, medley di “Dog Breath Variations” e “Uncle Meat” che apparvero entrambe per la prima volta nel 1969 nell’album “Uncle Meat”, e che vengono eseguite proprio nell’arrangiamento apparso in “The Yellow Shark”. Una evidente costante della sterminata esplorazione di generi musicali operata da Zappa in tutta la sua carriera è lo straordinario gusto per la melodia, e questo risulta palese proprio nei brani di apertura con i loro temi sfolgoranti suonati a piena potenza dall’orchestra. Per “The Dangerous Kitchen” viene introdotto sul palco il cantante David Moss, che si rivelerà più che altro una specie di pazzo narratore, e che ha il compito di incarnare tutta la follia comica zappiana. Il brano è un delirio di suoni e rumori su cui Moss costruisce il mondo assurdo di una cucina in disordine (“Who the fuck wants to clean it?”) che prende vita e diventa pericolosa per il suo proprietario. Con “Revised Music for Low Budget Orchestra” tornano le melodie, costruite su notevoli incroci ritmici fra le varie sezioni dell’orchestra, ma c’è anche spazio per qualche ritmica semplice e per un assolo di violino.
“Lumpy Gravy” fu il primo disco effettivamente solista di Frank Zappa (i tre precedenti sono a nome “Mothers of Invention”) e il primo in cui ebbe a disposizione un’orchestra, cui diede l’assurdo nome di “The Abnuceals Emuukha Electric Symphony Orchestra & Chorus”: in questo album compaiono per la prima volta alcune melodie che Zappa riutilizzò molte volte e in molti modi in tutta la sua discografia, come i bellissimi temi di “Oh No” o di “The Orange County Lumber Truck”. Il PMCE suona alcune porzioni di “Lumpy Gravy” in un arrangiamento inedito, lasciando intatta e anzi esaltando la bellezza di quelle melodie e degli incastri fra gli strumenti, e muovendosi con disinvoltura fra dissonanze o rumori disturbati e placidi tappeti di archi. Le due sezioni di “Lumpy Gravy” sono tra i momenti migliori del concerto. È inedito anche l’arrangiamento per orchestra di “Aerobics in Bondage”, un brano semplice e d’atmosfera, originariamente scritto per il Synclavier, un preistorico sintetizzatore e campionatore digitale, strumento a cui Frank si dedicò completamente dalla metà degli anni Ottanta fino alla morte, che gli permetteva di creare musica in completa libertà, non dovendo dipendere dai limiti tecnici (davvero pochi, per la verità) dei suoi musicisti. Un altro strumento imprescindibile del linguaggio zappiano è la marimba, protagonista di splendidi botta e risposta con i fiati in “Moggio”, che risale a “The Man From Utopia” del 1983 (la cui copertina fu disegnata dall’italiano Tanino Liberatore, l’abbiamo vista nella mostra “Matite di vinile”): il brano si divide fra jazz, con un ottimo walking bass ad accompagnare le evoluzioni armoniche, e progressive, nel bello e potentissimo crescendo del finale.
A dividere a metà il concerto una rivisitazione di un geniale momento comico estratto da “The Yellow Shark”: introdotto nientemeno che da Gail Zappa, vedova di Frank presente in sala, è una lettura musicata del buffo modulo doganale che i cittadini stranieri devono compilare al loro ingresso negli Stati Uniti. Gail ci spiega che Frank non voleva che “Welcome To The United States” (questo il titolo del brano) fosse eseguito senza di lui: per questo mentre il modulo è lo stesso, e viene letto magistralmente da David Moss, la musica, un pezzo vicino alla musique concrète, viene riscritta per l’occasione (e vengono aggiunti dei riferimenti alla alla situazione politica italiana), in un tripudio esilarante di “Have you ever been arrested or convicted for an offense or crime involving moral turpitude?” e “Have you ever been or are you now involved in espionage or sabotage?”. [A questo link si può vedere la versione originale. La visione vale più di mille mie parole].
Altro brano famoso è “The Black Page”, un complicato pezzo per sola batteria che Zappa scrisse appositamente per l’incredibile Terry Bozzio nel 1976, e che si presentava come una pagina piena di note e per questo nera. Il batterista del PMCE lo esegue molto bene, anche se non con grande personalità.
