Roma, Circolo Degli Artisti, 27 aprile 2009.
Bello. Potrei usare semplicemente questa parola per descrivere il concerto dei Firewater, ma suppongo vi aspettiate qualcosa di più di un aggettivo.
Tod A e compagni salgono sul palco pronti a fare il loro dovere nonostante l’ora tarda e la poca gente che è li per assistere al concerto. Nella formazione c’è una variazione: Jean Marc Butty, impegnato con delle recording sessions, lascia il posto ad un nuovo batterista che in soli quattro giorni ha imparato tutte le canzoni della band ed è impossibile non notare l’assenza della bellissima e bravissima Reut Regev sostituita da un trombonista che, almeno in questa prima fase del lungo tour europeo in programma, non riesce a dare allo strumento la giusta importanza all’interno dei brani.
Lo show inizia con Chi-Cha una musica cilena, che prende il nome da una bevanda alcolica, con cui Tod è in fissa da un po’ di tempo e che funziona bene da introduzione. Subito a seguire un pezzo storico, Some Strange Reaction dal loro primo lavoro Get Off The Cross.
E’ chiaro fin da subito che lo strumento principale è il Dhol, un grande tamburo indiano che si fa ben sentire in Borneo, Electric City, Some Kind Of Kindness e Bhangra Bros tutti tratti dal loro ultimo The Golden Hour. Tod cerca la collaborazione del pubblico un po’ restio a lasciarsi andare ed ha problemi con il microfono che non funziona bene, ma lui non demorde e continua ad incitare i presenti.
6:45 arriva puntuale a metà del concerto, un momento di pausa da salti e balli per lasciarsi avvolgere dall’atmosfera sognante di questa canzone per poi riprendere a muovere le gambe a ritmo di ska su Already Gone. Annunciata in un italiano stentato è il turno di un cavallo di battaglia come Another Perfect Catastrophe , da the Ponzi Scheme, si prosegue con Hey Clown, ancora un salto nel passato con Get Out Of My Head da Psychopharmacology e poi Weird To Be Back a chiudere.
I Firewater lasciano il palco, qualcuno tra il pubblico si muove per andarsene ma chi li conosce bene sa che c’è ancora spazio per un bis, ed infatti i nostri tornano in scena annunciando che suoneranno ancora una canzone. Ma a noi una non basta, ne vogliamo almeno due e allora ecco Three Legged Dog e This Is My Life brano trascinante su cui l’intera band e il pubblico saltano in perfetta sincronia fino alla fine. I musicisti ringraziano e vanno via. Io torno a casa con il sorriso sul volto, la mente annebbiata e l’anima incendiata ancora una volta dalla musica di questo gruppo assolutamente incredibile.
Se ve li siete persi e volete recuperare saranno di nuovo in Italia in estate, per la precisione il 12 luglio al Magnolia Festival a Milano.
Io ci sto già facendo un pensierino….
Live report di Flavia Cardinali
Foto di Magister