Roma, Circolo degli Artisti, 11 Maggio 2011
Esben and the Witch, trio originario di Brighton, si presentano al Circolo degli Artisti di Roma per presentare il loro album di debutto, uscito soli 4 mesi fa dalla interessantissima fucina targata Matador Records, una tra le label Indie più prestigiose (Arab Strap, Interpol, Mogwai, Sonic Youth, Pavement).
Il loro album, Violet Cries, è sorprendente: maturo e grezzo al tempo stesso, grezzo come può esserlo un album d’esordio e maturo come solo una band di grandi potenzialità può fare alla prima prova. C’è dunque gente incuriosita ad aspettare i tre inglesi, soprattutto i fan dei Mogwai, degli Arab Strap del post rock in generale, come pure quelli del sound new wave e post punk di 30 anni fa. Le aspettative di chi si trova sotto al palco sono dunque molto alte a dispetto di una scenografia scarnissima: al centro un solo tamburo con piatto dai bordi spaccati, tre chitarrre, nessun basso, assenti altre percussioni. Il locale non è proprio strapieno, ma si sta esibendo una band appena nata e forse non proprio tutti ancora hanno avuto il tempo di scoprirla.
Ad ogni modo, puntuali come un orologio, si presentano al pubblico Thomas Fisher (che sembrerebbe essere il vero e proprio frontman della band) e Daniel Copeman alle chitarre, accompagnati dalla minuta vocalist Rachael Davies. Iniziano, languidamente e goticamente, con Argyria il brano d’apertura del loro album. Attorno è buio pesto e così sarà per tutta la durata dell’esibizione, una semioscurità forse a sostegno delle atmosfere a volte molto dark delle loro ballate. È la volta poi del potente singolo Marching Song, dove la piccola Rachael inizia a battere il tamburo richiamando poi le due chitarre a supporto. Il pubblico è frastornato non se l’aspettava così tanta prepotenza dopo tanta languidezza! Lo eseguono con grande pathos ma molto, molto ruvidi ed introducono con altrettanta ruvidezza al brano dai toni PJHarveyani, Chorea. E’ la volta di Hexagon IV, brano dai ritmi incalzanti, di Marine Fields Glow e di Lucia at the Precipice, primo singolo ufficiale della band, dove vediamo i tre mentre si approcciano al tamburo all’unisono.
L’esibizione raggiunge il suo apice con una bellissima e trascinante suite di 15 minuti che unisce Warpath alla splendida Corridors (presente nell’ EP 33). E’ il momento della Davies che imbraccia la chitarra seguendo i suoi due compagni per tutto il primo brano, mentre durante Corridors si esibisce in quasi due minuti di danza primordiale battendo il tamburo accoratamente e palesemente fuori tempo.
Molto primitiva, quasi tribale, quest’esibizione, oserei dire che l’aggettivo più giusto da aggiungere è forse Punk che non Rock. Sembrava di essere al 100 Club di Londra a seguire Siouxsie and the Banshees, magari con gruppo spalla i primi Cure. La pulizia del sound e della messa in scena dei concerti post rock cui siamo abituati, oggi non si è proprio vista. Nonostante questo, proprio il suono grezzo, il tamburellare poco ritmato ma accorato e istintuale della Davies o di Copeman più che infastidire, infervorava e creava una gradevole atmosfera arcaica.
Suggerisco fortemente sia ai nostalgici del post punk, dei primi Cure, dei Cocteau Twins e di Siouxie, sia ai seguaci del postrock e aggiungerei anche delle atmosfere Bristoliane, di ascoltare gli Esben e seguirli nella loro crescita, rappresentano forse uno dei migliori esordi dell’anno. Tuttavia, per il futuro mi aspetterei, ed auspicherei, di vedere la band in live giocare un po’ di più con la ragione, con suoni più limpidi e percussioni suonate a dovere.
Recensione by Magister
La foto della Davies è relativa al concerto di Liverpool (Dani Cantó)