“Outside Now Again” è un altro pezzo disteso e d’atmosfera che nasce sul Synclavier, originato da una trascrizione che Steve Vai (uno dei più grandi virtuosi della chitarra moderna, sbocciato musicalmente proprio con Zappa) fece dell’assolo di “Outside Now”, un brano tratto da “Joe’s Garage”. E sul Synclavier nasce anche “Put a Motor in Yourself”, tratto dall’ultimo album in studio completato da Zappa, “Civilization Phase III”, pubblicato postumo dalla famiglia nel 1994: è un brano molto complicato, dal ritmo sostenuto e sbilenco, con un’enorme varietà di suoni, per ottenere i quali Zappa aveva campionato direttamente i musicisti dell’Ensemble Modern.
Ma è con “The Adventures Of Greggery Peccary” che il concerto raggiunge il suo apice: è una suite (o meglio una parodia di una suite) di oltre venti minuti in cui sono musicate le vicende di Greggery Peccary, una specie di piccolo cinghiale che “ha una Volkswagen rossa” e “lavora nella parte più brutta della città”. La musica, muovendosi fra jazz, avanguardia, pop, rumore, autocitazioni o citazioni da Herbie Hancock, Elmore James o Richard Berry, accompagna in maniera magistrale le surreali avventure, raccontate brillantemente dallo straordinario David Moss in un’infinità di timbri e suoni prodotti esclusivamente con la voce. C’è spazio anche per un momento in cui i due percussionisti eseguono una parte utilizzando delle macchine per scrivere.
L’inevitabile bis, dopo le ovazioni del pubblico che non ha lasciato vuoto un singolo posto, pesca ancora dagli arrangiamenti di “The Yellow Shark”, con l’esuberante e frenetica “G-Spot Tornado” (il titolo si spiega da solo!), tratta da “Jazz From Hell”, l’album del 1986 scritto e suonato quasi esclusivamente al Synclavier con cui Zappa conquistò addirittura un Grammy. Il brano è esplosivo, ma l’esecuzione è decisamente la meno riuscita della serata e non risulta all’altezza della composizione. Il secondo bis è la ripresa di una porzione di “Greggery Peccary”, a suggello di un concerto di altissimo livello.
Queste composizioni mostrano il lato più elegante e raffinato della musica di Frank Zappa, senza rinunciare agli aspetti umoristici, e portano alla luce la sua passione per compositori come Igor Stravinskij o Edgar Varése. Non bisogna immaginarle però come i goffi tentativi di un musicista rock ingenuamente prestato alla classica per divertimento: Zappa è infatti unanimemente considerato alla pari di altri grandi compositori classici del Novecento, e questi brani sono piuttosto la testimonianza di un musicista geniale con una tavolozza di linguaggi sterminata a disposizione (lo prova la grande varietà dei brani in scaletta), una grande capacità di mettere insieme le influenze più disparate, e una straordinaria bravura nella gestione dell’equilibrio e degli incastri fra i musicisti. Nessun dettaglio è mai fuori posto o lasciato al caso.
Le parole migliori le ha trovate Peter Rundle, direttore dell’Ensemble Modern nei concerti di “The Yellow Shark”: “Io penso voi possiate sentire un brano di Frank Zappa anche senza sapere chi l’ha scritto. È specialmente nel modo in cui sono costruite le melodie, molto personali e originali. Non dovete fare alcuna differenza tra il suo essere un chitarrista che improvvisa ed il suo essere compositore, è sempre Frank Zappa! Lo potete sentire. È meraviglioso, perché gli stili sono così differenti. Se esiste un filo conduttore attraverso tutta la musica di Frank Zappa, esso sta nella sua caratteristica di voler distruggere tutte le regole, al di là di qualsiasi forma caratteristica di scrittura ritmica e/o melodica, tipico di un compositore autodidatta.”.
Live report di Andrea Carletti
Foto di Heinrich Klaffs.
PROGRAMMA
Dog/Meat
dog breath variations
uncle meat
The Dangerous Kitchen
Revised Music for Low Budget Orchestra
Lumpy Gravy (world première versione per orchestra)
sink trap
gum joy (oh no)
up and down
Aerobics in Bondage (world première)
Moggio
Tributo
The Black Page
Outside Now Again (world première)
Put A Motor in Yourself
Lumpy Gravy (world première)
foamy soaky
let’s eat out
teen-age grand finale
The Adventures of Greggery Peccary