Lug 232013
 

Depeche Mode – Delta Machine tour 2013 – Roma, Stadio Olimpico, 20 luglio 2013

★★★½☆

Premetto che mi trovo per puro caso ad assistere ad uno degli eventi dell’anno. I Depeche Mode all’Olimpico con il loro Delta Machine Tour. Appena arrivati è evidente che l’evento è di quelli attesissimi, una folla veramente impressionante che non si vedeva da tempo a Roma. Ero curioso di vedere dove era sistemato il palco, visto che erano in vendita i posti delle due curve. Il palco era lato tribuna Tevere, con casse ed amplificatori appesi per tutto lo stadio. Noi eravamo in alto, alla sinistra del palco (molto meglio, almeno c’era aria, credo che sotto abbiano fatto davvero la ‘birra’ con quell’umidità…). Alle 20.30/20.45 lo stadio è gonfio come un bigmac (con un’imponente massa sotto al palco). L’atmosfera all’inizio, e questo un pò mi sorprende è quella di una discoteca a cielo aperto. I DM sono sempre stati elettronici, questo si, ma un ambiente cosi disco non me lo aspettavo. L’inizio è di quelli soft con “Welcome to my World”. Dave parte subito con molto feeling: si vede che è in formissima. Tirerà per due ore ed un quarto con una grandissima energia senza perdersi in chiacchiere inutili (mi piace quando vanno cosi al sodo senza troppi fronzoli fra un pezzo ed un altro!). Salti, corse, piroette, balli sensuali (l’asta del microfono sua grande amica!) ed ammiccamenti vari alla folla che va in delirio quando lo vede sui due maxi-schermi ai lati del palco. La gente comincia a scaldarsi davvero con “Walking in my Shoes” e “Black Celebration”. “Policy of Truth” è il primo pezzo davvero emozionante che mi riporta indietro nel tempo… Anche non essendo un fan accanito è difficile restare insensibili! Si continua con “Should Be Higher”, “Barrel of a Gun”, e se non vado errato, “Soothe My Soul”, “A Pain That I’m Used To”. Diversi momenti con Martin Gore che si prende il microfono e canta in solitudine, di ottimo effetto. Il culmine del concerto è quando torna Dave per cantare “Enjoy the Silence”. Sicuramente il momento più alto, con lui che non ha bisogno di cantarla: si piazza in mezzo al palco braccia aperte e lascia fare ai 60 mila. Cantano tutti, anche steward e baristi!!! A seguire tocca all’altro pezzo da 90, “Personal Jesus”, con un inizio a ’33 giri’ (prima strofa rallentata molto bella, fatta solo col gioco di chitarra di Gore) per poi andare con la versione originale.

Ora, sembrerebbe la tirata finale, ma invece di continuare a picchiare, si va ancora con Gore da solo al canto con “Goodby” e “A Question of Lust”, ottima voce ancora. A tratti meglio di quella di Gahan. Ma forse era meglio continuare su un andatura più decisa… molta gente quasi non applaude aspettandosi qualcos’altro. A questo punto arrivano gli ultimi tre pezzi. Su “I Just Can’t Get Enough” (a mio modesto parere uno dei pezzi più trascurabili) la gente va letteralmente fuori di testa. Poi la bellissima “I Feel You” e finalmente il pezzo che aspettavo per tutta la serata ma che ero rassegnato a non ascoltare (di solito quando vado ai concerti i pezzi che voglio non li fanno mai). Ed invece chiudono proprio con “Never Let Me Down Again”, per me il loro pezzo ‘manifesto’. La cosa mi conforta e penso che allora non sono rimbecillito! E qui si chiude con saluti, baci ed arrivederci. Come già detto, grande spettacolo sia di luci che di video ed installazione-palco anche se, da piccolo musicista dilettante, non ho potuto non constatare che la qualità dell’audio era piuttosto bassa. Tutto molto impastato, con la sua voce altissima ma poco riscontro di chitarra e batteria, con le tastiera molto ‘arronzate’, insomma, visto l’impianto si poteva e doveva fare meglio. Ultima piccola pecca, secondo il mio modestissimo parere, è stata una scaletta a volte confusa, con alcuni momenti che andavano sfruttati meglio. Dopo le canzoni migliori ci sono stati alcuni momenti soft in tempi sbagliati (la gente era carica a pallettoni e veniva un pò smontata da pezzi diciamo troppo tranquilli per il momento in cui venivano eseguiti). Comunque un concerto-evento-spettacolo davvero rilevante, che un fan accanito ricorderebbe fino alla morte. Dieci e lode a Gahan e Gore (se la sua chitarra si fosse sentita meglio in certe parti…). Qualcosa di meno alla limpidezza dell’audio ed a chi ha composto la scaletta. Ma va benissimo cosi. Esserci è stato bellissimo, davvero!

Live Report di Giancarlo Cherubini.

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